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La protesta

Sciopero benzinai, sciopero confermato ma la Faib lo riduce di un giorno

Dopo l'incontro al Ministero per scongiurare lo stop, la sigla di Confesercenti lo riduce. Fegica e Figisc/Anisa: «Troppo poco tempo per la revoca»

La Faib accorcia lo sciopero, le altre due sigle sindacali no. È questo l'esito dell'incontro convocato d'urgenza dal ministro Urso per cercare di scongiurare lo sciopero dei benzinai. 

«Troppo poco e troppo tardi per revocare lo sciopero» che quindi "rimane confermato". Così in una nota i presidenti di Fegica e Figisc/Anisa spiegando che «il tentativo in extremis fatto dal ministro Urso, peraltro apprezzato, non riesce ad intervenire con la necessaria concretezza. L'annuncio dell'avvio del tavolo volto a ristrutturare la rete distributiva e ridare un piano regolatorio certo va nella direzione giusta e auspicata - scrivono i presidenti della Fegica, Roberto Di Vincenzo, della Figisc Bruno Bearzi e della Anisa Massimo Terzi - Ma le modifiche ipotizzate sul decreto, oltre a non essere sufficienti, sono ormai nelle mani del Parlamento».

«Quel che rimane sullo sfondo, sconti o non sconti sulle multe, cartelli o non cartelli da esporre - proseguono - è l'idea di una categoria di lavoratori che speculano sui prezzi dei carburanti. Il che è falso e inaccettabile. Lo sciopero è quindi confermato. Così come rimane confermata l'intenzione della categoria di dare tutto il proprio contributo al processo di riforma, per ora solo annunciato. Domani alle ore 11 - annunciano - è in programma una assemblea dei gruppi dirigenti delle organizzazioni di categoria, presso la sala Capranichetta di Piazza Montecitorio, aperta a deputati e senatori di tutti i gruppi parlamentari».

La Faib Confesercenti riduce di un giorno lo sciopero

La presidenza nazionale Faib Confesercenti, riunita d'urgenza, a seguito dell'incontro con il ministro Urso, ha valutato e ritenuto positive le aperture presentate e già formalizzate con un emendamento al decreto legge e ha deciso di ridurre a un solo giorno la mobilitazione. La decisione verrà presentata alla riunione di coordinamento con le altre sigle, fissata per domani mattina, mercoledì 25 gennaio.

«La presidenza nazionale Faib Confesercenti, riunita d'urgenza, a seguito dell'incontro con il ministro Urso - si legge in una nota - ha valutato e ritenuto positive le aperture presentate e già formalizzate con un emendamento al decreto legge». In particolare, spiega Faib «ci sembra un risultato importante la significativa riduzione delle sanzioni, la razionalizzazione della cartellonistica sugli impianti, la rapida convocazione di un tavolo di filiera per affrontare gli annosi problemi del settore, a partire dall'illegalità contrattuale e dal taglio dei costi per le transazioni elettroniche». «In segno di apprezzamento del lavoro svolto dal ministro e dai suoi collaboratori, e con l'obiettivo di ridurre il disagio alla cittadinanza, la presidenza Faib ha dunque deciso di ridurre a un solo giorno la mobilitazione. La decisione verrà presentata alla riunione di coordinamento con le altre sigle, fissata per domani mattina, mercoledì 25 gennaio».

Il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso ha fatto delle nuove proposte alle tre organizzazioni dei gestori dei carburanti che hanno proclamato lo sciopero da questa sera tentando di scongiurare la chiusura delle pompe.

AGGIORNAMENTO 23 GENNAIO

Da domani, 24 gennaio, alle 19 sulla rete ordinaria e dalle 22 sulle autostrade, i distributori di carburanti - compresi i self service - saranno chiusi per sciopero. Lo ricordano le organizzazioni Faib, Fegica e Figisc-Anisa in una nota rilevando che «il Governo, invece di aprire al confronto sui veri problemi del settore, continua a parlare di "trasparenza e zone d'ombra" solo per nascondere le proprie responsabilità e inquinare il dibattito, lasciando intendere colpe di speculazioni dei benzinai che semplicemente non esistono». «Ristabilire la verità dei fatti - proseguono - diviene quindi prioritario, per aprire finalmente il confronto di merito». 

Gli impianti di rifornimento carburanti rimarranno chiusi per sciopero per 48 ore consecutive, dalle ore 19 del 24 alle ore 19 del 26 gennaio sulla rete ordinaria e dalle ore 22 del 24 alle ore 22 del 26 gennaio sulla viabilità autostradale.

