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Il presidente di Aifa

Covid, Palù: «Non si avrà mai la certezza se virus naturale o artificiale. Circolava dal 2019, cinesi zitti per tre mesi»

Il professor Giorgio Palù durante il punto stampa di Marghera
Il professor Giorgio Palù durante il punto stampa di Marghera
Il professor Giorgio Palù durante il punto stampa di Marghera
Il professor Giorgio Palù durante il punto stampa di Marghera

«Sappiamo che il Covid circolava in Cina da almeno settembre 2019, e lo si è saputo molto in ritardo, Ricordo che nel 2002 i cinesi sono stati zitti almeno sei mesi prima di denunciare che c'era il virus della Sars, qui come minimo tre mesi. E poi, lo ha detto anche l'Oms, non sapremo mai se il virus sia naturale o artificiale, perché non troveremo la prova. È importante sapere quale sia stata la sorgente per sapere se un virus che conosciamo si sia adattato in un corpo intermedio come è avvenuto con la Sars, con Ebola, è determinate per seguirne l’evoluzione passo passo». Lo ha detto Giorgio Palù, presidente dell'Aifa (Agenzia italiana del  farmaco) intervenendo al punto stampa Covid alla protezione Civile del Veneto.

Palù ribadisce che «non si avrà mai la certezza dell’origine. Almeno se non troveremo l’ospite intermedio. Possiamo solo sospettare che, se è naturale - osserva - sia passato all’uomo. Come? Quello che posso dire è che il tipo di pipistrelli a cui si associa il virus, si trova in Cina, è stanziale e vive in una caverna a 3 mila km di distanza da Wuhan. E in quel luogo - afferma Palù - nessuno degli abitanti aveva anticorpi contro questo virus. Quindi uno si aspetta che se c’è un travaso da un uomo ad un altro uomo, ciò avvenga dove l’animale esiste. Questi pipistrelli sono stati presi e portati a Wuhan? - si domanda -.Inoltre il cosiddetto pangolino non esiste in Cina; è una prelibatezza della Thailandia ed è stato poi scartato». Pertanto non si può escludere, per Palù, «né l’una né l’altra ipotesi come certezza. Certo - spiega - se i cinesi ci avessero detto qualcosa, ci avessero consegnato i libri delle sequenze, avessero dato come richiesto i ceppi di virus che si sono studiati, avessero fatto parlare i medici o lasciato le pubblicazioni. Ma tutto questo non è avvenuto. È uno dei grossi problemi e abbiamo parlato ieri al G20 della carenza di diffusione delle notizie, della mancanza di una banca virus disponibile per tutti».

 

VARIANTI

«Questo è il più grande virus che sta infettando il genere umano - ricorda Palù -. Tutti i virus Rna mutano. Inizialmente non c'era certezza sulla capacità delle varianti di infettare, mancava un modello scientifico. Comunque già da Wuhan all'Italia il virus si era modificato». «La variante Sudafricana e la variante Brasiliana sono importanti perché aumentano il fattore di diffusione e resistono agli anticorpi. La variante Sudafricana è la più preoccupante perché si diffonde di più. Nel nostro Paese ad oggi la variante inglese invece è quella dominante, è al di sopra del 91% dei casi»

 

VACCINI, ETICAMENTE GIUSTO STOP BREVETTO MA DIFFICILE

«Credo che sia giusto da un punto di vista etico ma vedo difficile che passi la proposta di Biden». È il pensiero del presidente di Aifa, Giorgio Palù, sulla proposta del presidente Usa di liberare i brevetti dei vaccini anti-Covid, per la durata dell’emergenza. «Ci sono aziende - spiega - che hanno centro di ricerche e sviluppo, investono centinaia di milioni di dollari per un vaccino. E non lo possono fare i laboratori universitari. Se si toglie lo stimolo di un vaccino nella proprietà intellettuale, chi fa più ricerca dopo? Ripeto, - ribadisce - io ritengo sia giusto dal punto di vista etico che l’industria dica che in questo caso tolgo la proprietà intellettuale. Questo lo reputo giusto. Non è detto però che Biden riesca ad imporsi».

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