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Lotta al Covid

Zaia: «Zona gialla, siamo appesi a un filo». «Vaccini, salgono le prime dosi ma abbiamo 656mila no-vax»

Luca Zaia in diretta, 3 dicembre

Luca Zaia in diretta per il consueto aggiornamento sulla situazione Covid in Veneto.

I DATI. «Abbiamo superato quota 19 milioni di tamponi eseguiti. Sono 3.116 positivi nelle ultime 24 ore su 98.015 tamponi, incidenza  del 3.18%. I positivi di oggi sono 35.705. I ricoverati sono 664 (+25): 549 in area non critica (+15) e 115 in terapia intensiva (+10). I morti sono 9 nelle ultime 24 ore». 

«Maggior numero di positivi rispetto alla popolazione? Non ho risposte. Il virus è indescrivibile».  «Abbiamo avuto dei periodi, come lo scorso anno, - ha proseguito Zaia - in cui il virus colpiva di più da noi e non le altre regioni contermini, poi in primavera la situazione si è rovesciata, e per esempio l’Emilia Romagna ha chiesto ospitalità per alcuni pazienti. Il bacino del Nordest è il più "sacrificato", ma c’è per esempio la comunità dell’Alto Adige poco numerosa con una situazione epidemiologica più grave, come il Friuli Venezia Giulia, e come la Slovenia; l’Austria addirittura ha chiuso tutto. Nessuno sa spiegarsi perché le otto regioni più colpite sono sempre le stesse».

VACCINI. È un trend che si consolida quello dell’aumento delle prime dosi di vaccino in Veneto, ad un anno dall’inizio della campagna di profilassi contro il Covid. Ieri sono state 2.910 le prime dosi, su un totale di 42.054 somministrazioni, conferma che la macchina sanitaria è di nuovo a pieno ritmo. Una crescita dovuta soprattutto alle terze dosi/booster, 37.610, Sono 585.635 i cittadini veneti che hanno già ricevuto la dose addizionale, pari al 12,1% della popolazione residente. «Siamo la regione che sta somministrando più dosi di vaccino». «Ora possiamo dire che la media regionale è dell'86%».

ZONA GIALLA. «Questa settimana pur con 2 parametri su tre oltre i limiti, non siamo in zona gialla, siamo appesi al "filo" dell’occupazione dell’area non critica». «L’incidenza settimanale - ha illustrato Zaia - è di 317,1 su 100 mila abitanti, l’indice Rt è 1,39. L’occupazione delle terapie intensive è al 10%, quella in area non critica dell’8%. Dei tre parametri valutati per il passaggio di zona, il primo di 150 è superato, il secondo delle intensive è superato, quando arriveremo al 15% dell’area non critica passeremo in zona gialla». «Il passaggio di zona non è una "passeggiata", anche se si tratta di un passaggio abbastanza "morbido"». «Comporta obbligo di mascherina all'aperto, riduzione 50% capienza cinema, teatri etc. e massimo quattro persone al tavolo del ristorante». 

NO-VAX. «Io ho l’obbligo di dire la verità ai cittadini. Io non ce l’ho con i no vax ma vaccinarsi è la soluzione. Non possiamo continuare a diffondere l’alibi che questo virus si cura a casa. Basta. Il 93% si cura già a casa, ma senza pneumologie e terapie intensive molti sarebbero morti». «Abbiamo una macchina dei tamponi micidiale - ha aggiunto Zaia - ma siamo anche impegnati sul fronte delle vaccinazioni, siamo la regione che vaccina di più in Italia. Abbiamo tanto fronti aperti, 700 pazienti in ospedale Covid. Finiamola con le menate, a parità di contagiati oggi abbiamo un quarto dei ricoverati rispetto all’anno scorso. L’83% di questi sono non sono vaccinati». «Io sono contrario all’obbligo vaccinale - ha risposto Zaia - perché sono pratico. Cosa vuol dire rendere obbligatorio il vaccino? Non c’è un modello vaccinale nel mondo che abbia raggiunto il 100%. La vaccinazione obbligatoria prevedrebbe il Tso, ed è fattibile in un paese in cui non possiamo nemmeno chiedere la carta d’identità ad un cittadino? Per favore siamo seri!». «Avendo 656mila non vaccinati in regione, il virus in quei contesti circolerà con più velocità. Penso che il dialogo e la promozione dell’informazione sia fondamentale per convincere i cittadini ancora non convinti».  

BAMBINI. «Per il vaccino Pfizer pediatrico, la soluzione pratica per noi è di riuscire a tenere un canale aperto con i pediatri».  «Siamo disposti - ha aggiunto - a tenere aperti gli hub e a creare linee preferenziali, ma se si riuscisse a tenere aperto il canale con i pediatri di libera scelta sarebbe la migliore scelta». In Veneto sono circa 302mila i bambini della fascia d'età interessata, 5-11.

MEDICI. Sulla carenza di medici «paghiamo lo scotto di una mancata programmazione, che peraltro non ci compete. Per anni abbiamo detto che si doveva riprogrammare il numero dei medici». «Nel 2018 - ha ricordato - abbiamo assunto 300 medici laureati ma non specializzati, scatenando un putiferio. Oggi è normale, ma c’è voluto il Covid di mezzo, così come è normale chiedere di lavorare a un medico oltre i 70 anni. Senza pensare a chi preferisce lavorare nel pubblico o privato. In un mondo in cui la sanità è universalistica, ed è giusto che così sia, i professionisti lasciano un lavoro massacrante dove vengono pagati poco e vanno in spazi dove si lavora meglio».

 

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