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29 ottobre 2018

Tre anni fa la devastazione della tempesta Vaia. Zaia: «Il Veneto non si è pianto addosso. Presto ancora cantieri»

Migliaia di alberi divelti dalla tempesta Vaia sull'Altopiano di Asiago (FOTO DI MARCO PETTENUZZO)
Migliaia di alberi divelti dalla tempesta Vaia sull'Altopiano di Asiago (FOTO DI MARCO PETTENUZZO)
Migliaia di alberi divelti dalla tempesta Vaia sull'Altopiano di Asiago (FOTO DI MARCO PETTENUZZO)
Migliaia di alberi divelti dalla tempesta Vaia sull'Altopiano di Asiago (FOTO DI MARCO PETTENUZZO)

Tre anni fa, il 29 ottobre 2018, la tempesta Vaia si abbatté con violenza mai vista sul Veneto, in particolare sulla montagna bellunese e vicentina, abbattendo più di 15 milioni di alberi e una superficie boschiva pari a 70.000 campi da calcio. I danni arrecati dall’impressionante potenza del vento, che soffiava fino a 200 chilometri  all’ora, sono stati quantificati in una cifra vicina ai 3 miliardi di euro. Case e infrastrutture crollate, frane, strade interrotte, ospedali isolati, scuole e ferrovie chiuse, paesi senza energia elettrica o rete telefonica, laghi interrati e opere naturali come i Serrai di Sottoguda distrutti. Tra le zone più martoriate l'Altopiano di AsiagoLa piana di Marcesina, così come la conoscevamo, non esiste più: le raffiche di vento a più di 150 km/h se la sono portata via in un attimo. Anche la Val d'Assa viene rasa al suolo. Tre morti nel Bellunese: un padovano schiacciato da un platano a Feltre, un uomo di Falcade scivolato nel torrente, una anziana di Selva di Cadore travolta da un albero nel bosco. 

 

 

A tre anni da Vaia non sono finiti i cantieri, e anzi di nuovi stanno per aprire, come ha ricordato oggi il presidente del Veneto Luca Zaia. «Il Veneto non si è pianto addosso - sottolinea Zaia - e ha ricostruito in fretta, intraprendendo un piano da oltre duemila cantieri, 2.221 ad oggi, per oltre 700 milioni di euro, tra cui le opere simbolo della ricostruzione completa dei Serrai di Sottoguda e della sistemazione del lago di Alleghe. Ne partiranno presto altri 360, pari a circa 270 milioni di euro». Secondo Zaia i lavori «vanno fatti perché l’incolumità umana viene prima di tutto e perché, se un’altra catastrofe come Vaia ricapitasse, non possiamo farci trovare impreparati. Con questa stessa logica, quella della prevenzione e previsione, dopo la grande alluvione del 2010 abbiamo messo in piedi migliaia di cantieri per la difesa del suolo, attuando il ’Piano D’Alpaos’ da 3 miliardi di euro. Questa programmazione ci ha evitato nell’autunno 2019 il ripetersi di quando avvenuto 9 anni prima. Se piove di più rispetto a eventi che hanno creato disastri e ci sono meno danni, vuol dire che le opere sono efficaci. Non molliamo di un centimetro, perché si è visto che quello che stiamo facendo ha avuto effetti positivi», conclude. 

 

I danni del maltempo in Altopiano

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