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Lo spoglio in diretta

Volano i 5 Stelle
La Lega supera Fi
Renzi si dimette

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Luigi Di Maio e Matteo Salvini
Luigi Di Maio e Matteo Salvini
Luigi Di Maio e Matteo Salvini
Luigi Di Maio e Matteo Salvini

ore 18.20 È iniziata la conferenza stampa di Matteo Renzi. «In questa campagna elettorale siamo stati fin troppo tecnici, come se non avessimo mostrato l’anima delle cose che abbiamo fatto - ha detto -. Abbiamo ammesso che si tratta di una sconfitta netta, bisogna aprire una pagina nuova: è ovvio che io lasci la guida del Pd».  «Abbiamo detto no a un governo con gli estremisti. Non abbiamo cambiato idea in 48 ore. Noi la campagna elettorale la prendiamo sul serio. Siamo distanti da Salvini e Di Maio, dal loro antieuropeismo, dalla loro antipolitica, e dal linguaggio dell’odio usato dai loro partiti nei confronti dei nostri militanti. Facciano il governo senza di noi. Il nostro posto in questa legislatura è stare all’opposizione, lì ci hanno chiesto di stare i cittadini italiani e lì staremo. Non faremo la stampella di un governo anti sistema».

 

ore 17 Slitta la conferenza stampa del segretario del Pd, Matteo Renzi, prevista inizialmente alle 17 al Nazareno. Nessuna certezza sui tempi, mentre il segretario sarebbe in una riunione fiume con lo stato maggiore Dem. Solo questa mattina era circolata la notizia delle sue dimissioni smentite subito dopo dal suo portavoce.

 

ore 16.30  Per il governatore del Veneto Luca Zaia «è strepitoso» l’esito per la Lega delle elezioni politiche. «Ci fa dire che il Veneto - continua - dopo otto anni di amministrazione della Regione, viene premiato per aver saputo fare delle scelte». Rispetto alle prossime decisioni, Zaia si dice sicuro che la Lega «non cambierà direzione. Per noi nell’agenda del governo al primo posto c’è l’autonomia» e, per quanto riguarda le alleanze, sottolinea che questo è un argomento «che seguirà direttamente Matteo Salvini». 

«Non ho dubbi sul fatto che il mandato di formare il nuovo governo debba essere assegnato dal Capo dello Stato a Matteo Salvini - ha aggiunto -. Nel caso di un governo di centrodestra il ruolo di Luca Zaia «sarà solo in Veneto per l’autonomia del Veneto. Questo  è l’impegno che ho preso con i cittadini».

 

ore 15.30  L’Osservatorio elettorale della Regione Veneto ha presentato le prime stime con un grado di attendibilità pressoché sicuro relativamente ai seggi assegnati in Veneto in occasione delle elezioni politiche. Sia per la Camera che per il Senato, il centrodestra ha fatto cappotto nei collegi uninominali (19 alla Camera e 9 al Senato), mentre per la parte plurinominale vanno 11 seggi alla Camera (4 in Veneto 1 e 7 in Veneto 2) e 5 in Senato alla Lega, 3 (1 in Veneto 1 e 2 in Veneto 2) alla Camera e 2 in Senato a Forza Italia, 2 alla Camera (1 e 1) e 1 al Senato a Fratelli d’Italia, 7 alla Camera (3 e 4) e 3 al Senato al Pd, 8 alla Camera (3 e 5) e 4 al Senato al M5S.

 

ore 12.15 «A noi non risulta». Così dal quartier generale del Pd smentiscono le voci che si stanno diffondendo in questi minuti su una presunta intenzione del segretario del Pd, Matteo Renzi, di dimettersi dopo il responso delle urne. Il suo intervento al Nazareno è atteso per il pomeriggio. 

