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Maroni: «Autonomia, ecco cosa si è pattuito»

Luca Zaia e Roberto Maroni
Luca Zaia e Roberto Maroni
Luca Zaia e Roberto Maroni
Luca Zaia e Roberto Maroni

Lui, Roberto Maroni, firmerà per la Lombardia entro fine mese: ieri all’Anci ha di fatto chiesto e ottenuto anche la “benedizione” delle Province e dei Comuni lombardi, raccontando loro i contenuti del testo dell’accordo che si appresta a siglare con il Governo. E il Veneto? Per la verità ieri Maroni, al microfono di fronte ai sindaci, ha preso le distanze dal collega Zaia. LE DIFFERENZE. «Il Veneto va un po’ per conto suo», ha esordito Maroni. Che critica Luca Zaia per almeno due scelte. Primo: prima ancora di fare la trattativa ha approvato subito una legge regionale con il testo intero della proposta di legge da far votare al Parlamento sulle 23 materie da ottenere per l’autonomia (va detto però che a Zaia il Consiglio ha dato ampia facoltà di modificare i contenuti) e ha chiesto il 90% delle tasse: «Non credo sia una scelta giusta e utile, ma mi auguro giunga a firmare anche lui», dice Maroni. Secondo: invece di confrontarsi con Province e Comuni, Zaia ha scelto una commissione di professori «che gli fanno scrivere cose che voi umani non potete neanche... con tutto il rispetto, se metti di mezzo i professori- dice Maroni - poi rischi di non arrivare a un risultato. Io preferisco confrontarmi con voi sindaci». I CONTENUTI DELL’ACCORDO. A sorpresa, Maroni ha consegnato ai sindaci le carte e spiegato i sei articoli della pre-intesa che vuole firmare con Bressa «il quale nel poco tempo che c’era prima delle elezioni - precisa - è riuscito a mettere e a punto la proposta per solo 5 materie e cioè il lavoro, l’istruzione anche per quelle competenze che finora erano di competenza esclusiva dello Stato, la salute, la tutela dell’ambiente, i rapporti con l’Ue». È un testo quasi certamente diverso da quello che lo stesso Bressa sta trattando col Veneto, ma c’è da scommettere che molti contenuti sono simili. La pre-intesa indica infatti che quel testo farà anche da metodo per le successive trattative su altre materie, che le singole autonomie vanno date alla Regione per la sua specifica capacità di ricavarne crescita e sviluppo, e che dopo 8 anni di avvierà una verifica con lo Stato per decidere eventuali modifiche. LE RISORSE. Il tema centrale, spiega Maroni, è all’articolo 4: le “risorse finanziarie, umane e strumentali” da dare alla Regione per le nuove materie. E c’è il colpo d’ala: sarà infatti una “commissione paritetica” Regione-Stato a determinarle («l’ho chiesta io - rivendica Maroni - per saltare tutta la trafila a Roma nei vari Ministeri: un unico tavolo, e il Governo dice tutto lì»). Da dove vengono le risorse? Il testo letto da Maroni indica tre specifici criteri. Primo, dalla compartecipazione della Regione (o da un’aliquota specifica) all’incasso di uno o più tributi nazionali raccolti sul territorio come Irpef, Iva o Ires. «Significa che se grazie agli investimenti si aumenta il Pil, cresce anche l’introito della Regione grazie alle tasse raccolte», rimarca Maroni. Il quale è tentato di far scrivere nell’accordo una percentuale minima precisa, di compartecipazione, per le varie tasse. Secondo criterio: la spesa sostenuta oggi dallo Stato sul territorio per le singole materie (questo criterio però penalizzerebbe il Veneto, che prende meno della Lombardia). Terzo, la definizione in cinque anni dei “fabbisogni standard”, cioè dei soldi che servono per gestire con efficacia un servizio per una certa popolazione. Infine il testo ha allegati specifici sulle cinque materie concordate, ma stabilisce che si proseguirà poi sia sulle altre materie richieste sia sui contenuti relativi alle 5 materie stesse su cui si siglerebbe ora l’intesa. La firma (almeno di Maroni) è vicina. •

Piero Erle

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