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«Super Oss bloccati, non si capisce che siamo in emergenza»

Un infermiere   prepara una flebo. Sulle mansioni degli Oss-fc è muro
Un infermiere prepara una flebo. Sulle mansioni degli Oss-fc è muro
Un infermiere   prepara una flebo. Sulle mansioni degli Oss-fc è muro
Un infermiere prepara una flebo. Sulle mansioni degli Oss-fc è muro

Il secondo stop è arrivato. Il Consiglio di Stato, dopo il Tar, ha bloccato l’iniziativa della Regione di creare un percorso per gli Oss-fc, cioè “operatori socio sanitari con formazione complementare”. Una figura più qualificata dell’Oss da affiancare agli infermieri. Proprio l’Ordine professionale degli infermieri e la Federazione nazionale degli ordini professioni infermieristiche hanno alzato i muri. Si sono rivolti ai giudici e hanno vinto: ora è tutto fermo. Anche il Pd aveva aspramente criticato. L’assessore alla sanità veneta, Manuela Lanzarin, non nasconde l’amarezza: «Ho dato mandato alla mia struttura di analizzare la sentenza per avere un quadro giuridico. Mi sembra, però, che nessuno stia capendo la gravità della situazione: l’assistenza sul territorio è a livelli critici. La situazione è drammatica. Noi avevamo proposto quel percorso formativo - corretto, trasparente e rispettoso della gerarchia nei confronti della figura dell’infermiere - per dare una risposta alla carenza di personale che è gravissima. Non è passato il messaggio di urgenza in cui ci troviamo». Personale in prestito La pandemia, come noto, ha aggravato la già cronica carenza di medici e infermieri. «Le situazioni maggiormente penalizzate sono i territori dove l’assistenza è ridotta all’osso - spiega Lanzarin -: dalle case di riposo piuttosto che dai centri per disabili arrivano quotidianamente richieste di aiuto. Il Veneto sta facendo il possibile. Abbiamo assunto personale e lo mandiamo in comando nelle strutture che hanno più bisogno. Stiamo parlando di quasi 300 operatori prestati a Rsa e altri centri». La scuola Ma questa è una soluzione tampone che comunque non basta. Così a marzo di quest’anno usciva dalla giunta di palazzo Balbi una delibera che approvava l’avvio di un percorso di formazione complementare in assistenza: 400 ore rivolte prioritariamente a personale già in attività presso le strutture extraospedaliere residenziali o semi-residenziali per anziani, sia pubbliche che private accreditate. A concretizzare doveva essere la Fondazione scuola di sanità pubblica, ente senza scopo di lucro della Regione e che opera da tempo in questo ambito. Il corso prevedeva sia pratica che teoria per imparare a svolgere attività aggiuntive a quelle previste dal profilo base dell’Oss, sempre però sotto il diretto controllo dell’infermiere o dell’ostetrica. Qualche esempio concreto? Dalla rilevazione della pressione arteriosa alla registrazione dei livelli di saturazione, della glicemia fino a cose più importanti come la somministrazione di farmaci per via orale, intramuscolare o anche peg. E ancora. La mobilizzazione in sicurezza del paziente fino a manovre più complesse come, per esempio, la medicazione della gastrostomia. È su queste mansioni, probabilmente, che si è levato il muro degli infermieri. Il dilemma Lanzarin però torna a guardare il quadro nel suo complesso: «Giusto oggi (ieri, ndr) in Commissione salute abbiamo affrontato il tema dell’assistenza territoriale in ottica di Missione 6 del Pnrr. Ho posto ai colleghi delle altre Regioni il nodo: vanno bene i muri, cioè le nuove case di comunità, ma come le riempiamo? Chi offrirà assistenza? Il personale non c’è. Di qui la richiesta di un confronto con il Ministero della Salute perché, forse, non hanno la consapevolezza della situazione drammatica». Quanto al corso, Lanzarin alza le mani: «Non si è mai voluto, ribadisco, mettere in discussione la figura, le competenze e la gerarchia dell’infermiere. Spero di incontrare a breve gli Ordini per capire con loro se hanno delle prospettive e delle iniziative che ci consentano di uscire da questo angolo. Una soluzione va trovata perché dobbiamo garantire l’assistenza alle persone anziane, indifese e malate». Pd Intanto il Pd esulta dopo il Consiglio di Stato: «Finalmente è stata messa la parola fine alla delibera di sui “super Oss” - dice Anna Maria Bigon, consigliere regionale dem -. Ora si accantonino le soluzioni creative per risolvere il problema della carenza di personale, aumentando i corsi per Oss, gratuiti, e i posti per i corsi da infermiere. Non si può sopperire ad anni di programmazione sbagliata con proposte inadeguate che rischiano di peggiorare la situazione». •.

Cristina Giacomuzzo

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