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La reazione

Zaia: «Ci sono incongruenze. Spero che il presidente Draghi metta mano a questo decreto»

«Attendo di vedere la stesura finale del decreto, ma dalle notizie che si hanno sembra non siano state accolte le istanze delle Regioni. Mi dispiace, perché le Regioni non ne fanno una guerra di religione, ma sono quelle che stanno quotidianamente sul campo di battaglia e vedono quali sono le necessità dei loro territori». Lo dice
all’ANSA il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commentando il decreto riaperture approvato dal Governo.


«Peraltro le Regioni - ricorda Zaia - hanno proposto all’unanimità delle linee guida. Dare un segnale era fondamentale. È innegabile che ci sia l’infezione, tant’è che abbiamo affrontato la riapertura di tutto dopo il lockdown nell’aprile 2020 e oggi siamo nella stessa fase, solo che non abbiamo un lockdown alle spalle». «C’è da dire - prosegue - che se da un lato c’è un’emergenza sanitaria innegabile e va accompagnata in questa fase di convivenza, dall’altro ce n’è una economica e sociale a 360 gradi. Sarebbe stato fondamentale dare
almeno un segnale».

Zaia dice di pensare, ad esempio, al turismo, «comparto che oggi, visto da un osservatore internazionale - spiega -, vede il coprifuoco in Italia, non vede cenni della fine di queste misure, non sa se si fa o no la quarantena per i vaccinati che vengono dall’estero. Quindi rischia di essere penalizzata proprio la più grande industria del Veneto».

«Spero che il Presidente Draghi - conclude Zaia - metta mano a questo decreto e lo valuti fino in fondo, perché, peraltro, anche dal punto di vista sanitario ci sono incongruenze di trattamento tra un settore e l’altro che sono incomprensibili. Non sto qui a parlare dell’atteggiamento nei confronti delle ultime attività ancora da aprire, come ristoranti, cinema, palestre e molte altre, che sembra ancora non siano nelle condizioni di poter ripartire».

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