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Il governatore del Veneto

Stop allo sci, Zaia: «I ristori non bastano, vanno pagati i danni. Basta con questo balletto di dichiarazioni, così impossibile programmare»

«Prendiamo atto della ordinanza del ministro Speranza che fa slittare la chiusura impianti sci fino al 5 marzo. Pur considerando che la salute dei cittadini viene prima di tutto, è innegabile che questo provvedimento in zona Cesarini mette in crisi tutti gli impiantisti». Così il governatore Luca Zaia, commentando l’ordinanza del ministro Speranza sugli impianti di sci.

 

«Le Regioni che avrebbero riaperto oggi, Lombardia e Piemonte, hanno saputo del nuovo stop quattro ore, dico quattro ore, prima della riapertura possibile degli impianti - ha poi spiegato Zaia in un'intervista a Il Corriere della Sera -. Dietro alla montagna invernale ci sono sì gli impianti di risalita, i grossi operatori. Ma c'è anche una nuvola densa di piccole attività, dalla ristorazione ai maestri di sci, che non è codificata ma è imponente. Ci sono gli stagionali ... Il danno è colossale». E aggiunge che con il nuovo improvviso stop alla riapertura degli impianti sciistici «ora non si può parlare solo di ristori. In questo caso ci vorranno degli indennizzi».

 

«In Veneto io avevo firmato un’ordinanza che decretava il via dal 17. Per cui - prosegue il governatore - tutti gli operatori avevano già predisposto ogni cosa: erano state preparate le piste, i rifugi erano già pronti ad accogliere. Noi avevamo previsto di aprire al 30%, rispettosi delle regole di salute pubblica. Certamente il provvedimento mette in difficoltà tutti coloro che si erano adoperati per una stagione che non è mai iniziata e che ora devono addirittura sobbarcarsi i costi di un riavvio che ormai non ci sarà fino al 5 marzo. Il danno è quindi ancora più pesante. Bisogna pertanto provvedere a ristorare ampiamente una economia fondamentale per le nostre zone montane, fatta anche di stagionali e di persone che lavorano nel mondo ampio del settore dell’ospitalità».

 

Zaia ricorda quindi le pesanti conseguenze della mancata stagione turistica: «Parliamo - dice - di un settore praticamente massacrato: su 65 mila posti di lavoro persi, ben 35 mila sono del settore turistico. E il turismo è la prima industria del Veneto con 18 miliardi di fatturato». «Prendo dunque atto di un provvedimento che arriva molto, troppo tardi, superando ampiamente anche i tempi supplementari. Bisogna dunque provvedere immediatamente ai ristori, ma anche indennizzi per il danno ricevuto», ribadisce. «Siamo tutti convinti - conclude - che la salute sia un bene assolutamente primario: ma non possiamo continuare ad assistere a questo balletto di dichiarazioni, col Cts che prima dice che possono essere aperte le piste da sci, poi una dichiarazione mediana che esprime preoccupazione, fino al niet finale. Così è impossibile programmare alcunché».

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