<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Pfas, nuove analisi
su altri inquinanti
e su tutti i lavoratori

La sede Miteni a Trissino responsabile della contaminazione
La sede Miteni a Trissino responsabile della contaminazione
La sede Miteni a Trissino responsabile della contaminazione
La sede Miteni a Trissino responsabile della contaminazione

Cristina Giacomuzzo

VENEZIA

Non solo Pfas. La Regione dà il via ad un nuovo biomonitoraggio per capire gli effetti sulla salute di inquinanti potenzialmente cancerogeni come i benzotrifluoruri, perfluorurati e fluoroammine. Sotto la lente di ingrandimento finiranno i dipendenti, anche ex, della Miteni. Saranno coinvolti anche i lavoratori delle ditte insediate vicino alla ex Rimar e quelli di aziende esterne che erano incaricate di svolgere attività in Miteni.

ANALISI E DOMANDE. Gli studi sugli effetti dell’esposizione da Pfas, sostanze perfluoroalchiliche, sono rari e parziali: c’è il caso della Du Pont nel Mid Ohio, poi un’altra azienda in Germania. Danno peraltro indicazioni diverse sull’emivita, la “durata“ nel corpo umano di queste sostanze. La prima sostiene che servono due anni prima dell’inizio del decadimento. La seconda 3 e mezzo. Un’altra ricerca, su un piccolo gruppo di esposti in Alabama, parla di 5,4 anni. La Regione, che ha tra le mani il caso più importante di inquinamento di Pfas in Europa se non del mondo, intende affrontare l’emergenza su basi scientifiche che faranno scuola. Ma per farlo servono dati certi. Serve quindi capire, ed è questo il senso della delibera, gli effetti a lungo termine dell’esposizione di queste sostanze. Non solo sugli esposti, cioè chi ha bevuto Pfas dal rubinetto, ma anche su chi li ha inalati o toccati direttamente: i lavoratori che presentano concentrazioni nel sangue mille volte più elevate rispetto ai primi.

MORTE E MALATTIE. Tuttavia, da una prima analisi del 2016, diretta da Enzo Merler, sulla mortalità di ex dipendenti Miteni, i risultati «non hanno portato ad un quadro di facile lettura sia sulla possibile associazione per patologie immunologiche e metaboliche, sia per il rischio neoplastico». Di qui il nuovo studio che prende in esame anche altri aspetti. Primo. Estende la valutazione del rischio dei lavoratori, attuali ed ex, di Miteni ad altre sostanze. Quali? «La produzione più importante è di “Btf“, i benzotrifluoruri - si legge nella delibera - prodotta in 4 mila tonnellate nel 2001. Poi l’“ortoluidina” (390 tonnellate nel 2004) e l’“anilina” (80 tonnellate nel 2001). Sono sostanze dichiarate cancerogene dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e altre autorità europee. È importante valutare se gli eccessi di mortalità riscontrati nel primo studio di Merler, per cirrosi epatica e tumori epatici, possano trovare un nesso causale con l’esposizione da Pfas o da altre sostanze prodotte in Miteni. La ricerca ha una ricaduta sugli effetti della salute poiché - scrive la Regione - anche nelle acque potabili, e anche in anni recenti, ne è stata documentata la presenza, come nel caso dei Btf». Secondo nuovo aspetto. Il biomonitoraggio sarà esteso a chi non era stato inserito in quello di Merler: vale a dire i dipendenti di ditte esterne incaricate di attività continuative in Miteni (per esempio per le manutenzioni). E i dipendenti delle due aziende produttive insediate a fianco di Miteni. Una ricerca che include gli attuali e gli ex lavoratori e che richiederà tempo per la ricerca di tali persone.

Suggerimenti