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Il segretario regionale della Cisl

Gianfranco Refosco: «Alt lavoratori schiavi. Patto blinda-appalti tra sindacati e aziende»

Gli stranieri ridotti in schiavitù che lavoravano conto terzi nello stabilimento di Grafica Veneta, azienda padovana famosa per la stampa di best seller come Harry Potter o per le prime mascherine “made in Veneto” anti Covid, stanno sollevando ancora clamore. Ma per Gianfranco Refosco, segretario della Cisl Veneto, il nodo è un altro: «Al di là delle polemiche stucchevoli di queste ore, la realtà è che il fenomeno c’è e va gestito. È tutto il sistema degli appalti che va rivisto. Serve un grande lavoro di analisi dell’esistente per capire cosa viene appaltato e costruire una sorta di anagrafe delle aziende che operano in questo modo. Serve poi mettere insieme un sistema di controllo che preveda ispezioni e vigilanza per stroncare sul nascere episodi come quelli che sono successi».

Refosco, la sfida è enorme?
Certo. E riguarda anche il pubblico. L’anno scorso a dicembre abbiamo firmato con la Regione un protocollo a cui abbiamo lavorato per oltre tre anni. Riguarda l’attività regionale, quindi sanità o lavori pubblici, pone limiti ai sub appalti ed evita le gare al massimo ribasso. A seguito di questo accordo la Regione si impegna a mettere in atto un confronto preventivo coi sindacati prima di pubblicare i capitolati, ma anche di dar vita a un sistema di informazione trasparente sui sub appalti che è proprio dove la catena della responsabilità viene a mancare e dove non c’è un controllo.

Concretamente?
Un esempio: in un’azienda un’ora di lavoro costa 25 euro. Se con l’appalto costa 15 euro so già che qualcosa in automatico verrà meno, cioè verrà violata qualche regola. Porre dei limiti vuol dire, in questo caso, rispettare, nell’ottica della responsabilità sociale di impresa, i minimi salariali previsti dai contratti nazionali.
 

Il protocollo vale solo per gli appalti della Regione? 
Sì. Questo sarebbe il momento ideale per applicare un modello simile anche al privato. La proposta è che la Regione si faccia da garante in questo mettendo insieme associazioni datoriali e sindacati per costruire insieme le regole di un gioco che sia rispettoso di tutti. Ovvio, il protocollo non potrà avere forza di legge, ma indicherebbe la forte volontà delle parti di ricondurre gli appalti a regole certe. E ciò interessa anche le imprese perché quello che è emerso da questa vicenda, oltre alle condizioni inumane a cui sono stati sottoposti quei lavoratori, è che così scatta la concorrenza sleale nei confronti delle aziende in regola. Questo innesca il rischio alla corsa al ribasso, una spirale negativa per tutti.

Altro tema: il lavoro in azienda col Green pass. Sterilgarda l’ha detto chiaro: no certificato, no stipendio. Sono fioccate minacce e insulti.
Intanto massima solidarietà. È successo anche a noi quando a febbraio abbiamo avviato la campagna “Vacciniamo il lavoro”. Sono atti inaccettabili. La soluzione? Andare uniti. Confindustria dice bene, ma lo fa nel modo sbagliato. Serve avviare una campagna di informazione condivisa tra parte datoriale e sindacato per far passare il messaggio di quanto sia importante vaccinarsi. Imporlo fa solo il gioco dei no vax. Ricordo poi che i protocolli Covid definiti ad aprile 2020 tra imprese, sindacati e Regione ci consentono oggi di dire che i casi di focolai in azienda si contano sulle dita di una mano.

I sindacati confederali hanno da poco organizzato una manifestazione a Vicenza sulla sicurezza del lavoro. Da allora tre decessi. È un’altra urgenza?
È un allarme concreto. La Regione è al lavoro per definire il nuovo Piano strategico sulla sicurezza del lavoro 2021-2023. Serve potenziare gli Spisal. Vedremo quanto investiranno.

Intanto, le aziende venete non trovano personale.
E sarà sempre peggio perché la generazione dei baby boomers è destinata in 5 anni ad andare in pensione. Ma non ci saranno giovani a sostituirli. E non è solo una questione di numeri, ma anche di qualità. C’è una forte carenza di competenze. Questo è un momento di cambiamento: le aziende si stanno trasformando. La sfida è di anticipare i loro bisogni per riuscire a formare adulti e giovani, altrimenti la prospettiva è di un mercato del lavoro schizofrenico: persone che rischiano di perdere il posto e imprese che cercano e non trovano. Serve un’operazione di massa di formazione.

Come si anticipano i bisogni?
A settembre inizia la fase congressuale della Cisl: sarà il momento dell’ascolto. Sta cambiando tutto e dovrà farlo anche il sindacato.

Cristina Giacomuzzo

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