AGGIORNAMENTO 19 GENNAIO

«Lo sciopero è confermato», lo affermano le organizzazioni dei gestori Faib, Fegica, Figisc-Anisa in conferenza stampa al termine dell'incontro con il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. 

Lo sciopero dei distributori di carburanti del 24-26 gennaio riguarderà anche anche gli impianti self-service, ma assicurerà i servizi minimi essenziali, comunicano gli organizzatori Faib, Fegica, Figisc-Anisa in conferenza stampa. Potrebbero restare aperti, anticipano, gli impianti self gestiti direttamente dalle compagnie petrolifere.

La protesta durerà 48 ore a partire dalle 19 del 24 gennaio.

Presa di posizione dei sindacati

«Sono profondamente deluso, ci aspettavamo ben altro» per revocare lo sciopero, ha affermato il presidente nazionale di Figisc Confcommercio, Bruno Bearzi. «C'è stato uno sforzo per ridurre le sanzioni ma rimane l'obbligo del cartello», riconosce Bearzi, così «il messaggio che rimane è che siamo una categoria da tenere sotto controllo perché speculiamo». «Lo sciopero è confermato», aggiunge, ma «fino all'ultimo momento siamo disponibili a vedere se troviamo margini di manovra».

Le proposte del ministro Urso

L'obbligo di comunicazione dei prezzi della benzina sarà settimanale (e non giornaliero) e ad ogni variazione del prezzo. La chiusura per omessa comunicazione avverrà solo dopo 4 omissioni nell'arco di 60 giorni (e non più dopo tre senza limiti temporali anche non consecutivi). L'eventuale chiusura potrà essere decisa da 1 a 30 giorni (prima la previsione era da 7 a 90 giorni). Le sanzioni per omessa comunicazione saranno da un minimo di 200 a un massimo di 800 a seconda del fatturato dell'impianto (prima raggiungevano i 6000 euro). Sono queste alcune delle modifiche proposte al tavolo dei benzinai dal ministro Adolfo Urso. 

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16 GENNAIO

 

Ai gestori delle pompe di carburanti di Fegica e Figisc Confcommercio non piace il decreto sulla trasparenza dei prezzi pubblicato sabato dal governo, soprattutto nella parte relativa alle sanzioni che richiano i benzinai, e affermano che «a queste condizioni è confermato lo sciopero» già indetto per il 25 e 26 gennaio.

«Sul caro carburanti continua lo scaricabarile del Governo» afferma il presidente della Fegica, Roberto Di Vincenzo mentre il presidente nazionale della Figisc Bruno Bearzi avverte che «se domani nell’incontro al Mimit non si riparte dal decreto si conferma lo sciopero».

Il commento dei gestori delle pompe di benzina

Bearzi spiega che l’incontro di domani era già previsto per affrontare i problemi della filiera ma alla luce del dl pubblicato e della notizia dell’Antitrust «bisogna ripartire dal decreto», deve affrontare queste due ultime emergenze perchè «all’opinione pubblica viene rimandato che non siamo corretti ed è un messaggio che non ci piace».

Di Vincenzo spiega che dopo che il governo ha «certificato formalmente il comportamento assolutamente corretto dei gestori nell’incontro della scorsa settimana, prima la pubblicazione di un decreto pasticciato e senza alcuna efficacia sui prezzi» arriva oggi la notizia dell’avvio di «una istruttoria Agcm che indagherebbe sui petrolieri non per le loro eventuali responsabilità ma perché non avrebbero sorvegliato i benzinai evidentemente rei di aver speculato sui prezzi».

Per il rappresentante della Fegica «è una situazione grave, se non fosse ridicola. Il Governo non può continuare ad avere sette anime l’una contro l’altra armata e sette posizioni diverse che finiscono inevitabilmente per scaricarsi sui cittadini di questo Paese e pure su una intera categoria di lavoratori. Non può dire oggi che i gestori si sono comportati correttamente e domani evocare l’intervento della Gdf e dell’Agcm».

Domani un incontro al ministero

L’incontro previsto per domani al ministero delle Imprese del made in Italy, «che peraltro non è stato ancora convocato - spiega Di Vincenzo - non nasce certamente sotto i migliori auspici, né ci mette in uno stato d’animo sereno. Al presidente del Consiglio facciamo appello direttamente perchè riassuma alla responsabilità collegiale del Governo la direzione del negoziato e perchè cessi questo continuo stillicidio di iniziative e provvedimenti assunti da singoli esponenti, i quali sembrano giocare ciascuno una propria partita. Lo sciopero al momento è confermato. La soluzione è nelle mani di un negoziato specifico che non può partire se non in condizioni di assoluta serietà e competenza sui problemi di un settore che attendono risposte da troppo tempo».

