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Il caso sollevato dal Pd

Polemica su 40.000 vaccini a soggetti «non identificati», Zaia chiede verifiche

Il punto vaccini in Fiera a Vicenza (Colorfoto)
Il punto vaccini in Fiera a Vicenza (Colorfoto)
Il punto vaccini in Fiera a Vicenza (Colorfoto)
Il punto vaccini in Fiera a Vicenza (Colorfoto)

Il Partito Democratico chiede chiarezza in Veneto sui vaccini somministrati a persone "non identificate" ricomprese nelle sottocategorie del gruppo "altro", cui sono state destinate finora quasi 340.000 dosi, qualche migliaio in meno che agli anziani over 80.

Ieri la Regione Veneto ha spiegato cosa comprende questa categoria, ma ce ne sono ancora 40mila non identificati.

Il Pd spiega: «Attendiamo a breve quei chiarimenti che la Regione non ha fornito. La nostra non è un’accusa, ma la richiesta di massima trasparenza nel mezzo di una battaglia difficile e per di più con scarsità di vaccini. Sono oltre 2,3 milioni gli italiani sotto la voce "altro" che hanno ricevuto almeno una somministrazione, ed è un caso su cui sta indagando la magistratura a livello nazionale con decine di inchieste».

 

LA RISPOSTA DELLA REGIONE VENETO

In una nota la regione Veneto fa sapere: «Premesso che l'attribuzione di una specifica categoria di rischio è effettuata dall'operatore della seduta vaccinale e che pertanto può essere soggetta ad un margine di errore, soprattutto nei momenti di massimo afflusso ai Centri di Vaccinazione di Popolazione, nel sottogruppo pari a circa 40.000 somministrazioni (3,5% del totale delle somministrazioni effettuate, ad oggi circa 1.150.000) rientrano soggetti che attualmente non sono stati classificati in una delle altre condizioni di rischio previste dal Ministero della Salute (risultano classificati come "Nessuna condizione di rischio", "Altro" o "Mancante").

Oltre a questi – prosegue la Regione - rientrano in misura minore altre voci, come, ad esempio, viaggiatori internazionali, rischio Epatite B, residenti area a maggio rischio, profilassi post-esposizione, comportamento a rischio, donna in età fertile, che sicuramente derivano da precedenti classificazioni del medesimo soggetto. A tal proposito, si precisa che il sistema regionale è lo stesso utilizzato per le vaccinazioni ordinarie, non necessariamente anti-COVID19. Pertanto un soggetto già vaccinato per altri motivi può risultare già classificato in una categoria di rischio associata a precedenti vaccinazioni e che risulta non coerente con la campagna anti-Covid».

Il presidente del Veneto Luca Zaia e l’Assessore alla Sanità Manuela Lanzarin hanno comunque dato mandato ai direttori generali delle Ulss di verificare e incrociare i propri dati e catalogare i soggetti che compongono quel macro gruppo.

 

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