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L'intervista

Zaia a 5 anni dal referendum: «Autonomia per le 23 materie. O si cambi la Costituzione»

Il presidente della regione veneto ripercorre le tappe del referendum e ribadisce la costituzionalità della richiesta della Regione

Presidente Luca Zaia, domani saranno cinque anni dal referendum sull’autonomia: oltre 2 milioni di veneti scelsero il “Sì”. Ad oggi di concreto non c’è ancora nulla. Come vive questo anniversario?
Intanto, questi cinque anni non sono passati nell’immobilismo. La delegazione trattante ha svolto un lavoro ciclopico: siamo partiti dal deserto assoluto e siamo arrivati ad aver inquadrato, da un punto di vista formale e giuridico, ogni singola materia. E la Costituzione prevede la possibilità di chiederne 23. Di mezzo, poi, c’è pure stata l’emergenza Covid. Non solo. Abbiamo cambiato quattro governi - Gentiloni, poi il Conte 1 e 2, e Draghi - coi relativi interlocutori. Quindi questi 5 anni sono stati più che sufficienti per il riscaldamento a bordo campo. In questo periodo abbiamo fatto tutti i compiti per casa. Ora aspettiamo il risultato. 

Quando dice che «ha inquadrato ogni materia dal punto di vista formale e giuridico», cosa vuol dire?

Quando si dice: «Trasferiamo la materia X dallo Stato alla Regione» significa verificare quale competenza ha lo Stato su quel servizio, cioè se concorrente o meno, quantificarne i costi, cioè quanti soldi lo Stato spende in quel territorio, rifare i conti e stabilire quanto dovrà essere conferito alla Regione per gestire quel servizio. Non è poco. Ebbene, il nostro Ufficio studi quei conti per ogni materia li ha fatti.

Ma sul tavolo dell’ex ministro Gelmini non sono approdati.

Sì. Perché con l’ultimo Governo siamo arrivati a definire una legge quadro che, una volta approvata dal Parlamento, darà mandato al Governo stesso di firmare le intese con ogni Regione. E non sarà uguale per tutte. Noi la nostra intesa l’abbiamo già scritta. Ovviamente ci sarà da contrattare.

Cosa si aspetta dal nuovo governo di centrodestra?

Una presa di coscienza. Attenzione, però. Il centrodestra non governa questo Paese da 11 anni. Finora, anche per questi 5 anni, il Paese è sempre stato in mano al centrosinistra, tranne per un anno di governo giallo-verde. Intanto continuo a vedere esponenti di sinistra che confermano che loro il referendum non l’hanno mai voluto e sostenuto. E c’è chi sostiene le tesi della secessione dei ricchi o dell’atto di egoismo. Dichiarazioni lunari. Allora, se a qualcuno non va bene la Costituzione invece di bloccare l’autonomia, faccia una proposta per modificarla: così andremo alla conta e sapremo in Italia quanti sono i centralisti e i federalisti.

L’autonomia è stata inserita nel programma di governo del centrodestra, firmato pure da FdI. Ora però c’è il fuoco amico: il sottosegretario all’Economia in pectore, il leghista Massimo Bitonci, ha dichiarato che le 23 materie sono troppe. Come sostiene il Pd Veneto.

Ciascuno si tiene le idee che ha. Io guardo ai fatti: la Costituzione sostiene che le Regioni possono chiedere 23 materie. Non è una convinzione del Veneto. Ricordo poi che nella pre-intesa, firmata con il sottosegretario Bressa (Pd) limitata inizialmente a 5 materie, fu mia e l’ho firmata. Il vero tema è altro. Si vuole attaccare. Ma per smontare basta un ragionamento: se per avere l’autonomia serve chiedere poche materie, come mai Emilia Romagna o Toscana, che ne chiedono solo alcune, non l’hanno ancora?

Quindi, Zaia, col nuovo governo tornerà alla carica con 23 materie di cui avete già un dossier economico?

Guardi è come col menù al ristorante. Ho il diritto a chiedere a chi verrà a servirmi il piatto qualsiasi cosa ci sia scritta in quel menù. Poi ci sarà la trattativa, lo so. Ma scartare a priori senza trattativa per me è assurdo. 

Si ipotizza Calderoli agli Affari regionali. Avrà il fiato sul collo di Zaia?

Premessa: non esprimo considerazioni su nomi che indicherà il premier. Dico però che il futuro ministro ha già un sacco di lavoro fatto. E dovrà evitare di partire da zero. Se diventa la tela di Penelope non ne veniamo più fuori.

Quando 5 anni fa i veneti andarono a votare non lo fecero con la tessera che hanno usato il 25 settembre. La Regione ha dovuto pensare anche a quello?

Sì, per arrivare a quel referendum il percorso è stato tortuoso. Il Consiglio regionale lo ha approvato nel giugno 2014. La legge è stata impugnata dal Governo Renzi. La Corte Costituzionale ci ha dato ragione a giugno 2015. Poi è continuato il boicottaggio: il governo Gentiloni ci vietò l’uso della tessera elettorale, un fatto inaudito. Era un modo per dare l’immagine di una pagliacciata. Allora mi inventai la ricevuta. Non è finita. Ci chiesero pure di sostenere i costi per il personale delle forze dell’ordine. Ma alla fine a loro andò male: 2 milioni 273mila veneti sono andati a votare, il 98%.

E allora l’entusiasmo era palpabile. Adesso in tanti non ci credono più. Cosa dice loro?

Dico che io vado avanti per la mia strada. Questi discorsi li ho sentiti per le Olimpiadi e per la Pedemontana. Non ho tempo di perdere tempo con chi depone le armi. Le battaglie vanno fatte assieme. E guardi che questa è una battaglia non da poco. Stiamo parlando della più grande riforma dal dopoguerra. Se qualcuno pensa che fare l’autonomia sia come mettere la monetina nel jukebox e selezionare un disco, si sbaglia.

Ora cosa teme di più?

La disinformazione: persone che hanno ruoli istituzionali che aprono la bocca senza sapere di cosa parlano facendo danni. Spiace che al Sud ci siano colleghi che danno l’immagine di fine del mondo quando descrivono l’autonomia. Ai cittadini del Sud dico che se hanno i rifiuti per strada o se sono costretti a fare la valigia per curarsi fuori regione non è per colpa dell’autonomia. Perché non c’è ancora. L’autonomia è assunzione di responsabilità. Ed è in linea con la Costituzione. Siamo fortunati ad avere un presidente della Repubblica che ad ogni occasione lo chiarisce. Mattarella non fa parte delle tifoserie. L’ha sancito fin dal suo discorso di insediamento: l’autonomia è possibile. Ed è un diritto per chi la chiede.

Cristina Giacomuzzo

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