<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Cure veterinarie molto onerose. E si abbandona

FISCO E COSTI. Cresce l'Iva sulle prestazioni, detrazioni ferme al palo. L'Enpa: «La crisi colpisce. Tanti ci chiamano disperati Non hanno i soldi per curare Fido e Micio malati»
Il fisco spreme anche gli animali
Il fisco spreme anche gli animali
Il fisco spreme anche gli animali
Il fisco spreme anche gli animali

In Gran Bretagna è allarme per gli abbandoni di cani e gatti, vittime della crisi. E a Vicenza?  La crisi “morde” e si fa sentire soprattutto quando le prestazioni per curare gli animali domestici diventano essenziali, ma si fatica ad arrivare a fine mese e si deve scegliere se mangiare o curare micio o fido malato.
In Italia, intanto, si accende il dibattito a livello nazionale sui rincari dell'Iva delle spese veterinarie con 35 mila firme raccolte dall'associazione veneterinari italiani (Amnvi) depositate al Governo, per chiedere un fisco che agevoli la cura e la prevenzione negli animali domestici.
Il rischio è l'impennata del randagismo.
LA CRISI. La recessione colpisce anche gli animali. Nei giorni scorsi la denuncia dell'Rspaca,  la più grande associazione animalista della Gran Bretagna, in pratica una sorta di Enpa inglese: «La crisi sta facendo aumentare gli abbandoni. Sono davvero numerose le famiglie britanniche che si sono viste costrette, a causa della crisi, a mettere l'adorato “pet” alla porta, consegnandolo alle organizzazioni di volontariato che si occupano di trovare un nuovo padrone. Ma l'impresa è ardua. E la situazione non riguarda solo cani e gatti, ma anche pappagallini e pesci rossi colpevoli di pesare troppo sulle finanze di casa».
IN ITALIA. In Italia? La crisi si fa sentire forte anche qui e ad aggravare la situazione c'è la Legge di stabilità. Nella prima stesura prevedeva aumenti dell'Iva sulla prestazione veterinaria e i medicinali e riduzioni delle detrazioni possibili per quanto riguarda le spese effettuate a favore degli animali domestici. Contro questa ipotesi l'Amnvi, associazione nazionale veterinari italiani, ha raccolto in poco tempo oltre 35 mila firme e le ha presentate al Governo per chiedere che prestazioni di tutela della sanità pubblica (come microchip, anagrafe e sterilizzazione) vengano esentate dall'Iva e che sulle altre prestazioni veterinarie venga ridotta l'Iva dal 21 per cento a 11. Ultimo punto della petizione riguardava la detraibilità: si chiedeva che venisse innalzata e non ridotta. «La presenza di animali da compagnia - spiegano dall'Anmvi nazionale - interessa il 40 per cento delle famiglie italiane. Circa 2 milioni e 220 mila fra cani e gatti, quasi il 20 per cento, non vengono mai portati dal veterinario e cresce il numero dei proprietari che dirada le visite e non rispetta la profilassi contro le zoonosi. La scure fiscale, anziché incentivare questa fascia di proprietari, rappresenterà un incoraggiamento a comportamenti contrari al possesso responsabile dell'animale». Alla fine, la legge è stata approvata con l'Iva al 21 e lasciando le detrazioni al 19%, fino ad un importo massimo di spesa di 387,34 euro, limitatamente alla parte che eccede la franchigia di 129,11 euro.
IL MERCATO DEL PET. Ma la crisi si abbatte così forte sul mondo degli animali e dei loro padroni tanto da rendere determinanti per i conti familiari l'aumento di un punto percentuale sull'Iva nella prestazione del veterinario? C'è un dato che sembra proprio sostenere il contrario. A ottobre Il Sole 24 ore ha fatto il punto sul mercato del cibo per animali: «In Usa vale quattro volte il settore degli alimenti per bambini e due volte quello del caffè. E, soprattutto, non conosce crisi». Il mercato mondiale è insomma in pieno trend positivo alla faccia delle difficoltà di arrivare a fine mese. «Per Néstle, il più grande gruppo mondiale del cibo, il Pet food è il settore più redditizio -  si legge  -. Il settore si è fortemente modificato puntando sulla qualità premium, varietà biologiche e porzioni minipasto». In Italia l'ultimo rapporto Assalco Zoomark conferma che si continua a viaggiare bene nonostante la crisi: si cresce per cani e gatti del 2,1 per cento. La media è addirittura più alta di quella europea. Nel 2011 il giro d'affari è stato di 1.604 milioni di euro e le vendite sono concentrate nel Nord del Paese. Vanno bene anche i prodotti più economici che si vendono nei supermercati: anche qui, vendite incrementate.
Ma allora tutta questa crisi? Secondo l'associazione Aidaa (difesa animali e ambiente) «sono cresciuti gli acquisti dei prodotti per animali, ma nei discount e nelle catene dei supermercati con riferimento al cibo di minor costo e qualità». Aidaa denuncia anche un rincaro dei farmaci negli ultimi tre anni. Risultato? Innegabile: la crisi c'è e miete vittime.
ABBANDONI. Le vittime si chiamano cane e gatto di casa che, soprattutto se vecchiotti o malati, non possono più ricevere le cure veterinarie che meriterebbero. L'Enpa (ente nazionale protezione animali) di Vicenza denuncia infatti che siano numerose e quotidiane le chiamate di persone disperate che chiedono aiuto per affrontare le spese mediche del pet malato. L'ente non ha convenzioni con alcuna clinica e non può offrire agevolazioni o sostegno. Gli abbandoni quindi sono aumentati, anche se non vertiginosamente, mentre sono praticamente congelate le adozioni. Pochissimi decidono di prendersi in carico in questo periodo un animale. Non sarà crisi profonda, come in Gran Bretagna, ma sembra proprio che si stia percorrendo la stessa strada.
© RIPRODUZIONE RISERVATACRI.GIA.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti