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proposta di legge

Un inno ufficiale per il Veneto: via libera delle Commissioni

Il testo è stato licenziato dalla sesta commissione consiliare Cultura parla di un inno regionale da intonare nelle cerimonie pubbliche, da scegliere tra "motivi esistenti" o di nuova ideazione.
San Marco
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Ha ottenuto l’ok delle Commissioni, e tra poco giungerà nell’aula del Consiglio regionale, la proposta di legge che intende dotare il Veneto di un «inno regionale» da intonare nelle cerimonie pubbliche, da scegliere tra "motivi esistenti" o di nuova ideazione.

Il testo è stato licenziato dalla sesta commissione consiliare Cultura; a favore hanno votato i consiglieri della Lega-Liga Veneta, contrari i membri di opposizione Pd e Veneto che vogliamo; l’alleata di maggioranza Fratelli d’Italia si è però astenuta. A firmare il testo è il capogruppo della Liga veneta, Giuseppe Pan, assieme al presidente dell’intergruppo leghista Alberto Villanova, e da altri consiglieri del Carroccio.

Come Sicilia, Sardegna e Marche

Il Veneto seguirebbe l’esempio di altre regioni, come Sicilia, Sardegna e Marche, che si sono già dotate di un proprio inno riconosciuto a livello locale e istituzionale. Anche la Lombardia ha commissionato a Mogol e Lavezzi la scrittura di un inno regionale. Secondo il progetto di legge, sarebbe la Giunta regionale a individuare testo e musica, e stabilire in quali ricorrenze e cerimonie debba essere eseguito, e le modalità di esecuzione, nel rispetto del cerimoniale di Stato per l’inno nazionale della Repubblica. È stato tuttavia raccomandato oggi che per la scelta dell’inno venga istituita una commissione apposita.

«L’idea di dotare il Veneto di un inno - ha detto in commissione il consigliere leghista Marzio Favero - rappresenta un contributo all’affermazione di una idea universalistica di società e di Stato, da condividere e da sostenere, anche con un modesto sostegno economico».

Di tutt’altro avviso la consigliera Pd Vanessa Camani, che sarà correlatrice di minoranza, la quale ha annunciato emendamenti da parte delle opposizioni, in considerazione - ha spiegato - della «valenza politica e ideologica» del provvedimento e degli «ampi margini di discrezionalità» lasciati alla Giunta regionale.

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