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Il punto stampa

Zaia: «Ricoveri in calo da 15 giorni, ma non c'è da stare tranquilli. Il Veneto resta in fascia arancione»

Il prof. Giorgio Palù di Aifa in conferenza stampa con il governatore Zaia
Il prof. Giorgio Palù di Aifa in conferenza stampa con il governatore Zaia
Zaia punto stampa 15 gennaio 2021

Il punto stampa del presidente della Regione, Luca Zaia sulla situazione coronavirus in Veneto. Zaia parlerà anche di vaccini e del nuovo Dpcm in vigore da domani. In primo piano oggi - venerdì 15 - il report dell'Iss. «Secondo me - ha detto Zaia - saremo in arancione». 

Il governatore ha invece segnalato un problema informatico con il bollettino quotidiano della Regione, pertanto i dati del contagio non saranno disponibili.

Interviene oggi anche il prof. Giorgio Palù, presidente dell'Aifa: «Causa Covid la mortalità in Italia è oggi dello 0.05% quindi ancora inferiore a Hiv e Tbc».

 

VENETO IN ARANCIONE. «Oggi giornata di reclassificazione, ci attendiamo l'arancione nonostante l'Rt sia sotto l'1 in virtù del tasso alto di ospedalizzazione, che ricordo essere il sesto in Italia. Normalmente secondo il protocollo l'arancione dura due-tre settimane» 

 

LA SCUOLA. «È sacrosanto che gli studenti chiedano le riaperture degli istituti, hanno ragione se protestano, ma la cautela è d'obbligo, in questa pandemia abbiamo capito che le tendenze si possono essere invertire in pochi giorni. Ho sempre detto che ritenevo una sconfitta dover chiudere. Ma qui, con i rischi di una comunità come quella scolastica, siamo davanti ad un tema di sanità pubblica, non è una argomento per zotici localisti. Come mai, se il problema non c’è, anche il Governo dice che si potrebbe riaprire ma solo al 50%? Non accetto che si dica che le scuole le hanno chiuso perché non eravamo pronti con i trasporti. Il primo febbraio si aprirà se non ci sono rischi».

«I ragazzi non hanno nessuna colpa, ma stare in un'aula chiusa per molte ore in tanti è la situazione di maggiore rischio. Non è colpa di nessuno, il virus funziona così». 

 

GLI OSPEDALI. Con la diminuzione dei casi più gravi di Covid nelle ultime settimane il Veneto dispone ora di 100 posti (realmente attivati) nelle terapie intensive. Lo ha detto il governatore Luca Zaia. «Non si tratta dei posti letto "attivabili" ma di quelli reali, attivati. E con la contemporanea diminuzione dei ricoveri nel aree noi critiche, noi abbiamo una prospettiva di terapie intensive che sarà in calo tra una decina di giorni».

 

LA MORTALITÀ. «Triste, ma i dati del Veneto sono in linea con le altre regioni più colpite dal Covid, anzi migliori. Siamo stati colpiti, ma in modo inferiore a Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Piemonte e Trentino solo per citarne alcune. I nostri medici hanno preso in carico tutti i pazienti, nessuno è rimasto a terra e a differenza di marzo non abbiamo chiuso tutte le altre attività sanitarie».

 

LE VACCINAZIONI. «Il Veneto ne ha già somministrate oltre il 75% e sta per partire anche la vaccinazione con il Moderna, dedicata solo agli over 80 che verranno convocati con una lettera recapitata a casa». L'obiettivo del Veneto è andare avanti con le somministrazioni per «creare una mini immunità di gregge», «possibile solo con l'aiuto di tutti i cittadini che non devono abbassare la guardia e devono rispettare le regole».  «Se ci arrivano i vaccini abbiamo una macchina pronta che ci permette di vaccinare tutti i veneti, per lo meno quelli più a rischio, prima dell'estate» 

 

VACCINO ASTRAZENECA. «Sarà valutato il 29 gennaio - ha detto il prof. Palù -, ma dovrebbe poi essere autorizzato. Ha dovuto fare un supplemento d'indagine chiesto dall'Ema per alcune questioni scientifiche». «Lo penso - ha aggiunto - perchè bene o male la sua capacità può venire incontro alle esigenze della sanità pubblica». Palù ha ricordato che «l'implemento di indagini è stato richiesto perchè AstraZeneca aveva fatto errori nella sperimentazione e nel controllo. In una certa coorte significativa di pazienti si erano accorti per errore che la prima dose dimezzata associata alla seconda produceva un effetto significativamente superiore, dal 60-65% al 90%, inspiegabile. Dopo si è visto che la popolazione di studio non era omogenea».

