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Amici di Noè

Da Bali ai mari italiani: un centro per il recupero dei delfini tenuti in cattività

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L'Italia candidata ad ospitare un centro di recupero per delfini
L'Italia candidata ad ospitare un centro di recupero per delfini
L'Italia candidata ad ospitare un centro di recupero per delfini
L'Italia candidata ad ospitare un centro di recupero per delfini

Un centro di riabilitazione permanente per delfini tenuti in cattività - il primo al mondo è già stato avviato dal governo di Bali e da gruppi animalisti - ora potrebbe sbarcare in Europa. In Grecia o in Italia. 

Restituire i delfini allo stato brado dipende è lo scopo del progetto. «Il modello può essere replicato ovunque. Ma molto dalla loro salute e dalla capacità di catturare cibo e interagire con altri delfini. Ora stiamo cercando di farlo in Europa, a cominciare da Italia e Creta» spiega Ric O'Barry, attivista per gli animali e fondatore del Dolphin Project, l'organizzazione benefica che gestisce il centro di Bali dove l’anno scorso sono stati portati quattro delfini sottratti alla vita in cattività. O'Barry, classe 1939, ex addestratore di delfini - fu lui a occuparsi di quelli della serie tv Flipper - si è convertito alla causa animalista e nel 1970.

 

L'impegno contro la cattività del delfini comprende anche il fornire agli animali finalmente liberati un ambiente adatto alle loro esigenze, giocoforza diverse da quelle di un cetaceo che è sempre stato libero. Secondo un rapporto del 2019 redatto dal World Animal Protection, si calcola che siano più di tremila i delfini tenuti in cattività. Dati che impressionati visto che «la vita dei delfini in cattività è molto più stressante di qualsiasi altro animale che vediamo allo zoo» sottolinea ancora O’Barry.

 

«Spesso disattivano il sonar quando vengono tenuti in cattività e cercare di riattivarlo è fra i compiti principali di chi li deve preparare a tornare alla vita naturale -  aggiunge Femke Den Haas, che gestisce il centro di riabilitazione sull'isola indonesiana - I delfini usano il sonar per navigare nell'oceano, ma anche per comunicare tra loro. Per loro è fondamentale».

 

 

 

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