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calcio

Guidolin, l'uomo che portò il Vicenza in Paradiso

By Athesis Studio

Francesco Guidolin a Vicenza è una vera e propria istituzione. Il tecnico di Castelfranco Veneto, ha scritto una delle più belle favole calcistiche della recente storia italiana nei quattro anni alla guida dei biancorossi.

Prima del suo avvento, l'allenatore più iconico per i tifosi era Giovan Battista Fabbri, capace di portare il Vicenza in due anni prima al primo posto in serie B e poi al secondo in serie A dietro la Juventus nelle stagioni 1976/77 e 1977/78. Quel Vicenza, però, l'anno seguente retrocesse in B.

Il Vicenza di Guidolin ha avuto vita più lunga. Il tecnico arrivò il 19 maggio 1994 per guidare una squadra che, l'anno prima, aveva terminato il campionato cadetto in decima posizione.

Nessuno poteva immaginarsi che da lì a poco i tifosi sarebbero tornati a innamorarsi. Il giornale sportivo Calciomagazine vuole ricordare i momenti d'oro di questo tecnico ripercorrendo le tappe che lo hanno reso celebre.

I quattro capolavori di Guidolin

Francesco Guidolin era reduce da una negativa esperienza all'Atalanta, in serie A, quando decise di accettare il contratto del Vicenza. L'allora presidente, Pieraldo Dalle Carbonare aveva progetti ambiziosi e, dopo aver riportato la squadra in B due anni prima, voleva tentare la scalata alla massima serie.

Nel primo Vicenza di Guidolin vi erano già alcuni dei protagonisti che poi avrebbero scritto la Storia. Tra questi spiccavano Domenico Di Carlo, Roberto Murgita, Giovanni Lopez, Fabio Viviani e Maurizio Rossi.

La squadra di Guidolin chiuse il campionato al terzo posto dietro a Piacenza e Udinese, grazie alla miglior difesa del torneo, capace di incassare appena 26 gol e la squadra tornò in A dopo un'assenza di sedici anni.

La stagione 1995-96, il Vicenza era  accreditate tra le candidate alla salvezza. La squadra era stata rinforzata con l'attaccante uruguayano Otero proveniente dal Penarol, con l'altro uruguayano, il difensore Gustavo Mendez prelevato dal Nacional e con giovani italiani in cerca di gloria come Maini, Amerini e Pistone.

Quel Vicenza riuscì a sorprendere tutti, classificandosi al nono posto al termine di un campionato sopra le righe in cui furono fatte vittime illustri come Parma, Lazio, Juventus e Roma.

Il meglio, però, dove ancora avvenire.

Nella stagione 1996-97, al Vicenza arrivarono, tra gli altri, Firmani, Cornacchini e Wome. La squadra riuscì a chiudere il campionato all'ottavo posto, migliorando il piazzamento della stagione precedente, ma il capolavoro fu compiuto in Coppa Italia.

I biancorossi eliminarono Lucchese, Genoa, Milan e Bologna e arrivarono a giocarsi la finale (all'epoca strutturata in andata e ritorno) con il Napoli.

L'8 maggio, al San Paolo, gli uomini di Guidolin cedettero 1-0 con gol di Pecchia.

Una settimana dopo, però, al Menti, capitò l'impossibile. Maini portò in vantaggio i biancorossi, segnando allo stesso minuto di Pecchia all'andata (20'). Il risultato non si sbloccò più e le squadre furono costrette ad andare ai supplementari. A due minuti dalla fine, quando la partita sembrava destinata ai  rigori, Maurizio Rossi siglò il gol del 2-0 facendo esplodere lo stadio. A quel punto, il Napoli si riversò in avanti per cercare il gol che gli avrebbe consegnato la coppa, ma Iannuzzi, siglò il terzo gol al 120', regalando un sogno a tutti i tifosi vicentini.

A tutt'oggi, la Coppa Italia rappresenta l'unico trofeo «dei grandi» della società veneta.

La stagione 1997-98, che vide il ritorno i Europa, fu una stagione di grandi cambiamenti. Pieraldo Dalle Monache cedette infatti la società al gruppo inglese ENIC diventando la prima società italiana di proprietà straniera.

La squadra fu rinforzata con Luiso in attacco (giustiziere di Tabarez nella stagione precedente), Zauli sulla trequarti, e con Baronio e Ambrosini a centrocampo.

I biancorossi pagarono il doppio impegno, chiudendo il campionato al quattordicesimo posto, con un solo punto di vantaggio rispetto al Brescia, quindicesimo e retrocesso.

In Coppa delle Coppe, però, la squadra fu autrice di una cavalcata incredibile che la vide eliminare Legia Varsavia, Shakthar Donetsk e Roda, fino ad approdare alle semifinali contro il Chelsea allenato da Gianluca Vialli.

I biancorossi riuscirono a vincere la gara di andata al Menti, con rete di Zauli, ma dovettero cedere a Stamford Bridge, nonostante l'iniziale vantaggio firmato da Pasquale Luiso.

Trascinati da Zola, infatti, i Blues ribaltarono il risultato con i gol di Poyet, del già citato Zola e di Hughes, interrompendo il sogno degli uomini di Guidolin.

Al termine della stagione, il tecnico veneto giudicò terminato il proprio ciclo, decidendo di lasciare il club.

I tifosi però, non dimenticheranno quei magici anni in cui, grazie al suo lavoro, il Vicenza si sedette al tavolo dei grandi.