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Nel Veronese

Canzone troppo «hot» alla radio, lui e lei prendono a sberle e testate il barista di una piscina

La piscina di Bovolone
La piscina di Bovolone
La piscina di Bovolone
La piscina di Bovolone

È bastata una canzone per scatenare l’inferno alle piscine comunali di Bovolone (Verona). Questa volta però non c’è di mezzo il volume troppo alto che spesso porta in tribunale i vicini di casa o che esaspera gli inquilini dei palazzi a ridosso dei locali «fracassoni». A scatenare la vivace reazione di una coppia di trentenni, che stava trascorrendo con il bambino e qualche amico un torrido pomeriggio d’agosto negli impianti di piazzale Aldo Moro, sono stati infatti i gemiti e i gridolini «hard», mixati a ritmi caraibici, del brano diffuso dalle casse del bar. E così, sulle note di «Raggasex», un successo del dj e produttore ampezzano Ottomix, che viene riproposto d’estate in varie versioni da quasi vent’anni, il centro natatorio si è trasformato in una sorta di ring. E sono volate urla, offese e botte.


Infastiditi dal brano I due giovani clienti, lei italiana e lui cittadino marocchino, non avrebbero affatto gradito quel sottofondo musicale «hot» degno di un set a luci rosse, ritenendolo sconveniente visto che le tre vasche all’aperto erano affollate di bimbi e ragazzi. Tanto da scagliarsi contro l’inconsapevole barista, la cui unica colpa era stata quella di sintonizzarsi su una radio web che aveva in scaletta la canzone giudicata evidentemente dai due avventori troppo spinta per un luogo frequentato da tante famiglie. Una mezz’ora al calor bianco, sedata solo dall’arrivo dei carabinieri della stazione locale, che hanno avuto il loro bel daffare non solo a tranquillizzare gli animi sotto il solleone. Ma anche a ricostruire le sequenze di un parapiglia degno di un «cinepanettone» per appurare come sono andate effettivamente le cose. Anche perché A.V. - il 51enne che gestisce con la famiglia il bar delle piscine affidate dal Comune ad una società bresciana - ha presentato denuncia per lesioni contro la coppia, residente nella cittadina del mobile. Non prima però di essersi fatto medicare al Pronto soccorso le ferite rimediate al labbro in quello scambio, più incandescente dei 36 gradi segnati in quel momento dal termometro, che gli sono costate una prognosi iniziale di 20 giorni. E che ora, oltre agli otto punti di sutura, lo costringeranno a recarsi anche dal dentista per sistemarsi canini e molari indeboliti da una terribile testata.


Il litigio Erano le 16.30 quando lunedì - in base ad una prima ricostruzione al vaglio degli uomini del luogotenente Antonio Bortolozzo ed infarcita ancora di elementi da chiarire - il brano dance di Ottomix, al secolo Ottorino Menardi, con oltre 1,5 milioni di visualizzazioni su YouTube, ha invaso l’aria. E mentre una voce femminile simulava sulla base ritmica un orgasmo a tutti gli effetti, la coppia, seduta ad un tavolino col bambino e un amico, si è alzata di scatto indignata. Quindi si è fiondata al bancone urlando al barista di cambiare musica e di vergognarsi a trasmettere simili canzoni di fronte ai bambini. Lì per lì il 51enne non riusciva a capire cosa avesse fatto di male e perché i due trentenni protestassero. Poi si è reso conto che si trattava del brano trasmesso dalla radio, che sfumava verso la fine. Ma ormai era troppo tardi. La tensione era salita infatti alle stelle e gli insulti si sono sprecati fino a degenerare in una colluttazione vera e propria. La donna, che in base alla sua versione non avrebbe gradito qualche offesa di troppo pronunciata nei suoi confronti dal barista, gli ha mollato un ceffone. Ma non è finita lì. Di lì a poco è tornato al bar il suo compagno che, probabilmente per «vendicare» l’affronto appena subito dalla ragazza - anche in questo caso ci sono aspetti da decifrare in base alle testimonianze raccolte - non ha esitato a scavalcare il bancone e a colpire con una testata in faccia il barista che è caduto sul pavimento con la bocca sanguinante. Per poi continuare a picchiarlo con una raffica di calci e pugni quando era a terra.


