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Acqua senza Pfas, il conto sale a 104 milioni

Il cartello della Regione e di “Veneto acque” per le opere di scavo dei nuovi pozzi di acqua dalla falda in area Brenta a Carmignano
Il cartello della Regione e di “Veneto acque” per le opere di scavo dei nuovi pozzi di acqua dalla falda in area Brenta a Carmignano
Il cartello della Regione e di “Veneto acque” per le opere di scavo dei nuovi pozzi di acqua dalla falda in area Brenta a Carmignano
Il cartello della Regione e di “Veneto acque” per le opere di scavo dei nuovi pozzi di acqua dalla falda in area Brenta a Carmignano

I conteggi dei soldi che servono subito sono cambiati: non più 87,6 milioni di euro, ma circa 104. E i progetti curati per i nuovi acquedotti che devono portare a Lonigo l’acqua priva di Pfas sono al momento solo allo stadio di “fattibilità tecnico economica”. Questo non lo scrive il Governo, ma lo rivela un documento spedito via Pec (posta certificata) appena due settimane fa alla Regione dalla sua stessa azienda “Veneto acque” con l’amministratore unico Gianvittore Viccari, ex parlamentare della Lega. È la novità che emerge dalla lunga vicenda degli 80 milioni che lo Stato ha promesso alla Regione per le opere di acquedotto che sono state richieste per motivi sanitari dallo stesso Iss-istituto di sanità: bisogna sostituire i pozzi della zona di Lonigo che pescano acqua inquinata dai Pfas, anche se già oggi viene depurata con maxi-filtri.

IL DOCUMENTO. Proprio Viccari scrive che “Veneto acque” «ha trasmesso alla Regione i progetti di fattibilità tecnico-economica degli interventi facenti parte delle priorità». E cioè quelli che lo stesso Ministero dell’ambiente, con la lettera di pochi giorni fa resa nota ieri dal nostro giornale, ha ritenuto essere (tra tutti gli altri indicati dalla Regione) gli unici che «appaiono effettivamente idonei a risolvere strutturalmente i problemi di approvvigionamento nelle aree interessate dalle sostanze Pfas». Quali sono? La tubazione da Lonigo a Brendola (13 km) che potrebbe far giungere subito 80-100 litri al secondo ad Almisano: costa 15 milioni. La lunga tubazione (32 km) da Brendola a Piazzola, dove arriverà l’acqua pescata dai nuovi pozzi in area Brenta: costa 41,8 milioni. La tubazione che da Montagnana può far giungere acqua buona a Lonigo: costa 18 milioni. La tubazione di Acque Veronesi che arriverebbe da Belfiore e costa 29,2 milioni. Totale: 104 milioni e non più 87,6, che è la cifra che la Regione ha finora indicato al Ministero. Venezia, come noto, ha dichiarato che ritiene di aver spedito a Roma documentazione che equivale a un “progetto preliminare” e che vuole subito gli 80 milioni promessi dal Governo per due motivi: è una situazione di emergenza, e quindi andrebbe dichiarato lo “stato di emergenza” con la nomina di un commissario con poteri straordinari (ad esempio per l’occupazione d’urgenza dei terreni dove posare i tubi), e poi con i soldi a disposizione potrebbe procedere a un appalto integrato, affidando con gara sia la progettazione definitiva sia la costruzione delle tubazioni.

L’ATTACCO DEL PD. In tutto questo ieri è intervenuto il Pd con due note, una dei deputati Alessia Rotta e Diego Zardini e una del segretario veneto Alessandro Bisato. Le parole sono forti. Rotta accusa la Regione di «nascondere ciò che ha negato finora: non hanno i progetti né preliminari né tantomeno definitivi per i nuovi acquedotti. Al contrario, i soldi del Governo ci sono, ma senza i progetti non possono essere dati perché ci sono leggi da seguire. Lo stato di emergenza? Se anche fosse stato già dichiarato, con i suoi poteri speciali, non toglierebbe il bisogno che ci siano i progetti per poter dare gli 80 milioni». E proprio perché adesso si capisce che i soldi che servono sono almeno 104 milioni, ne mancano comunque 24. E così si aggiunge Zardini che rivendica: «I finanziamenti pubblici che abbiamo orgogliosamente messo a disposizione con l’aiuto del Governo - scrive - devono essere integrati». Tradotto: perché la legge sia rispettata la Regione deve indicare nero su bianco un co-finanziamento rispetto agli 80 milioni chiesti. E questo potrebbe significare dover chiedere un contributo nelle bollette dell’acqua (che la Regione esclude, vedi pezzo a parte) tanto che Zardini si avventura a indicare l’eventualità di circa 4 centesimi di euro in più in bolletta.

LA DOMANDA. Bisato parla di «emergenza», riconosce che la Regione ha agito bene sul fronte sanitario, ma sostiene che ora «dobbiamo procedere velocemente alla progettazione e realizzazione degli acquedotti. La Regione deve fare i progetti e compartecipare alla spesa». E Rotta attacca: «Assicuro che, perché lo Stato possa dare quei soldi (abbiamo faticato a ottenere che fossero stanziati) senza incappare in sanzioni Ue per “aiuti di Stato”, serve un progetto preliminare vero e che ci sia una compartecipazione della spesa. Quindi rovescio la domanda a Zaia: perché non fate le cose che prevede la legge per venirvi a prendere i soldi stanziati?».

Piero Erle

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