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«La Lega di Zaia vince su quella di Salvini»

Cristina Giacomuzzo

VENEZIA

Il giorno dopo il ballottaggio il Veneto si sveglia sempre più di centrodestra. E un po’ più grillino. Sei Comuni su sette sono stati conquistati da sindaci di area centrodestra (vedi tabella a lato). E qui la Lega l’ha fatta da padrone. E poi c’è il Movimento 5 stelle che riesce a strappare al Carroccio il Comune più popoloso del Veneto che affrontava il voto in questa tornata elettorale: Chioggia. Il grande sconfitto è il Pd. Ad analizzare i risultati è il politologo Paolo Feltrin che parte da poche e chiare certezze che emergono dall’analisi dei risultati.

VOLI E AFFONDI. «Primo. Il Pd è in netta difficoltà - esordisce -. Perde in modo sistematico molti Comuni e non ne riesce a conquistare di nuovi: il quadro vale per il nazionale come per quello regionale. Tipico del Nordest è invece, secondo punto, l’elettorato del centrodestra. Elettorato che c’è, eccome. E sa ricompattarsi appena trova un candidato decente. Lo dimostrano Abano o Oderzo qui in Veneto, ma ne sono esempi lampanti anche Trieste e Pordenone. Terzo. Il Carroccio ha dimostrato andamenti diversi a livello nazionale e Veneto: è evidente che convince di più la “Lega democristiana” su quella “lepenista”. Insomma, vince la Lega di Zaia rispetto a quella di Salvini. In Lombardia il Carroccio va male: perde persino Varese, da 23 anni della Lega, praticamente la casa di Umberto Bossi, dove è sceso in campo il governatore Maroni. Per non parlare della Milano di Salvini. E invece in Veneto Zaia fa cappotto. Perché la Lega in Lombardia ha risultati deludenti e invece qui questo non accade? Appunto perché l’estremismo e il radicalismo di Salvini non pagano. Invece, la linea di Zaia sì». E questo sarà un punto che, in vista delle politiche, si dovrà sicuramente tenere presente nel cercare un leader che coalizzi il centrodestra. Ma torniamo al ballottaggio di domenica. Feltrin procede analizzando i risultati del M5s, vera sorpresa di questa tornata elettorale fin dal primo turno. «Questi numeri - continua il politologo - dimostrano che l’elettorato del centrodestra non ha problemi a votare M5s. Insomma, si diceva, l’elettorato di centrodestra c’è in Veneto. Il dramma è in casa Pd. È qui che il risultato boccia anche Renzi. I grillini mi ricordano, in questa fase, la prima Lega degli anni ’90, in cui vinceva ai ballottaggi grazie ai voti sia della destra che della sinistra. La storia, insomma, si è già vista. E si ripete. Perché alla fine si finisce sempre per pagare pegno nel momento in cui, e la Lega lo sa bene, si arriva davvero a governare: quando cioè dalle parole si deve passare ai fatti e quel paradiso che si declama non si riesce a realizzarlo».

I GRILLINI BRINDANO. Il risultato del M5s «ha emozionato». Lo dice il capogruppo dei pentastellati in Regione, Jacopo Berti: «Abbiamo vinto 19 ballottaggi su 20, compresi Roma, Torino e Chioggia. Sempre in Veneto ricordo Villorba al primo turno, Bovolone dove non siamo andati al secondo turno per una manciata di voti e tanti altri Comuni. Rispetto alle regionali di un anno fa, abbiamo raddoppiato. Rispetto al 2013, quando i veneti ci votarono per protesta, adesso ci hanno scelto per le nostre proposte. Vuol dire che ci riconoscono la capacità di governare e ci chiedono di lavorare su temi concreti. In Veneto il Pd sta scomparendo mentre noi cresciamo ogni giorno diventando la seconda forza politica più votata: siamo ormai considerati l’altra forza di governo, l’alternativa alla Lega. Il nostro obiettivo è quello di prenderci la Regione. Ci auguriamo solo che i veneti lo capiscano per tempo non con il senno di poi come per le banche del territorio – continua -. E poi c’è la sfida verso un governo 5 Stelle: una sfida che vinceremo grazie alla nostra coerenza e determinazione».

IL COMMENTO DI ZAIA. Analizza il dato veneto delle elezione il governatore Luca Zaia: «La Lega è andata benissimo». E fa l’esempio dei sei Comuni su sei nel Trevigiano che, tra primo e secondo turno, hanno visto l’affermazione del Carroccio, ma anche i casi di Este, nel Padovano, e San Giovanni Lupatoto, nel Veronese. «Sicuramente - aggiunge - la sinistra è stata bocciata politicamente, mentre i grillini hanno portato a casa Chioggia. Anche questo per loro sarà un bel banco di prova». Riguardo al dato nazionale, per Zaia «queste elezioni bocciano Renzi senza esame di riparazione. E nella rossa Toscana - precisa - i dem hanno perso 5 Comuni su 6 e a Cascina ha vinto la Lega».

LE ANIME DEL PD. Dal Consiglio regionale, la capogruppo dem, Alessandra Moretti, manda un messaggio forte e chiaro a Zaia: «Il governatore oggi festeggia una vittoria di Pirro: in Veneto la Lega regge solo perché esiste un sistema di potere legato a clientele che durano da decenni, in continuità con il governo di Galan. Riusciremo a scardinare i potentati locali, così come è stato fatto dal Pd a Varese, la città di Roberto Maroni, e a Milano, la città di Matteo Salvini. Il centrodestra a trazione leghista ha preso una sberla in tutto il Nord. La Lega ha perso voti, città importanti e soprattutto ha perso il contatto con il territorio. Se Zaia pensa di rivoltare contro Renzi l'esito di queste amministrative sbaglia. Il vero scontro sarà il referendum costituzionale, partendo dallo zero a zero: la stragrande maggioranza di quegli elettori che hanno scelto la Lega alle amministrative decideranno di votare “sì” al referendum di ottobre che taglierà 315 poltrone alla politica superando quel bicameralismo perfetto che ci trattiene nel secolo scorso». Ma in casa Pd non tutti la pensano allo stesso modo, soprattutto a livello regionale in impasse da oltre un anno. Il deputato veneziano Davide Zoggia arriva a chiedere le dimissioni di Renzi: «Questi risultati sono uno tsunami, una mezza rivoluzione. Si deve aprire una discussione complessiva. Renzi deve concentrarsi sul governo lasciando la segreteria del Pd. E dovremmo rimettere in moto, tutti insieme, la discussione sul partito».

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