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Causa

Calvarese sul VAR: “In futuro entrerà in vigore il challenge”

By Athesis Studio

Migliorare l’esperienza complessiva, a tutela della sicurezza di tutte le parti in causa: su questo il VAR, acronimo di Video Assistant Referee, presenta diverse similitudini con la VPN Italia. Se la possibilità di rivedere le immagini ha senz’altro ridotto la percentuale di errori e vulnerabilità nelle decisioni arbitrali, per le VPN si può fare un discorso analogo. Queste soluzioni consentono infatti di navigare senza preoccupazioni sul web, garantendo un’esperienza più sicura e a prova di hacking, intercettazione dei dati e tracciamento online. 

Migliorare l’esperienza complessiva, a tutela della sicurezza di tutte le parti in causa: su questo il VAR, acronimo di Video Assistant Referee, presenta diverse similitudini con la VPN Italia. Se la possibilità di rivedere le immagini ha senz’altro ridotto la percentuale di errori e vulnerabilità nelle decisioni arbitrali, per le VPN si può fare un discorso analogo. Queste soluzioni consentono infatti di navigare senza preoccupazioni sul web, garantendo un’esperienza più sicura e a prova di hacking, intercettazione dei dati e tracciamento online.

Una cosa è certa: il VAR, sempre più sdoganato in tutte le competizioni del calcio professionistico, ha rappresentato un’autentica rivoluzione per questo sport. Il cambiamento nella gestione delle decisioni arbitrali ha introdotto un livello di precisione e trasparenza sempre più accurato. A ribadirlo è lo stesso Gianpaolo Calvarese, ex direttore di gara con all’attivo circa 500 apparizioni tra i professionisti: “Il VAR ha cambiato la vita degli arbitri in positivo. Tutti i direttori di gara hanno un solo obiettivo, sbagliare il meno possibile”. In passato, spiega Calvarese, “chiunque avrebbe pagato per rivedere un proprio errore e correggerlo o per dare uno sguardo a un’azione”.

Una tecnologia perfezionabile 

Nonostante sia ormai di uso comune, il VAR rappresenta ancora una tecnologia giovane, non perfetta, potenzialmente soggetta a miglioramenti. “I limiti al momento sono soprattutto quelli legati all’esperienza. Lo sforzo dell’IFAB è di ampliare sempre più il protocollo del VAR, come ad esempio le modifiche che potrebbero portare a intervenire anche in caso di doppio giallo, casistica che al momento non è contemplata. Si pensa addirittura eventualmente a correggere l’assegnazione di un calcio d’angolo”.

Al momento, infatti, il VAR può essere impiegato solamente in quattro casi: assegnazione di un gol, di un rigore, di un rosso diretto (no, dunque, alla seconda ammonizione), scambio di persona. Modificare il protocollo attuale è possibile? Sì, ma con cautela: “Vorrebbe dire spezzettare per davvero il gioco del calcio, cambiandone l’emotività dei protagonisti e del pubblico. Andare a interrompere troppo di frequenta diventa difficile”.

Calvarese sul futuro del VAR: “Ci saranno dei passi avanti tecnologici” 

E allora, in quale altro modo si potrebbe intervenire? Calvarese apre all’ipotesi di introdurre la chiamata del cosiddetto challenge. Si tratta di una richiesta, presentata da una squadra o dall’allenatore, di ottenere la revisione di una decisione arbitrale. Questo concetto permetterebbe alle squadre di “contestare” specifiche situazioni di gioco, come un gol, un calcio di rigore o un’espulsione.

In merito a queste ed altre introduzioni tecnologiche, annuncia l’ex arbitro, “ci saranno sicuramente dei passi avanti”. “Il palmare sull’orologio dell’arbitro per rivedere l’azione direttamente in campo per ridurre i tempi di decisione, oppure la realtà aumentata da proiettare al centro del terreno di gioco, come già si vede in alcune trasmissioni TV”. Il tutto, sempre “mantenendo fede alle ragioni per cui è nato il VAR: dare a tutti il modo di vedere e di capire la decisione”.

A proposito di trasparenza e innovazione, ascoltare la viva voce dell’arbitro favorirebbe la credibilità delle decisioni. Su questo punto, però, Calvarese mostra un cenno di scetticismo: “Un modo in più per rendere appetibile il prodotto calcio, senza dimenticare che non bisogna bypassare delle regole sacrosante, come l’opportunità da parte del giudice sportivo di prendere in totale autonomia le sue decisioni che non possono essere influenzate dalla pubblicazione di contenuti riservati”