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«Pfas, ora sarà l’Ue a fissare limiti per tutti»

Arriva il momento dei progetti operativi e delle opere. «Ci sono più interventi che partiranno in parallelo sia per la progettazione che per l’esecuzione, e già nel 2020 si stima si possano concludere alcune interconnessioni utili alla sostituzione dell’approvvigionamento delle fonti idropotabili di Almisano di Lonigo». Così la Regione ha scritto inviando al Ministero dell’ambiente il programma in base a cui chiedere i famosi 80 milioni di euro per costruire le condotte che permettano di non pescare più l’acqua inquinata da Pfas (da depurare con filtri a carboni attivi) per l’acquedotto della zona. Adesso il ministro Gian Luca Galletti ha annunciato che il decreto con gli 80 milioni c’è, e l’assessore Gianpaolo Bottacin ha già assicurato nelle scorse settimane che non ci saranno problemi ad arrivare agli 87 milioni previsti, come indica il grafico inviato da Venezia a Roma (vedi qui a fianco).

«QUESTIONE NAZIONALE». La vicenda Pfas intanto ha vissuto ieri un’altra giornata di confronto a distanza tra Regione e Governo, dopo la raffica di comunicati diffusi venerdì. L’assessore Bottacin in una lunga nota, a nome della Regione, rinfaccia al Ministero della salute che la famosa ricerca del Cnr sui Pfas divulgata nel 2013 indicava anche valori molto alti di Pfos (il più pericoloso dei Pfas) in acquedotti di una città non veneta, e ha allegato elaborati Cnr da cui emerge che si tratta di Lodi in Lombardia. Bottacin ricorda al Ministero dell’ambiente che poi solo il Veneto ha imposto per gli scarichi industriali «gli stessi limiti previsti per le acque potabili», cosa che altrove non accade, mentre il Ministero dell’ambiente ha fissato limiti solo due anni fa. Quasi nessun’altra Regione, peraltro, pare abbia ancora risposto al Ministero che chiedeva un report sulla situazione Pfas. Bottacin comunque conferma che, col decreto degli 80 milioni, «eseguiremo in vari stralci gli interventi in modo da concluderli presumibilmente nell’arco di un quadriennio». Intanto la consigliera Alessandra Moretti (Pd) accusa la Regione di essersi mossa tardi: «Zaia si sveglia solo adesso e incolpa Roma». E il Movimento 5 Stelle con il sen. Enrico Cappelletti attacca sia la Regione che il Governo, sottolineando che i soldi per ora sono solo annunciati e che Venezia avrebbe dovuto abbassare i limiti di Pfas da tempo.

IL MINISTERO. Anche il Ministero della salute è intervenuto di nuovo ieri. In una conferenza stampa il ministro Beatrice Lorenzin ha ricostruito «il grandissimo lavoro» svolto dal Governo: «Stanziati milioni, sia per la parte delle Ulss, lo screening dei cittadini, che per aiutare e sostenere la Regione, quindi sinceramente non sono riuscita a comprendere il motivo di questa polemica, avendo condiviso con loro tutti i singoli passaggi». Lorenzin ricorda che il Ministero ha trasmesso nel 2014 «i limiti indicativi per Pfas e altri contaminanti della stessa famiglia, come determinati dall’Iss, invitandoli comunque a tendere a zero. È del 14 giugno, poi, il decreto Salute-ambiente che prevede l’aggiornamento delle tabelle generali degli inquinanti: si aggiungeranno gli Pfas a seguito della direttiva Ue da noi sollecitata e in arrivo a dicembre che tenderà ad uniformare, come abbiamo chiesto, i parametri Pfas nelle acque per tutti i Paesi europei. E ogni singola Regione potrà adeguare o anche ridurre questi parametri in base alla peculiarità del territorio e di potenziali inquinanti complessivi, attraverso la formulazione dei piani di sicurezza delle acque. È stato un percorso totalmente condiviso di cui l’Iss è stato la fonte comune dei dati per entrambi, Regione e Ministero».

Piero Erle

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