<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il serial killer in tv

Stevanin: «Voglio uscire dal carcere, sono un uomo diverso»

Tv, sul Nove arriva il docu sul killer Gianfranco Stevanin

Gianfranco Stevanin, 26 anni dopo. Tanti ne sono trascorsi da quando il figlio di agricoltori di Terrazzo iniziò a far parlare di sé per poi finire in carcere con l’ergastolo da scontare per l’omicidio di sei donne. Ma anche per aver, in alcuni casi, squartato i corpi delle sue vittime dopo averne abusato, disperdendoli nei fiumi o sotto terra.

 

Stevanin è stato il protagonista di una puntata-documentario andata in onda su canale Nove ieri sera. Lui durante l’intervista ha spiegato di aver accettato di partecipare alla trasmissione perché vuole dimostrare di essere una persona diversa, di essere pronto a rimettersi in gioco. Lui che ha appena compiuto sessant’anni. L’ennesimo compleanno in carcere a Bollate, il suo. Una detenzione alternata tra carcere giudiziario e ordinario, una serie infinita di perizie psichiatriche e un’altra ancora la vorrebbe il suo attuale difensore di Milano, Francesco D’Andria.

 

Un’analisi medica, per dimostrare che davvero di quello Stevanin, del mostro di Terrazzo, non è rimasta traccia. Ed oggi c’è una persona con la voglia di farsi una famiglia, di avere una fidanzata. E anche di recente, Stevanin racconta di aver sentito le farfalle nello stomaco solo per aver avuto contatti epistolari con una psicologa che sembrerebbe però già essere sparita.

Stevanin anche questa volta non si è smentito. Ha utilizzato il documentario come un palcoscenico, non ha mostrato cenni di pentimento: «Sì mi dispiace che quelle persone siano morte, ma le faccio tornare in vita? Non posso». Ancora a dire di aver elaborato il percorso, sentendo quello che gli si attribuiva, ma sempre auto assolutore, visto che non ricorda di aver ucciso e quelle donne, dato che «se le ritrovava morte tra le mani», ma soltanto ricorda di averle seppellite.

Sostiene di essere una persona diversa e chiede di uscire dal carcere non per cercare il piacere del sesso, ma quello dell’affettività. Dice di essere pronto ad aiutare anziani ed handicappati, che di «gente così che ha bisogno ce n’è tanta».

 

Davanti alle telecamere hanno sfilato anche gli altri protagonisti di quegli anni, le donne e gli uomini, di 26 anni fa, ieri sera si sono ritrovati a rivivere quelle emozioni, quelle paure, quell’orrore, nella trasmissione. Il magistrato che condusse l’indagine, Maria Grazia Omboni, i carabinieri che diedero la svolta, Bruno Fera, oggi comandante della stazione di Tregnago, il collega Claudio Switc, congedatosi qualche mese fa, la scrittrice Cristiana Lodi. E poi ancora anche chi oggi scrive questo pezzo, e per anni seguì la vicenda del mostro di Terrazzo. E per questo Stevanin voleva far uccidere la cronista. E poi gli avvocati, delle vittime, come Guariente Guarienti e dell’assassino, Cesare Dal Maso. E ancora il presidente della Corte d’Assise Mario Sannite, il neuropsicologo Gianfranco Denes, che ha sottolineato come anche oggi Stevanin non «mostri alcuna pietà».

Anche il magistrato Omboni, commentando la richiesta di libertà si è detta perplessa, temendo che Stevanin possa fare quello che già ha compiuto in passato. Mentre il presidente Sannite auspica che Stevanin possa davvero essere cambiato. La legge prevede le richieste di scarcerazione dei detenuti che abbiano scontato una detenzione adeguata seppur condannati ad un «fine pena mai». «Vorrei essere messo alla prova, ed essere giudicato per quello che sono oggi, non per quello che ero. E farò il possibile per comportarmi bene», ha chiuso Stevanin. 

 

Leggi anche
Stevanin vuol diventare frate francescano

Alessandra Vaccari

Suggerimenti