<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Violenza di gruppo

«Una bambola inerte, e abusavano di lei»: il giudice accusa i giocatori di calcio

Le motivazioni della condanna ai giocatori della Virtus Verona: «Nei video nessuno le parla, come fosse un oggetto»
I giocatori sono stati condannati a sei anni
I giocatori sono stati condannati a sei anni
I giocatori sono stati condannati a sei anni
I giocatori sono stati condannati a sei anni

«Nei filmati si nota una differenza molto evidente tra i comportamenti della persona offesa, che aveva difficoltà a mantenere una posizione eretta e a coordinarsi sotto il profilo motorio, e quelli degli imputati che interagivano, si accordavano e parlottavano tra di loro agendo in sinergia». E ancora: «Lei aveva una ridotta mimica facciale e una sostanziale inespressività e i suoi movimenti erano per lo più passivi, favoriti dalle persone di sesso maschile presenti nel video».

Leggi anche
Violenza sessuale di gruppo: condanna a sei anni per cinque calciatori

Sono alcuni dei passaggi più significativi contenuti nelle motivazioni della sentenza con la quale il giudice Paola Vacca, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, ha condannato a sei anni di reclusione cinque calciatori accusati di violenza sessuale di gruppo. Stefano Casarotto, Gianni Manfrin, Edoardo Merci, Daniel Onescu e Guido Santiago Visentin all’epoca, ovvero nel 2020, erano compagni di squadra (nella Virtus Verona) e la sera del 18 gennaio, di ritorno da una trasferta, uno di loro, Merci, si accordò con un’amica per trascorrere il resto della serata tutti insieme.

Quella terribile serata

Quella che poi terminò con una denuncia per violenza sessuale sporta dalla ragazza della quale, come viene riportato nelle motivazioni, abusarono in quattro, tranne Onescu che invece riprendeva i rapporti sessuali degli amici. Ora giocano in squadre diverse, solo Manfrin è rimasto alla Virtus, ma condividono quella notte degenerata, iniziata con un gioco di carte «alcolico» durante il quale lei aveva bevuto tre bottiglie di birra e uno o due gin lemon ma a stomaco vuoto.

Il gup ricostruisce quel che accadde dopo sia sulla base dei filmati sia sulla base del racconto di lei, che venne sentita diverse volte e ammise di non ricordare chiaramente quello che era avvenuto «avendo dei meri flash della nottata salvo il ricordo di essersi trovata semi nuda in camera da letto e la consapevolezza di aver avuto dei rapporti sessuali sebbene non rammentasse con chi e come». Nella denuncia affermò di aver chiesto loro di fermarsi perché si sentiva abbandonata e incosciente. E come ribadisce il gup perché «aveva assunto alcol in quantitativo tale da renderla una bambola inerte nelle mani degli attori della vicenda e questo suo stato era perfettamente noto agli imputati che erano stati presenti alla fase precedente della serata».

Come un oggetto inerte

A riprova di ciò, cioè della consapevolezza che lei fosse totalmente passiva, sottolinea che «in nessuno dei video nessuno degli imputati si rivolge mai alla ragazza, nessuno le rivolge mai la parola, essi ne parlano solo fra di loro e come di un oggetto inerte e irresponsivo». Considerazioni che traggono fondamento dai video che i giocatori depositarono in sede di indagini e nelle quali si sentono frasi come «portiamola in camera» e «aiutiamola». Ma le riprese in camera da letto la ritraggono mentre ha rapporti con due di loro, perché è nel bagno che si alternarono in tre, due alla volta.

Le dichiarazioni

Nonostante nessuno avesse mai contestato i rapporti sessuali «rilevando ai fini penali solo ”se” la ragazza vi avesse preso parte in modo consapevolmente consenziente o, in caso contrario, se gli imputati potessero rendersene conto», il gip analizza le dichiarazioni sia della giovane sia degli imputati e rileva che «mentre le dichiarazioni della persona offesa variano in più punti l’una rispetto all’altra, quelle degli imputati non presentano alcuna anomalia, anzi concordano tra di loro fino all’ultimo dettaglio», e aggiunge, «non si può non ritenere alquanto sospetto un racconto che tutti fanno nei medesimi termini, esprimendosi a fotocopia».

Per il gup le incongruenze della ragazza sono dovute al fatto che ha avuto una grave amnesia a causa dell’alcol. In uno dei primi filmati è accasciata a terra in bagno, «posizione in cui nessuno si va a mettere a meno che non stia male... come si possa pensare che un soggetto in quelle condizioni si stia divertendo e consenta ad avere rapporti per chi scrive è un vero mistero». Il giorno dopo l’avvisarono che durante i rapporti non avevano usato precauzioni: «se lei fosse stata presente a se stessa non avrebbe avuto bisogno di essere informata di quel dettaglio».

Fabiana Marcolini

Suggerimenti