I soccorsi Mentre il magrebino veniva raggiunto da un amico, che l’ha convinto a smetterla, il figlio del gestore aggredito ha dato l’allarme, sconvolto di fronte alla scena alla quale aveva assistito. Alle piscine sono giunti in pochi minuti i carabinieri, coordinati dallo stesso luogotenente Bortolozzo, con una pattuglia della polizia locale del distretto Media Pianura Veronese. Un intervento che si è rivelato provvidenziale nel mezzo di quel fuoriprogramma che ha movimento la giornata dei tanti bagnanti intenti a crogiolarsi al sole o a rinfrescarsi in acqua. Anche perché, malgrado i contendenti aizzati da «Raggasex» fossero ormai divisi, la situazione non era ancora rientrata nei ranghi. E c’era il pericolo che quel diverbio a tre sfociasse in una rissa bell’e buona coinvolgendo il personale della struttura accorso in difesa del barista. Con conseguenze ben più pesanti. Fortunatamente nulla di tutto ciò. La coppia è stata identificata e poi invitata ad andarsene mentre il 51enne è corso in ospedale a Verona. Ora spetterà agli inquirenti appurare eventuali responsabilità nella vicenda. E non è escluso che anche la coppia, infastidita in piscina dal brano «audace», presenti a sua volta querela. 

 

IL RACCONTO DEL BARISTA AGGREDITO

«Lunedì», racconta il barista aggredito lunedì a Bovolone per una canzone ritenuta troppo osé, «era un pomeriggio tranquillo, stavo sistemando alcune cose nel banco frigo e, come al solito, avevo acceso lo stereo mandando le canzoni per l'estate di una delle tante radio-web. Ad un certo punto vedo una coppia, che si era accomodata a un tavolino con un bambino di quattro o cinque anni e almeno un amico, venirmi incontro. Non li avevo mai visti prima. Erano agitati e mi urlavano qualcosa, subito ho pensato che qualcuno si fosse fatto male nelle vasche. Invece ce l'avevano proprio con me, hanno cominciato ad insultarmi e a dirmi qualcosa sulla musica. Non capendo, ho dato una manata sul banco per dire basta chiedendo ai due giovani di calmarsi». Quindi il 51enne aggiunge: «Ce l'avevano con una canzone trasmessa dalla radio dove si sentivano i gemiti di una ragazza. Cosa posso saperne? È un brano che passa continuamente, non so neppure di chi sia». 
«Lui», continua nel racconto il barista», ha tentato di entrare ma c’è solo una porta di servizio che non ha trovato. Intanto, lei continuava a gridare, mi ha urlato anche sei un razzista di m.... Una scena difficile persino da ripercorrere, che sono riuscito a filmare con il mio telefonino ma solo per pochi secondi prima di ricevere uno schiaffo dalla donna. Nel frattempo è tornato il suo compagno al quale ha detto che l'avrei offesa, cosa non vera». La situazione è poi precipitata. «Il giovane», aggiunge il 51enne, «è entrato nel locale scavalcando il bancone e mi ha assestato una testata in faccia. Sono caduto stordito e, mentre cominciavo a perdere sangue, mi sono girato di schiena per difendermi mentre mi colpiva ancora sul torace con calci e pugni. L'uomo è stato fermato da un suo amico mentre voleva obbligarmi ad uscire tirandomi per i capelli affinché chiedessi scusa alla sua compagna. Ho scoperto dopo che avevano creato non pochi problemi agli altri clienti, se la prendevano con tutti». 
«Io», riferisce il barista che ieri aveva ancora il labbro gonfio, «ho gestito vari bar e anche discoteche a Verona e provincia ma non mi era mai capitato di vedere una cosa del genere. Fortuna ha voluto che mio figlio di 14 anni è corso a chiamare i carabinieri, che li hanno poi allontanati. A quel punto mi sono recato al Pronto soccorso a farmi medicare. Ora dovrò comunque sottopormi ad altri accertamenti su cinque denti». Quindi, l’esercente fornisce un altro particolare - naturalmente della sua versione - sul quarantotto successo in piscina. «Mia figlia più grande, che collabora con me al bar», confida il gestore, «mi ha riferito che la donna se l'è presa anche con lei e gli ha scaraventato contro la bicicletta davanti all'entrata della piscina, alla presenza dei carabinieri. Sono davvero senza parole, me la sono vista proprio brutta e spero che persone così non mettono più piede in piscina, dove si viene per divertirsi e rilassarsi e non per picchiare le persone». 

Stefano Nicoli e Roberto Massagrande

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