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Veneto

Sbanda con l'auto, morto 36enne. Il testimone: «Mi sono lanciato nel fossato, ma non c'era più niente da fare»

Il dramma nel cuore della notte nella periferia di Legnago.
L'incidente a Legnago in cui ha perso la vita Stefano Fraccaro
L'incidente a Legnago in cui ha perso la vita Stefano Fraccaro
Incidente Torretta di Legnago (Foto Dienne)

Nel cuore della notte, mercoledì 29 marzo, si è schiantato con l'auto contro un platano, è finito in un canale e purtroppo non ha avuto scampo. Il tragico incidente è avvenuto lungo la strada provinciale 46 «Della Torretta» alla periferia di Legnago. La vittima è Stefano Fraccaro, 36 anni, attualmente disoccupato, che viveva da solo in via Turati, nel capoluogo della Bassa.

Il dramma

Erano le 7.30 quando l'uomo è stato trovato privo di vita nell’abitacolo della sua Volkswagen Passat grigia, piombata alcune ore prima nel fossato che costeggia via Della Valle, un tratto di strada immerso nelle campagne tra le frazioni di Torretta e Vangadizza.

A lanciare l'allarme sono stati alcuni automobilisti che hanno notato il veicolo finito fuori strada. Immediatamente sono stati allertati i soccorsi e sul posto sono giunti l'automedica e l'ambulanza del 118 con i vigili del fuoco di Legnago. I pompieri hanno estratto il corpo del 36enne dall'ammasso di lamiere ma purtroppo per lui non c'era più nulla da fare. Troppi e troppo gravi i traumi riportati nel tremendo urto.

I primi rilievi

Stando ai primi rilievi, eseguiti dai carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di Legnago, si tratterebbe di una fuoriuscita autonoma che potrebbe essere stata causata da un colpo di sonno, da una distrazione, dalla velocità sostenuta o da un guasto meccanico. Non si esclude nemmeno la presenza di un ostacolo improvviso, forse un animale selvatico che ha attraversato la carreggiata o un veicolo che ha invaso l’altra corsia di marcia, facendo sbandare Fraccaro.

L’impatto

Stando alla dinamica al vaglio alle forze dell'ordine, l'auto proveniva da Torretta in direzione di Vangadizza. Dopo aver affrontato una leggera semicurva, poco prima del chilometro 7 della Sp46, il 36enne ha perso improvvisamente il controllo della station wagon che ha invaso la corsia opposta ed è poi finita contro un platano.

Un urto tremendo che ha fatto schizzare la Passat nel canale, profondo un paio di metri, dove era presente pochissima acqua. Nessuno è riuscito a scorgere la macchina sprofondata nel fossato fino a quando, con le prime luci del mattino, alcuni automobilisti, hanno notato la Passat tra le rive. I carabinieri hanno informato il pm di turno, la dottoressa Chiara Bisso della Procura di Verona, che ha rilasciato il nullaosta per la sepoltura.

Strada «maledetta»

La Sp46 non è nuova a incidenti mortali. Lo scorso 30 giugno, a poche centinaia di metri di distanza dal punto in cui è morto Fraccaro, a perdere la vita era stata una 18enne rodigina, che viaggiava sull’auto condotta da un'amica, rimasta gravemente ferita.

Lungo la Provinciale sono presenti diversi avvallamenti, in qualche punto l'asfalto è sconnesso, ma il tratto in cui si sono consumati i due drammi è in ordine. I tecnici della Provincia di Verona ieri mattina si sono recati sul luogo dell'incidente, dove il limite è di 50 chilometri orari.

Proprio l'anno scorso, tra il 5 e 6 luglio, sono stati eseguiti lavori di asfaltatura nel tratto compreso tra i chilometri 6,6 e 7,8. I funerali del 36enne, figlio unico, che lascia nel dolore la mamma Ernestina, si terranno sabato alle 10 nella chiesa di San Pietro di Legnago. 

L'automobilista: «Mi sono lanciato nel canale, ma era già morto»

«Non appena ho visto l’auto incastrata tra le sponde non ci ho pensato un attimo e sono sceso nel canale. Ho notato che all’interno c’era una persona riversa sul sedile ma il parabrezza era in frantumi e si faceva fatica a vedere nitidamente nell’abitacolo. Quindi mi sono messo ad urlare e a battere con i pugni sulla carrozzeria per vedere se mi rispondeva. Purtroppo, come è stato appurato di lì a poco, per il conducente non c’era più nulla da fare e con ogni probabilità era già morto da alcune ore». È ancora sconvolto Massimo Mazzali, guardia giurata in servizio alla Civis, che ieri mattina ha prestato i primi soccorsi sul luogo del tragico impatto costato la vita a Stefano Fraccaro, 36enne di Legnago. 

Mancavano pochi minuti alla 7.30 quando il vigilante altopolesano, appena smontato dal turno, stava rientrando a casa a Castelmassa (Rovigo) percorrendo la Provinciale 46. «Ad un certo punto», riferisce il 40enne, «all’altezza di Torretta ho visto alcuni automobilisti fermi sul ciglio stradale che guardavano dentro al canale dove c’era una Passat ridotta ad un groviglio di lamiere. Non si sapeva ancora se all’interno ci fosse qualcuno, visto che nessuno aveva assistito a quella che sembrava una fuoriuscita autonoma, o se l’incidente risalisse a diverse ore prima e gli occupanti fossero già stati soccorsi».

Nel dubbio, la guardia giurata, ha preso in mano la situazione e si è fiondata senza esitazione nel canale dove c’erano un paio di metri d’acqua». «Mi auguravo che l’auto fosse vuota», prosegue Mazzali ripercorrendo le drammatiche sequenze del suo intervento, «invece, salendo in equilibro su uno pneumatico, ho intravisto un uomo seduto al volante. Il corpo era adagiato sul sedile del passeggero con il viso coperto di sangue. Ho gridato a squarciagola sperando che fosse svenuto, dopo essere sbandato fuori strada, nell’estremo tentativo di svegliarlo».

«Con il cuore in gola», aggiunge Mazzali, «ho spostato lo sguardo per sincerarmi che nella Passat non ci fossero dei passeggeri poichè le station wagon sono auto usate spesso dalle famiglie e poteva perciò esserci un bambino».

Un epilogo doloroso confermato di lì a poco dai vigili del fuoco, giunti a Torretta con i carabinieri e il personale del 118 allertati dalla guardia giurata rodigina una volta calatasi nel fosso.

Francesco Scuderi e Stefano Nicoli

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