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Mondo

Il Regno Unito a secco di benzina tra panico e razionamenti

In Regno Unito lunghe code ai distributori di benzina (Foto EPA/NEIL HALL)
In Regno Unito lunghe code ai distributori di benzina (Foto EPA/NEIL HALL)
In Regno Unito lunghe code ai distributori di benzina (Foto EPA/NEIL HALL)
In Regno Unito lunghe code ai distributori di benzina (Foto EPA/NEIL HALL)

La Gran Bretagna ha posto l'esercito in stato d'allerta nella prospettiva di utilizzare autocisterne e conducenti militari per rimediare alla crisi dei carburanti nel Paese provocata dalla mancanza di un numero sufficiente di conducenti civili e la conseguente corsa ai distributori che ne ha lasciati molti a secco. «Un limitato numero di conducenti militari sono messi in stato d'allerta e saranno impiegati se necessario per stabilizzare ulteriormente la catena di approvvigionamento dei carburanti», ha fatto sapere in un comunicato il ministero dell'Energia.

 

Per il governo Tory britannico è un fenomeno passeggero, alimentato anche dall’allarmismo. Ma la crisi che si è abbattuta sulla catena di distribuzione della benzina - e di un certo numero di prodotti alimentari - appare ancora tutta da superare nel Regno Unito. Lo confermano le code e i cartelli da "tutto esaurito" che continuano a comparire su e giù per l’isola: fra gli scaffali di molti supermercati semivuoti nei reparti del "fresco" e le non poche pompe di carburante a secco o indotte (nel caso della catena Asda) a razionare l’erogazione a non più di 30 sterline.

 

Il consiglio dei ministri, riunitosi per una seduta ad hoc convocata da Boris Johnson, ha escluso al momento la necessità di dover  ricorrere - con una mossa simbolicamente da ultima spiaggia - ai riservisti dell’esercito per far affluire i carburanti dai depositi alle stazioni di servizio e fronteggiare la mancata copertura dei posti lasciati scoperti nel Regno da circa 100.000 autisti dopo la ripresa post pandemia: un contraccolpo verificatosi anche in vari Paesi Ue, ma che Oltremanica è stato aggravato dalle parallele conseguenze e dagli intralci del post Brexit su una parte di forza lavoro straniera proveniente in passato dal continente. «Attualmente i militari non servono, anche se come ogni governo responsabile stiamo predisponendo ogni misura che dovesse essere imposta da ulteriori future necessità», ha tagliato corto a margine della riunione un portavoce di Downing Street. Limitandosi a confermare per adesso un provvedimento straordinario di sospensione dei vincoli della legge sulla concorrenza nei trasporti, oltre alla concessione di 10.500 visti di lavoro temporaneo (5mila driver stranieri e 5.500 lavoratori del comparto avicolo, altro settore in difficoltà sul fronte della catena di distribuzione) per risolvere la situazione. Una scelta, quest'ultima, decisamente inaspettata sul fronte immigrazione nello scenario post-Brexit, in cui si punta invece a un contenimento degli ingressi nel Paese tramite un sistema del tutto nuovo. Ma come detto servono camionisti anche dall’estero, dopo che molti lavoratori stranieri hanno lasciato il Regno uscito dall’Ue.

 

In aggiunta a queste iniziative tampone è poi arrivato ieri sera un accordo fra l’esecutivo e i colossi BP, Shell, Esso ed altri per snellire i passaggi del carburante verso le stazioni di servizio. Secondo il refrain ripetuto dai ministri delle Attività Produttive e dell’Agricoltura, Kwasi Kwarteng e George Eustice, del resto, nel Regno una vera penuria di idrocarburi non c’è. Poiché i depositi e le raffinerie britanniche sono in effetti tuttora «piene». Mentre gli intoppi sulla distribuzione, «in via di soluzione» nelle parole di Eustice, sarebbero stati «interamente controllabili» fin dall’inizio se le organizzazioni di categoria (alla ricerca d’aiuti governativi) e i media non avessero alimentato «l’allarme» inducendo i consumatori «più ansiosi» a un accaparramento fuori dall’ordinario dei rifornimenti. Rassicurazioni che tuttavia non convincono tutti. Né i giornali, né l’opposizione laburista (riunita a congresso a Brighton in un clima nel quale gli attacchi al governo provano a oscurare le eterne divisioni interne), né le tante lobby interessate: dalla Petrol Retailers Association (Pra), associazione dei benzinai indipendenti, che snocciola dati stando ai quali due terzi delle pompe dei propri associati sarebbero all’asciutto o in via di esaurimento scorte; ai rappresentanti degli autotrasportatori e dei lavoratori del pollame secondo cui i 10.500 visti facilitati per il recupero di manodopera straniera rischiano di essere tardivi e insufficienti a coprire nell’immediato i buchi nelle forniture; fino ai sindacati di medici e infermieri che, in nome dell’emergenza Covid, chiedono intanto a scanso di equivoci a BoJo e alla sua compagine di garantire rifornimenti prioritari di benzina per i camici bianchi diretti negli ospedali.

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