<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Veneto

Morì dopo rifiuto chemio: «Diritto alla vita non è dei genitori»

.
Eleonora Bottaro. FOTO IL MATTINO DI PADOVA
Eleonora Bottaro. FOTO IL MATTINO DI PADOVA
Eleonora Bottaro. FOTO IL MATTINO DI PADOVA
Eleonora Bottaro. FOTO IL MATTINO DI PADOVA

«L’ordinamento non pone il diritto di vita o di morte dei figli nelle mani dei genitori, al contrario i genitori sono custodi della vita dei figli, che hanno l’obbligo di proteggere». Lo scrivono i giudici del  tribunale di Padova, nelle motivazioni della sentenza di condanna a due anni ciascuno, emessa a giugno, nei confronti dei genitori di Eleonora Bottaro, morta a 17 anni nel 2016 per leucemia e "curata" con il cosiddetto «metodo Hamer» senza ricorrere alla chemioterapia.

 

Nella motivazione - riportano i quotidiani locali - i giudici sottolineano che i due genitori, Lino Bottaro e Rita Benini, avrebbero dovuto «il preciso dovere di attivarsi per garantire alla figlia il diritto primario, quello di vivere» e invece «hanno fatto tutto quanto era in loro potere per sottrarre Eleonora alle cure che la potevano guarire, sia direttamente, negando il consenso che giuridicamente spettava loro esprimere, sia indirettamente, lasciando Eleonora in una falsa convinzione di guarigione».

 

«Sottrarre la figlia - prosegue la sentenza - all’unica cura che la scienza medica conosce e che, fortunatamente, è anche una cura con elevata possibilità di successo, non è una scelta che risponda a prudenza e perizia... La salute di un figlio non può essere lasciata al mero arbitrio del genitore che senza alcun vincolo possa adottare qualunque scelta a suo piacimento, come se il figlio fosse una sua mera estensione secondo una prospettiva che, dietro una apparente modernità, finisce per negare al figlio la sua natura di soggetto autonomo - conclude la motivazione - portatore di diritti propri». 

Suggerimenti