<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
La sentenza

Caccia in Veneto, dal Tar stop anticipato per gli uccelli acquatici

Un'altra sentenza del tribunale amministrativo contro la Regione. È bufera politica

La caccia in Veneto si chiude in anticipo di 10 giorni. Il nuovo stop vale solo per le specie acquatiche. Il divieto è già vigore. Lo è, precisamente, da venerdì scorso quando è stata emessa la sentenza del Tar (Tribunale amministrativo regionale). «La Regione ha provveduto prontamente a inviare a tutte le associazioni ed enti interessati la nota - assicura l'assessore regionale alla caccia, Cristiano Corazzari -. Ma non ci arrendiamo: stiamo studiando un provvedimento ad hoc per riuscire a ripristinare il normale calendario». Quindi, la chiusura al 31 gennaio.

La vittoria della Lac

La Lac (Lega anticaccia), patrocinata dallo studio legale Claudio Linzola, ha ottenuto il risultato sperato: «Il Tar - spiega in una nota l'associazione - ha emesso la sentenza di merito nella quale ha stabilito che deve essere anticipata, secondo le indicazioni tecniche formulate dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), la data di chiusura della caccia a tutti gli uccelli acquatici (dodici specie), fissata quindi al 20 gennaio anziché al 30 gennaio, come invece aveva deliberato la Giunta regionale». Di conseguenza il provvedimento «è efficace da subito». Quindi è in vigore in tutto il Veneto il divieto di caccia agli Anatidi, dal Germano reale al Beccacino. Non solo. «Il Tar ha anche stabilito che la Regione ha illecitamente protratto di dieci giorni la caccia alle specie Cesena e Tordo sassello, che avrebbe dovuto chiudere all'esercizio venatorio già a partire dal 10 gennaio». La vittoria giudiziaria della Lac si aggiunge a quella ottenuta al Tar Emilia-Romagna per cui «ora in tutto il delta del Po, in entrambe le regioni, non si possono cacciare nell'ultima decade di gennaio tutti gli uccelli acquatici».

Il calendario

All'indomani della sentenza, Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd, ha espresso soddisfazione: «È una vittoria importante per più motivi. È la prima volta che vedo stoppare con così grande anticipo la caccia, anche se solo per gli uccelli acquatici. Ed è una batosta per la Giunta Zaia e l'assessore alla caccia che non hanno mai voluto seguire le indicazioni dell'Ispra. E poi quella sentenza ha valore giuridico: le indicazioni Ispra dovranno ancora di più essere rispettate nella redazione dei prossimi calendari venatori». Interviene Cristina Guarda, Europa Verde: «La Regione continua subire sentenze contro il calendario venatorio perché viene realizzato a misura dell'attività ludico ricreativo dei cacciatori e non a tutela della biodiversità. Spero che questa ennesima sentenza porti l'assessore Corazzari a includere finalmente le associazioni ambientaliste nei lavori di preparazione dei futuri calendari venatorio».

Il muro

Corazzari, però, non ci sta: «Il Tar ha formulato la sentenza senza tener conto della nostra difesa, cioè i dati relativi alle presenza della fauna che dimostravano, appunto, la bontà del nostro calendario. Sulla base di queste cifre, stiamo studiando un nuovo provvedimento che consentirebbe di sparare fino all'ultimo giorno di caccia». Insomma, si sta riproponendo quello che era successo con le giornate aggiuntive lo scorso ottobre: nel calendario la Giunta ne aveva segnate 5, il Tar aveva bocciato. Ma Corazzari aveva firmato una nuova ordinanza con 3, mai impugnata. Una reazione che Joe Formaggio, FdI, chiede a gran voce anche stavolta «È inaccettabile che i cacciatori, nonostante le tasse che pagano, debbano vedersi vietato un loro diritto sacrosanto». Jonatan Montanariello, cacciatore del Pd, esce dal coro dem e avanza una ulteriore proposta: «Visto questo guazzabuglio» che ha portato alla chiusura anticipata «chiedo alla Giunta provvedimenti per poter recuperare, a titolo risarcitorio, le giornate di caccia perse».

Cristina Giacomuzzo

Suggerimenti