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Mondo

Il gran ritorno di Trump: «Il leader sono ancora io»

Lo show può cominciare. È quello del gran ritorno sulla scena politica di Donald Trump, che salendo sul palco dell’Hyatt Regency di Orlando per chiudere i lavori della Conferenza dei conservatori americani (Cpac) è pronto a lanciare un messaggio inequivocabile: il leader sono ancora io. Tutti sono avvertiti, dai repubblicani che vorrebbero sbarazzarsi di lui ai democratici che continua a pensare gli abbiano rubato le elezioni, con Joe Biden visto più che mai come un usurpatore alla Casa Bianca.

Così The Donald, che non appare in pubblico dal 20 gennaio scorso, quando lasciò 1600 Pennsylvania Avenue poche ore prima del giuramento di Biden, è pronto a riprendersi il partito. E a lanciare la New America First Agenda, dettando i temi su cui costruire la piattaforma che consenta ai repubblicani sia di riguadagnare terreno in Congresso con le elezioni di metà mandato del 2022, sia di riconquistare la presidenza nel 2024. Quando a correre potrebbe esserci ancora una volta lui.

Immigrazione, sicurezza pubblica e commercio sono le priorità indicate nell’intervento di Trump che, come per ogni star che si rispetti, parlerà alla fine dei lavori del Cpac, poco prima del tradizionale presidential straw poll in cui i partecipanti sono chiamati a indicare chi è il candidato presidenziale preferito. E c’è chi già prevede una maggioranza bulgara, una votazione che lascerà poco spazio alle ambizioni di altri possibili concorrenti. Alcuni di questi ultimi hanno dato forfait, assenti eccellenti come l’ex vicepresidente Mike Pence, il senatore Mitt Romney o l’ex ambasciatrice all’Onu Nikki Haley.

Ci sono invece i fedelissimi, tra cui l’ex segretario di Stato Mike Pompeo, mentre a Donald Junior è stato affidato il compito di scaldare i motori in vista dell’arrivo del padre. L’operazione ritorno è stata avviata da Trump subito dopo l’assoluzione nel processo di impeachment scaturito dalla rivolta che il 6 gennaio portò all’assalto di Capitol Hill. A Mar-a-Lago, la sua residenza di West Palm Beach, si racconta che tra meeting, cene e mattinate passate sul campo da golf sia un via vai incessante di deputati e senatori, di esponenti politici che vogliono conferire con l’ex presidente e che soprattutto chiedono il suo endorsement in vista delle future sfide elettorali. A partire dalle primarie repubblicane per il Congresso, con The Donald che forma il suo esercito di lealisti vagliando attentamente a chi dare il sostegno e a chi no, ordinando ai suoi collaboratori di fare ricerche approfondite sulle posizioni passate di tutti i candidati. Bisogna scegliere solo i migliori da schierare contro i "traditori", quelli che alla Camera e al Senato hanno votato per la sua condanna.

Intanto il tycoon ha affidato all’ex manager della sua campagna elettorale del 2016, Corey Lewandowski, la responsabilità di gestire un nuovo super Pac per la raccolta di fondi freschi, necessari per affrontare le future battaglie politiche. Biden apparentemente snobba il predecessore, non ne parla: ci sono cose molto più importanti da fare per il Paese, ha più volte ripetuto la sua portavoce Jen Psaki. Innanzitutto la lotta alla pandemia e alle sue conseguenze. La Camera ha approvato il maxi piano da 1.900 miliardi di dollari di stimoli all’economia, che contiene anche fondi per velocizzare la vaccinazione e aiuti diretti alle famiglie e alle imprese in difficoltà. La palla passa ora al Senato. «Non abbiamo più tempo da perdere - l’appello del presidente - è ora di agire».

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