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La "pagella" del Ministero

Ecco perché il Veneto è diventato arancione: il dato "chiave"

«Il Veneto è un caso anomalo», aveva detto nei giorni scorsi il governatore Luca Zaia. E la conferma è arrivata ieri. Da una parte la pagella emessa dalla Cabina di regìa del Ministero sulla nostra regione certifica che i numeri della pandemia sono almeno in parte migliorati: per tutti vale il fatto che l'indice di trasmissione Rt del virus è sceso sotto la fatidica quota 1, fermandosi a 0,97 (significa che siamo scesi sotto alla media per cui ogni contagiato infetta almeno un'altra persona). Ma dall'altra parte il Veneto si ritrova per la prima volta collocato esplicitamente in fascia "arancione" dal ministro della salute Roberto Speranza, almeno fino al prossimo week end.

 

 

Questo accade, è evidente e il nostro giornale l'aveva indicato due giorni fa, proprio in base al nuovo criterio forte indicato dal decreto legge varato dal governo Conte: si guarda al numero di nuovi casi positivi ogni 10 mila abitanti. Ebbene, se l'obiettivo è scendere a 50 nuovi casi ogni 100 mila abitanti la "pagella" del Ministero ha sentenziato che il Veneto la settimana scorsa invece ha avuto 454 nuovi casi ogni 100 mila, cioè addirittura nove volte sopra il limite. Ed è in crescita rispetto alla settimana precedente. Intendiamoci: nessuna regione è scesa a 50 casi, sono tutte ben sopra. Ma tutte hanno meno della metà dei casi veneti, eccetto l'Emilia che comunque è a 242. E il Ministero infatti sentenzia: «Una regione, il Veneto, mostra un tasso di incidenza particolarmente elevato rispetto al contesto nazionale». Sentenza chiara. 

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«Come ho sempre sostenuto, al pari anche di tutte le altre Regioni, la decisione della classificazione in aree deve essere competenza esclusiva dell'autorità scientifica, che per noi è l'Istituto Superiore di Sanità - ha detto il governatore Zaia dopo aver appreso del passaggio in zona arancione -. Prendiamo atto di questa nuova classificazione, che viene in un momento non facile per il Veneto, così come per l'Italia, l'Europa e il Mondo, messi a dura prova in queste ore. Non dimentichiamo la situazione in tutta Europa, con la Germania che ha mille morti al giorno e ha prolungato il suo lockdown, o con l'Inghilterra che registra 58 mila casi ogni giorno. Dobbiamo anche porre molta attenzione a quanto ci dice la lettura dei dati da parte della comunità scientifica, e cioè che noi siamo due settimane in ritardo rispetto alla terza ondata che sta interessando Germania, Inghilterra e tutta l'Europa». Poi l'appello al governo: «Bisogna fare presto, prestissimo, con la messa a disposizione dei ristori per le categorie imprenditoriali e commerciali che devono chiudere o che comunque vedranno assottigliarsi il flusso dei clienti. I mancati fatturati di tante categorie economiche vanno compensati al più presto».

 

Piero Erle

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