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Vaccini, Zaia fa ricorso: «No all’obbligo»

VENEZIA. «Le mamme vanno ascoltate: sono loro le protagoniste, e pongono quesiti a cui va data risposta con i medici, non con i giudici. Non si può scegliere la coercizione per una questione delicata come i vaccini». Aveva già lanciato un paio di segnali precisi, negli ultimi giorni. E ieri il governatore veneto Luca Zaia, affiancato dall’assessore alla sanità Luca Coletto, ha gettato il sasso nello stagno: «Ho proposto alla Giunta, che ha accolto l’iniziativa all’unanimità, di dare mandato alla nostra Avvocatura e agli esperti giuridici e tecnici che vorrà coinvolgere, per impugnare davanti alla Corte costituzionale il decreto legge del Governo sull’obbligatorietà dei vaccini. Dal primo momento ho dichiarato che era sbagliato, anche perché con le multe fino a 7500 euro, il coinvolgimento della magistratura e il resto, va ben al di là dello stesso concetto di semplice obbligatorietà. E adesso passiamo ai fatti, prima ancora che il Parlamento converta in legge questo decreto che ha già efficacia giuridica».

 

I NUMERI. «Sia chiaro: non siamo contro i vaccini. E non facciamo certo questo perché ci spaventa la spesa ulteriore di 12 milioni che comporta l’obbligo di vaccinazioni: non lo facciamo per i soldi. Ma non penso che ci sia la comunità scientifica tra gli ideatori di un sistema di multe da 7500 euro. Il problema è di principio», rimarca Zaia. Che si appella ai dati europei: in 15 Paesi (tra cui Germania, Gran Bretagna, Spagna, Austria) non c’è obbligo statale di vaccinarsi ma solo una “raccomandazione”, mentre in altri 13 c’è un obbligo (a volte per la sola anti-polio). Solo la Germania richiede il certificato dei vaccini per l’iscrizione a scuola. Ebbene, uno studio pubblicato evidenzia che «al momento non vi sono differenze nelle coperture tra i Paesi con obbligo e Paesi senza obbligo». Invece adesso che c’è il decreto statale «emergono già iniziative di mamme che pensano «di organizzarsi in nidi domiciliari. È l’inizio della fuga, e il controllo allora diventerà ancora più difficile», rimarca Coletto. Viceversa, sottolinea Zaia, il modello veneto funziona: dopo un calo che ha raggiunto l’88% nel 2014, la copertura vaccinale è risalita al 92% per l’esavalente e l’antipolio (vedi grafico). E sono dati certificati, perché il Veneto è l’unica Regione - rimarca il presidente - ad avere un’anagrafe vaccinale digitale, informatica, a differenza delle altre Regioni: «Abbiamo in tempo reale tutti i dati sui vaccini in Veneto».

 

«LA VERA STRATEGIA È IL DIALOGO». «Ci sono mamme preoccupate che vengono da me con le lacrime agli occhi - spiega Zaia - e chiedono di poter concordare un piano vaccinale personalizzato per i loro figli, che vogliono proteggere. Non si può rispondere con gli obblighi: l’unica via è il dialogo e l’informazione». Il Veneto la sua alternativa ce l’ha, dal 2007. «Questa Regione è l’unica ad aver tolto da dieci anni l’obbligo di vaccini. È stato trasformato in una grande e irrobustita relazione tra il servizio pubblico e le famiglie a cui offre il vaccino gratis, informazione, assistenza. Qui la politica non c’entra: ma se in Veneto funziona senza obbligo, perché diventare coercitivi?».

LA REGOLA IN VENETO C’È. La Regione non applicherà quindi il decreto? «Al momento no - risponde Zaia - ma semplicemente perché è impossibile organizzare la vaccinazione per tutti. Lo stesso decreto è ancora in conversione, e sono curioso di vedere cosa succederà in Parlamento, e le indicazioni operative non sono complete». Ma il Veneto la sua regola ce l’ha: in ogni singola scuola dell’infanzia la percentuale di bambini che non abbiano ricevuto i quattro vaccini obbligatori (polio, difterite, tetano, epatite B) deve superare il 90%. Se non è così, il direttore dell’istituto lo deve comunicare al sindaco, che è tenuto a emettere un’ordinanza per bloccare l’accesso a quella scuola di altri non vaccinati. «Abbiamo inviato ai Comuni la lettera che indica l’iter procedurale», spiega Coletto. «La nostra preoccupazione - conclude Zaia - è che l’effetto dell’obbligo sia l’opposto del voluto: la coercizione crea una reazione per cui c’è più abbandono delle vaccinazioni». Di qui il nuovo scontro di fronte alla Corte costituzionale. E intanto il Tar emiliano ha rinviato a settembre la decisione su ricorsi di famiglie e Codacons contro le norme regionali che dispongono l’obbligo della vaccinazione per iscriversi agli asili nido. Ancora una volta la politica si affida ai giudici.

Piero Erle

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