 

ore 11 È il Veneto la regione al top per affluenza alle elezioni politiche: ha votato il 78,85% degli aventi diritto al Senato ed il 78,72% alla Camera. In Sicilia si è invece registrata la più bassa partecipazione (62,99 al Senato e 62,72% alla Camera). In media l’affluenza è 73,01% al Senato e 72,91% alla Camera. Alle precedenti consultazioni politiche, nel 2013, quando si era votato però in due giornate, l’affluenza era stata di un paio di punti più alta: 75,26% al Senato e 75,24% alla Camera. Come da tradizione, al Sud c’è stata la più alta quota di astensione delle urne: dopo la Sicilia ci sono Calabria (63,54% al Senato e 63,65 alla Camera) e Sardegna (65,83% al Senato e 65,40% alla Camera). Mentre nelle regioni del Centro- Nord c’è stata la maggiore affluenza: dopo il Veneto, ci sono Emilia Romagna (78,30% al Senato e 78,26% alla Camera) e Umbria (77,96% al Senato e 78,23% alla Camera).

 

ore 10.25 Quando mancano circa cinquemila sezioni da scrutinare alla Camera e poco meno al Senato, è ormai chiaro come gli elettori italiani abbiano scritto la «pagina bianca» di cui parlava Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno. Di Maio e Salvini indiscussi vincitori, il Pd malamente sconfitto (con crescenti rumors di un Renzi sulla via delle dimissioni), un Berlusconi silente (con Forza Italia che copre il disappunto per il sorpasso della Lega inneggiando alla vittoria della coalizione di centrodestra), un modestissimo risultato per Leu, nessuna maggioranza di governo.

 

In attesa che la parola passi al Colle, oggi a parlare saranno i big. Grillo si precipita a Roma per condividere con Di Maio il trionfo direttamente nella capitale; Salvini è invece atteso alle 11 a via Bellerio per una conferenza stampa dove sarà importante soppesare ogni singola parola per capire se sterzerà verso l’M5S dopo aver reclamato la leadership del centrodestra. Sempre dal fronte del centrodestra, si dovrà attendere questo pomeriggio (alle 15) la lettura del voto di Giorgia Meloni. E nel pomeriggio anche Renzi parlerà al Nazareno, per un’analisi della cocente sconfitta che avvia un inevitabile redde rationem nel Pd dal quale, non è escluso, potrebbe uscirne dimissionario.

 

Stando agli ultimi dati ufficiali per la Camera (quando appunto mancano circa 5 mila sezioni da scrutinare su 61.401) i 5 Stelle toccano il 32%, Salvini arriva ad un punto percentuale dai dem (19% il Pd, 18% la Lega), Forza Italia è al 13,9% e Fdi al 4,3% (con un 36,2% che fa del centrodestra la coalizione vincente ma lontana dalla maggioranza di governo), Leu è al 3,3% e la Bonino al 2,6%, ad un passo dalla soglia dell’autonomia del 3%. Dati che sostanzialmente si replicano al Senato, dove devono essere scrutinate ancora 5 mila sezioni su 61.401.

 

ore 9.45 «Vedo difficile un’alleanza con il Movimento 5 stelle. ma altrettanto difficile una con il Pd. Penso ci possano essere gruppi o individualità che si rendano disponibili». Così il capogruppo uscente di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta su Radio Anch'io. «Per prassi costituzionale - spiega Brunetta - non è mai successo che presidente della Repubblica abbia dato l’incarico di formare il governo a un partito o a una coalizione, ma all'esponente che ha maggiore possibilità di creare una maggioranza».

 

ore 7.45 A quasi 9 ore e mezza dalla chiusura dei seggi, per completare definitivamente i dati sull'affluenza alle elezioni politiche mancano ancora al Viminale le cifre sui votanti di un Comune della provincia di Roma.  

 

ore 6.35 Quando ormai lo spoglio delle schede elettorali ha superato abbondantemente il 50%, il Movimento 5 Stelle si conferma il primo partito alle elezioni politiche con il 31% dei consensi, mentre il centrodestra è la prima coalizione con il 37%. La coalizione di centrosinistra, invece, fa registrare un 24%, con il Pd però che si tiene sotto la soglia del 20% sia alla Camera che al Senato. Alla Camera, dove lo scrutinio ha raggiunto il 55%, il centrodestra segna un 36,91% con la Lega primo partito della coalizione (18,58%), seguito da Forza Italia (13,48%), FdI (4,26%) e Noi con l’Italia-Udc (1,22%). M5S è al 31,12%, mentre il centrosinistra è al 24,23% (Pd 19,73%, +Europa 2,77%, Italia Europa Insieme 0,57%, Svp 0,54% e Civica Popolare 0,47%). 

