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Al via il Cantiere

Il «mega tubo» anti pfas protegge anche il Vicentino

L'opera realizzata a Cologna Veneta
L'opera realizzata a Cologna Veneta
L'opera realizzata a Cologna Veneta
L'opera realizzata a Cologna Veneta

Lavori avanti tutta per la realizzazione del «tubino», ovvero la posa della condotta che preleverà acqua dal canale artificiale Leb, a Cologna, per portarla sin nel Basso padovano.

Il cantiere

«Il cantiere è stato aperto a settembre, con un ritardo di sette mesi rispetto al previsto, a causa di un’istanza di revisione della gara che alla fine non ha avuto alcun esito, visto che i giudici amministrativi hanno attestato che le procedure erano regolari, ma ora i lavori stanno andando avanti a spron battuto, per recuperare il tempo perduto», spiega Michele Zanato, presidente del consorzio di bonifica Adige Euganeo. L’ente con sede ad Este, nel Padovano, ha elaborato il progetto e che sta realizzando la tubazione. «Il nostro obiettivo è di completare l’opera entro la fine del 2024, in modo da poter garantire l’erogazione di acqua pulita già per la stagione irrigua 2025», aggiunge. 

La lunghezza della condotta

Questa infrastruttura ha ottenuto ben 42 milioni di finanziamento dal ministero dell’Agricoltura, ai quali ora dovranno esserne aggiunti altri 5 a causa degli aumenti dei costi legati a materie prime ed energia, perché eviterà che i prodotti agricoli continuino ad essere irrigati con acqua contaminata dai Pfas. Contestato da alcuni amministratori, in particolare di Pressana, quando è stato presentato, e criticato tuttora da parte del mondo ambientalista, l’intervento prevede la realizzazione di un’opera di presa sul Leb a Sant’Appollonia di Cologna, in buona parte già costruita, e la collocazione di un tubo interrato lungo 19 chilometri.
Il tubo passerà per Sabbion di Cologna, entrerà nel territorio di Pressana, arrivando nella zona del Ponte rosso, e, quindi, arriverà in territorio padovano, dove attraverserà i Comuni di Montagnana, Urbana e Merlara. Lungo questo tragitto il «tubino» distribuirà l’acqua che preleva dal Leb grazie a cinque punti di attingimento. Solo il primo si troverà nel Veronese, a servizio delle campagne di Pressana.

«Stop all'inquinamento»

 «Questa struttura», precisa Zanato, «correrà in parallelo al Fratta-Gorzone e consentirà di chiudere le derivazioni presenti lungo il fiume». Il Fratta, pur continuando ad essere utilizzato a scopi irrigui, trasporta acqua contaminata dai composti perfluoro-alchilici, come da molte altre sostanze nocive per la salute, ed è uno dei fiumi più inquinati d’Italia. Per questo la realizzazione della condotta, presentata come infrastruttura anti-Pfas, è stata oggetto di un finanziamento davvero notevole. Però è stata vista da chi la osteggiava come conseguenza dell’abbandono di ogni possibile iniziativa per sanificare il Fratta, fiume nel quale sfocia a Cologna il "tubo", che raccoglie le acque reflue di cinque depuratori del Vicentino. Per diluire questi scarichi, il Leb deve sversare costantemente nel corso d’acqua 6 metri cubi d’acqua al secondo. Cosa che lo scorso anno ha continuato a fare anche nei mesi estivi, in cui si dovevano centellinare le risorse idriche a servizio dell’agricoltura.

«L’infrastruttura che stiamo realizzando, che consiste in una tubazione di diametro dai 180 centimetri iniziali ai 100 finali, trasporterà 2 metri cubi al secondo d’acqua», rivela il presidente dell’Euganeo, «è una portata pari a quella che viene attualmente derivata dal Fratta-Gorzone e che si aggiungerà ai 6 metri cubi che attualmente sono destinati alla vivificazione del Fratta stesso, visto che il Leb, grazie ai lavori di rifacimento dell’alveo in corso, potrà aumentare da 32 a 42 i metri cubi d’acqua al secondo che può nel complesso far defluire». Sì, ma come la mettiamo con la penuria di risorse idriche attuale? «È chiaro che se l’acqua non c’è nessuno può farci nulla, però la nostra condotta consentirà di risparmiare risorse perché non ha perdite e, essendo chiusa, evita che vi sia evaporazione», afferma Zanato, secondo il quale bisognerà però anche adottare in prospettiva tecniche diverse di irrigazione, passando dagli impianti a pioggia presenti a Pressana e nel Basso padovano a sistemi che garantiscano una riduzione degli sprechi d’acqua.

 

Luca Fiorin

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