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La tragedia in Marmolada

«Traditi dalla "nostra" montagna. È la palestra di tanti vicentini»

Un’immagine aerea scattata nel 2011 dal fotografo vicentino Stefano Maruzzo ritraeva la Marmolada, la montagna dei vicentini, in condizioni migliori
Un’immagine aerea scattata nel 2011 dal fotografo vicentino Stefano Maruzzo ritraeva la Marmolada, la montagna dei vicentini, in condizioni migliori
Un’immagine aerea scattata nel 2011 dal fotografo vicentino Stefano Maruzzo ritraeva la Marmolada, la montagna dei vicentini, in condizioni migliori
Un’immagine aerea scattata nel 2011 dal fotografo vicentino Stefano Maruzzo ritraeva la Marmolada, la montagna dei vicentini, in condizioni migliori

Un campo scuola, una palestra. Un luogo maestoso e relativamente vicino - particolare non trascurabile quando ci sono di mezzo alzatacce all’alba per raggiungere alte quote - in cui gli alpinisti vicentini hanno la possibilità di imparare come affrontare differenti scenari, tra roccia e ghiaccio, per diventare veri esperti di montagna. E sono stati proprio la roccia e il ghiaccio fratturati a causa delle temperature africane e franati a 300 chilometri l’ora domenica pomeriggio a tradire e travolgere gli alpinisti vicentini che stavano risalendo la Marmolada, la regina delle Dolomiti.

La testimonianza. Un legame, quello tra i vicentini e le montagne, fortissimo, profondo e indissolubile. Basta pensare che, in una provincia relativamente piccola come quella berica, esistono ben 14 sezioni del Club alpino italiano. Sono circa 14.400 i vicentini che hanno nel portafogli una tessera del Cai: «Solo la provincia di Vicenza ha più iscritti di tutta la regione Toscana». Giovanni Beato è il coordinatore delle sezioni vicentine del Cai ma siede anche nella Commissione centrale per l’escursionismo della sede centrale di Milano. «Davanti a me vedo la Marmolada - racconta - Anche se non sono propriamente vicino, mi trovo a Selva di Cadore e ce l’ho di fronte. È terribile quello che è accaduto». Beato spiega: «Le 14 sezioni vicentine del Cai non sono certo poche per 14.400 soci iscritti. Abbiamo un numero superiore di quelli che può contare l’intera Toscana». Quando il ghiacciaio si è sgretolato, il sospetto che ci fossero degli alpinisti vicentini è stato immediato. Qual è il legame che li unisce alla Marmolada? Beato non ha esitazioni: «La Marmolada è la montagna dove riesco con la mia sezione, e riusciamo un po’ con tutte quelle vicentine, a programmare nostri corsi di alpinismo. È lì che andiamo a fare pratica per insegnare soprattutto ai ragazzi più giovani. È il luogo più vicino e più comodo, si tratta di una sorta di campo scuola dove si può trovare un ambiente misto tra roccia e ghiaccio. La mia sezione aveva deciso di cambiare destinazione ma bisogna fare tanta strada. C’è chi sceglie il Gran Pilastro verso la Valle Aurina che probabilmente senza poter raggiungere la Marmolada resta il luogo più vicino». Dopo quello che è successo, cambierà il rapporto dei vicentini e degli appassionati della montagna con la “regina delle Dolomiti”? Ci sarà un po’ di timore? «La paura sicuramente ce l’avranno i turisti ma non è un sentimento che si addice agli alpinisti - è certo il coordinatore - Inizialmente, purtroppo, ci saranno i curiosi che torneranno a popolare la Marmolada per andare a vedere il luogo dell’incidente. Noi alpinisti, invece, appena sarà possibile torneremo a distanza di pochi mesi a fare qualcosa. Ovviamente, sto parlando della parte relativa alla roccia. Non ci sarà per molto tempo invece la possibilità di avvicinarci al ghiaccio. Quello di sistemazione sarà un lavoro lungo da parte dei geologi e degli esperti del Cai e del corpo nazionale del soccorso alpino».

Le sezioni. Come detto, sono 14 le sezioni del Club alpino italiano attive in provincia. Procedendo in rigoroso ordine alfabetico, ci sono quelle di Arzignano guidata dal presidente Paride Zordan e Asiago con Antonio Paganin, ma anche quelle di Bassano, con Roberta Tosin e Dueville della numero uno Paola Bertinazzi; seguono Lonigo con la presidente Giovanna Ceretta, Malo (la sezione di Lino Re tragicamente colpita dalla perdita del giovane Filippo Bari), Marostica di Francesco Pivotto, Montebello (Gianluca Grumolato) e Montecchio Maggiore (Claudio Nicetto) e poi Recoaro (Roberta Zarantonello), Schio (Massimo Zampieri), Thiene (Pierluciano Sandonà), Valdagno che proprio quest’anno ha festeggiato i 100 anni dalla fondazione con un calendario di eventi coordinati dal presidente Diego Cariolato e, ovviamente, quella del capoluogo, che è presieduta da Giovanni Vaccari.

 

Karl Zilliken

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