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Covid in Veneto

Zaia: «Ecco il nostro Piano di sanità pubblica. All'orizzonte nessun lockdown»

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In alto, i diversi livello del piano di sanità pubblica
In alto, i diversi livello del piano di sanità pubblica
Luca Zaia, 20 ottobre 2020

«Il contesto è cambiato: troviamo quotidianamente più positivi di marzo, però è vero che abbiamo meno terapie intensive di marzo, e facciamo molti più tamponi. L’altro elemento nuovo è che, in Veneto, oltre il 96% dei positivi non ha sintomi» ha spiegato Zaia prima di annunciare il nuovo Piano della sanità. 

«Bisogna guardare i dati e non esprimere opinioni. Non ho mai detto che non c’è il problema, ma non faccio previsioni, dico i dati». «Non siamo catastrofisti - ha aggiunto - o con una visione idilliaca. Noi che ci lavoriamo dentro sappiamo che per governare questo momento storico bisogna avere sempre i "ferri in acqua" e stare ai dati. Nessuno ha la sfera di cristallo in
mano».

 

NUOVO PIANO PREVEDE CINQUE FASI
(Il nuovo piano di sanità pubblica - scarica il pdf integrale)

 

Il Veneto definisce cinque indicatori di rischio, da verde a rosso, per la gestione dell’emergenza Covid nelle terapie intensive, in base alle quali rimodulerà l’attività dei propri ospedali.

 

 

1- Prima fase verde (da 0 a 50 pazienti in terapia intensiva per il covid)

2- Seconda fase azzurra (da 50 a 150: quella attuale, con attivazione di posti letto aggiuntivi)

3- Terza fase gialla (da 150 pazienti  a 250 in terapia intensiva: si attivano i covid hospital, riduzione attività ordinaria)

4- Quarta fase arancione (da 250 fino a 400 posti in terapia intensiva occupati)

5- Quinta fase rossa (oltre i 400 posti)



«Abbiamo capito dall’esperienza - ha detto Zaia - che mediamente comunque 200 posti letto ti in terapia intensiva non Covid li dobbiamo garantire; durante il lockdown siamo stati fortunati perché non avevamo i politraumatizzati. Se non ci fosse, e lo speriamo, il fermo totale avremmo anche loro da curare, e non vogliamo bloccare tutto».
In base all’occupazione delle intensive da pazienti Covid, da 0 a 50 scatta la prima fase «verde», da 51 a 150 la seconda fase «azzurra», da 151 a 250 la terza «gialla», da 251 a 400 la quarta «arancione», da 401 in su la quinta «rossa». Ognuna ha un’escalation nell’organizzazione sanitaria che va dalla cura dei malati nei singoli ospedali fino alla sospensione completa (la fase «rossa») in cui ogni attività ordinaria degli hub viene sospesa.

 

In Veneto al momento, con 61 pazienti Covid ricoverati nelle terapie intensive, si è nella fase «azzurra» che prevede "ritardi nella programmazione" degli ospedali. Il piano sanitario, ha precisato Zaia, «non prevede la costruzione di nuovi ospedali, prevede di poter arrivare a 1.000 posti di terapia intensiva in tutti gli ospedali esistenti; 200 sono già pronti ad essere attivati. La punta massima è stata 356 il 29 marzo. Oltre mille in terapia - ha concluso - la sanità sarebbe al crash».

 

«Spero che questo sistema a fasi aiuti i ragionamenti sul Covid. Vedo che qualcuno si ostina a fare tabelle sulla mortalità di patologie varie, capisco che c’è più rischio ad attraversare la strada, ma questa patologia ci riempie gli ospedali, e non riusciremmo a curare tutte le altre malattie».  «Un mese di fermo sanitario - ha aggiunto - sono 7 milioni di prestazioni in meno. Possiamo solo organizzare la macchina, incentivare i test, essere digitali, ma se i cittadini non danno una mano, alla fine il punto dove ci incontreremo sarà in ospedale. Le cure le sappiamo fare, il 95% dei contagiati è asintomatico ma non possiamo cantar vittoria se la roulette russa ci risparmia; dobbiamo capire che l’emergenza è l’impossibilità di curare i cittadini. Il problema è riempire gli ospedali - ha concluso Zaia - e la paralisi non la voglio».

 

«I cittadini devono fare la loro parte usando la mascherina e adottando le precauzioni». 

 

«Quello che abbiamo presentato oggi è un piano ospedaliero, su altre iniziative dettate da altri numeri e su cui c’è un dialogo a livello nazionale è un’altra partita. Oggi in Veneto all’orizzonte non c’è nessun pensiero di lockdown o di coprifuoco». Lo ha detto ai giornalisti l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin. Il piano di sanità pubblica - è stato spiegato in conferenza stampa - è un piano di sicurezza passiva di fronte al numero di malati che cresce, mentre le decisioni su lockdown sono di sicurezza attiva».

 

I NEGAZIONISTI E BIG PHARMA

«La gente deve capire che il covid ci riempie gli ospedali: è questo il problema. Lo dico ai negazionisti: non dobbiamo capire da dove arriva il virus, ma evitare la paralisi degli ospedali. Il covid non esiste? Io però ho il paziente in ospedale... Qui è pieno di gente che non sa e chiacchiera. È come andare in guerra senza saperne se se ne esce vivi: il nostro vantaggio è che non siamo area metropolitana».

«Mi hanno sbeffeggiato per gli influencer, ho visto che mi stanno copiando a livello nazionale» (si riferisce al premier Conte che ha chiamato Fedez e Ferragni)

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