 

I TEST. «Continuiamo con il nostro sistema di testing, ricordo che oltre ai 3.158 ricoverati, ne abbiamo altri 3mila curati a domicilio. Abbiamo distribuito 40mila saturimetri. Siamo in attesa dell'anticorpo monoclonale che rappresenterà una vera svolta nella cura». 

 

IL BOLLETTINO. Il governatore ha segnalato un problema informatico con il bollettino quotidiano. Ecco i dati principali: i ricoveri oggi sono in calo: sono 3.158, -60 in area non critica e -2 in intensiva. «La punta massima delle terapie intensive per il Veneto è stata il 31 dicembre scorso con 401 posti occupati. Siamo al 15° giorno di calo di ricoveri. Significa che siamo sulla buona strada ma non è uno scenario tranquillizzante. Faccio l'esempio della dieta, l'ago scende ma se si molla, se si abbassa la guardia, l'ago torna a salire. Siamo circondati da regioni che continuano a salire. Regioni che hanno fatto molte più restrizioni di noi e c'è il rischio che qualcuno entri in zona rossa. Io invito i veneti a non abbassare la guardia, spero che il peggio sia passato ma con il Covid non si può sapere». «Difficile capire se l'aggravamento generale del contagio dipende dalle varianti del virus, ma vedo che anche all'estero c'è allarme con misure sempre più stringenti. Noi stiamo meglio ora, ma non abbassiamo la guardia».

 

Interviene il professor Giorgio Palù:

«La mortalità è quella di una popolazione generale è dello 0,05%, quindi non è neanche paragonabile a quella per le malattie infettive, non abbiamo raggiunto neanche quella dell'Aids. Ma se guardiamo sulla base degli infettati, sugli studi di prevalenza, si può stimare che oscilli tra lo 0,25% e 0,50%. Non abbiamo avuto quello che è successo in Lombardia. Ovviamente questa seconda fase è stata preponderante ma non si è mai andato in saturazione. Per la mortalità dobbiamo guardare anche l'età media di 81 anni, ovvero i soggetti più gracili. Oggi la situazione è diffusa, la cosa fondamentale che va osservata sono i tre parametri critici: i ricoverati, le intensive e i decessi» 

«Ieri in consiglio amministrazione Aifa è stata autorizzata la sperimentazione, anche in Veneto, con Rigenero (quello che ha curato Donald Trump) e Lilly, due anticorpi monoclonali»

«Si parla di varianti inglese, sudafricana, ma il virus è uno ed è cinese. Forse non è politically correct, ma è cinese e le autorità cinesi non ci hanno detto per 4 mesi che passava da uomo a uomo. Si sono sequenziate tutte le varianti. Dai dati disponibili siamo certi che i vaccini e i sieri dei vaccini neutralizzano anche queste varianti. Non abbiamo dati sulla variante sudafricana: ho sentito Astrazeneca ma pare che anche questa dovrebbe essere neutralizzata. Ci sono casi in cui il virus persiste, sono gli immunodepressi, e circola di più. Una cosa è certa: questi due vaccini già passati al vaglio sono in grado di garantire una veloce produzione anche per coprire una eventuale mutazione. Dico fidatevi della scienza».

«Al momento non si può scegliere quale vaccino fare, anch'io avrei una preferenza, ma la situazione attuale non lo consente. Possiamo arrivare a 150mila vaccinazioni al giorno h24, ma possiamo incrementare ulteriormente con i medici di famiglia e le farmacie. Credo che il Veneto non avrebbe alcun problema ad organizzarsi, il problema è la fornitura. Siamo a 220milioni di dosi, ma è necessario l'arrivo di Astrazeneca».

  

«Sul caso scuola ho letto almeno cinque lavori sulla corte tra i 12-21 anni e l'hanno comparata sul resto della popolazione. Il dato certo che l'apertura delle scuole non vuol dire tanto esporre i giovani al rischio ma mettere in circolazione 8 milioni di persone. L'apertura delle scuole il 14 settembre ha coinciso con un aumento esponenziale dei casi, un fattore che va considerato. Un approccio prudenziale impone cautela» 

 

 

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