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L'aggiornamento

Covid, Zaia: «In Veneto 150.000 over 50 non ancora vaccinati». «Riapertura scuole nel caos»

Zaia punto stampa 7 gennaio

Luca Zaia in diretta alle 12.30 per il consueto aggiornamento sull'andamento dei contagi e della campagna vaccinale. 

Con lui Evelina Tacconelli, responsabile del reparto di malattie infettive dell'azienda ospedaliera di Verona e capofila nel progetto nazionale sulle terapie monoclonali.

I DATI. 22 milioni e mezzo di tamponi da inizio pandemia in Veneto. 6.846 positivi nelle ultime 24 ore, incidenza al 17,3%.  +153 ricoverati dopo i -90 di ieri: 1475 in area non critica e 205 in terapia intensiva. Altri 33 decessi. «Stiamo pagando il conto delle festività, ora stiamo andando verso un periodo più tranquillo».

VACCINAZIONI. Sono saliti ad un totale di 9.354.794 i vaccini somministrati in Veneto dall’inizio della pandemia. Di questi 26.687 sono stati inoculati ieri. Le prime dosi sono state 3.490 in più (3.371.376 il totale), le seconde 1.059 (4.070.239), le dosi booster 22.138 (1.913.177). I sanitari della regione hanno somministrato il 98,6% delle dosi fornite. Domenica open-day: giornata dedicata alle vaccinazioni nella fascia 5-11 con accesso diretto. Il Veneto aumenta le possibilità di vaccinazione per chi non si è ancora presentato alla prima somministrazione. «Sono 150.000 in regione gli over 50 che non si sono vaccinati, e per loro vi sarà modo di prenotarsi, perché ci sono degli slot ancora liberi, o di approfittare dell’accesso libero già da oggi». Zaia ha dato atto che «la valutazione fatta dal Governo con l’ultimo decreto non è sbagliata perché negli ospedali il paziente tipo è un over 50. La misura è di carattere sanitario, per mettere in sicurezza questa fascia di età e impedire che gli ospedali collassino».

SCUOLA.  «L’unica novità sul fronte delle scuole è il caos». «Il decreto del Governo impone delle fasi di testing che sono insostenibili. Tutte le regioni sono a fine corsa con la fase di testing. Non parliamo poi del contact test, cioè nel chiamare a casa i positivi e i loro contatti. Inutile buttarla in polemica: questa è la capacità di lavoro e oltre a quella non si va». «Con 18 mila contagiati, come quelli di ieri - ha spiegato -, si dovrebbero prevedere 18 mila telefonate a persone che, quasi sicuramente, avrebbero riferito una decina di nomi di contatti stretti. Sarebbero quindi 10 mila persone da contattare in un giorno. Impossibile. Noi - ha precisato - dobbiamo fare l’amministrazione del possibile e per fare ciò credo sia sempre più doveroso modificare la definizione di caso. E dobbiamo avere un diverso atteggiamento da coloro che sono sintomatici positivi, e soprattutto di coloro che non lo sono». Sul fronte della scuola, ci «sono tante classi in quarantena, circa 2.400, - ha osservato Zaia -; poi ci sono docenti in quarantena, altri in malattia e quelli non vaccinati. In questo brodo primordiale non so cosa venga fuori, nel senso che abbiamo grosse difficoltà. Io immagino - ha sottolineato - si apriranno le scuole il 10, il Governo ha deciso che si dovrà aprire e la situazione sarà quella che molte classi saranno chiuse , altre saranno in dad perché non ci sono altre soluzioni. Si cercherà di venirne fuori. Il problema grosso - ha concluso - non è l’apertura delle scuole ma la gestione di tutta la fase di testing e di screening che è una cosa paurosa».

PARLA EVELINA TACCONELLI. «Infettivologhi e chi lavora in terapia intensiva e internisti hanno un unico interesse: che si riduca la mortalità dei pazienti. Il paziente ha diritto alle migliori cure possibili a prescindere dalle sue idee. La pandemia ci ha spiegato che la sanità deve lavorare diversamente: abbiamo troppi pazienti positivi ma asintomatici negli ospedali. Il covid ora può essere trattato in modo diversa.

Vedo una malattia causata da omicron. Vedo una malattia nettamente diversa, nel vaccinato è come un'influenza e si può curare a casa. Rispetto a otto mesi fa nel vaccinato c'è una minor necessità di terapia intensiva. I non vaccinati che acquisiscono la variante Delta invece rischiano tanto come otto mesi fa. Ora ho molte più terapie rispetto all'inizio». «Sta per arrivare sul mercato un monoclonale che avrà validità di 12 mesi. Non si tratta di una sostituzione del vaccino. Potrebbe essere una soluzione per una fascia di persone che ha determinate patologie gravi». 

«Se sono vaccinato, devo affrontare il virus come una sindrome influenzale. Unica accortezza un saturimetro da usare tre volte al giorno (seduti, a riposo, senza luce diretta). Dal 90% in su trattatela come qualunque altra influenza. Se sono non vaccinato o ho patologie a rischio, devo trattare il virus contattando il medico di medicina generale. A Verona abbiamo fatto un po' dando la nostra possibilità di essere contattati direttamente: riceviamo 200 telefonate al giorno».

 

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