 

ore 6 Il M5s primo partito e centrodestra prima coalizione in questa tornata elettorale che consegna all’Italia la conferma delle previsioni della vigilia, comprese quelle sui timori di una prevedibile ingovernabilità. Con due corollari: un tracollo del Pd e il sorpasso della Lega su Forza Italia, con un vantaggio del 4%-5%. È la fotografia che consegnano i dati che arrivano dalle sezioni di tutta Italia, quando ormai lo spoglio ha superato il 60% al Senato e oltre il 40% alla Camera. Il Movimento di Luigi Di Maio trionfa al Sud, mentre il centrodestra primeggia in tutto il centronord. Il Partito Democratico tiene, si fa per dire, solo nella Toscana di Matteo Renzi e nel Trentino della ministra uscente Maria Elena Boschi.

 

L’Italia si troverà, dunque, a fare i conti con un deciso exploit del Movimento 5 Stelle e con una netta rimonta del centrodestra che supera ampiamente la coalizione di centrosinistra. È una vittoria molto ampia per entrambi. Luigi Di Maio porta il Movimento, che nel 2013 aveva raccolto il 25,6% dei consensi, fin dove si era prefisso e anche oltre. Il suo obiettivo era raggiungere il traguardo del 30% e non solo l’ha centrato ma lo ha anche superato. Complesso per il leader politico pentastellato trasformare ora questo suffragio in un progetto che lo porti a palazzo Chigi. Anche se questa sarà la sua richiesta al Capo dello Stato: con un pacchetto di voti che supera il 31% dirà che intende guidare lui quella che sarà la futura squadra di governo.

 

Anche l’alleanza di centrodestra ha fatto centro. La coalizione supera ampiamente il 36% arrivando anche al 37% al Senato. E a cantare vittoria è Matteo Salvini. La sua Lega ha quadruplicato i voti dal 2013. E, soprattutto, ha superato ampiamente Silvio Berlusconi. Anche Fratelli d’Italia cresce: pure Giorgia Meloni ha raddoppiato i suoi voti dal 2013 (quanto ottenne meno del 2%) portandosi al 4,20% sia alla Camera che al Senato. Sul filo di lana Noi con l’Italia che supera di poco l’1%.

 

Per il centrosinistra, invece, i presagi più neri si sono avverati compreso il pericolo di crollo del Pd sotto la soglia psicologia del 20%: al Senato il partito di Matteo Renzi è al momento al 19,86%. Nell’alleanza l’unica che potrebbe sopravvivere sarebbe +Europa di Emma Bonino, che supera, ma di poco, il 2%. Anche per Liberi e Uguali i risultati non sono confortanti: alla Camera è al 3,55%, mentre al Senato al 3,36%, un risultato al di sotto delle aspettative. Attesa oggi per la conferenza stampa del segretario del Pd, Matteo Renzi. Di tenore diverso saranno probabilmente i punti stampa di Salvini e Di Maio.

 

Nelle attese sfide dei collegi uninominali, gli unici a "salvarsi" sono Matteo Renzi a Firenze e Paolo Gentiloni a Roma, mentre a Siena è testa a testa fra Pier Carlo Padoan e Claudio Borghi. Col fiato sospeso Valeria Fedeli a Pisa, mentre per il ministro uscente Dario Franceschini nulla di fatto a Ferrara. Bene, invece, Luca Lotti, Roberto Giachetti e Beatrice Lorenzin. Crollo, invece, per Piero Grasso, Laura Boldrini e Massimo D’Alema. Plebiscito per Luigi Di Maio ad Acerra. 

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