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L'obbligo di esporre i prezzi medi regionali e le sanzioni

Bearzi spiega che il decreto non piace ai gestori soprattutto nella parte relativa alle sanzioni, che sono «sproporzionate, non fanno deterrenza», peraltro «i cartelli sono dannosi e inutili» e dovrebbero essere «tarati sull’area circostante non a livello regionale».

La mancata esposizione dei prezzi medi regionali porta a sanzioni di seimila euro che vuol dire «vendere 180mila litri di benzina, pari a sei autobotti», e il carburante di un’autobotte viene venduto in una settimana, precisa il presidente della Figisc. La sanzione può arrivare sino alla «risoluzione del contratto e la richiesta di danni da parte della compagnia» petrolifera con «la chiusura dell’azienda» di distribuzione «e non lo possiamo accettare».

 

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13 GENNAIO

Aggiornamento 13.30

Lo sciopero dei benzinai del 25 e 26 gennaio «è congelato». Lo tengono a precisare i rappresentanti dei sindacati dei gestori Faib Fegics e Figisc all'uscita da Palazzo Chigi al termine dell'incontro con il Governo.

Apprezzato il chiarimento avuto con l'Esecutivo e per quello che riguarda le organizzazioni dei benzinai, «le polemiche finiscono qui», affermano.

Già nei prossimi giorni, le organizzazioni dei gestori si rendono disponibili ad affrontare i temi sul tavolo e a individuare strumenti anche normativi utili ad affrontare sia la contingenza che soprattutto la prospettiva.

Un percorso che può portare a rivalutare anche lo sciopero proclamato per fine mese, al momento congelato seppure con la riserva per una sua sospensione in funzione dell'esame del testo del decreto una volta emanato.

 

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Le accise per ora non scendono. Ma il governo è pronto ad intervenire quando ci saranno maggiori incassi dall’Iva. Lo annuncia la premier Giorgia Meloni cercando di placare la tensione salita alle stelle dopo le misure decise dall’esecutivo contro i rincari.

Gli interventi non vanno giù ai gestori che scelgono la strada dello scontro aperto: vanno all’attacco contro l’ «ondata di fango», lamentano, gettata sulla categoria e proclamano due giornate di sciopero a fine mese. Il governo difende le scelte fatte con il decreto sulla trasparenza dei prezzi, ma è costretto a correre ai ripari, convocando per domani un incontro con il settore.

Meloni: «Non faccio scaricabarile»

Appuntamento su cui si spende in prima persona la stessa premier: «Domani incontro la categoria e dirò loro che non c’è nessuna volontà di fare scaricabarile», dice intervenendo ieri in serata al Tg1. «Tutti i nostri interventi sono per calmierare l’inflazione», aggiunge quasi contemporaneamente al Tg5, e sulla benzina assicura: «Quello che che lo Stato incassa in più di Iva verrà utilizzato per abbassare il prezzo».

[[(article) Benzina: gestori in sciopero il 25-26 gennaio]]

Al momento nel decreto non è previsto alcun intervento, scandiscono fonti dell’esecutivo, dopo le parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti su un possibile taglio nel caso di aumento dei prezzi. Ma il cdm interviene «aggiustando» una norma che già esiste e consente di ridurre le accise se il prezzo supera almeno il 2% del valore indicato nel Def: in caso di aumento del prezzo del greggio e quindi dell’Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato potrà essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa.

In cdm sono state inoltre approvate alcune modifiche al decreto varato appena due giorni fa sulla trasparenza, garantendo che i buoni benzina saranno esentasse fino a fine anno. Ora l’osservato speciale del governo sono i prezzi: l’esecutivo «monitorerà attentamente» il livello non solo della benzina, ma anche dei beni di largo consumo, spiega Giorgetti. Solo a valle del monitoraggio si valuteranno ulteriori iniziative. E comunque oggi, puntualizza, i prezzi sono sui livelli di agosto 2022, lontano dai picchi (sopra i 2 euro) toccati quando il governo Draghi decise gli sconti. Nel frattempo si attende ancora di vedere nero su bianco il decreto su cui, secondo quanto si apprende, sarebbero sorti dubbi sull’idea di fissare un tetto per i prezzi applicati nelle autostrade.

I benzinai: «Ondata di fango, sciopero di due giorni»

Intanto i gestori hanno annunciato la decisione che era nell’aria da ieri: sciopero per il 25 e 26 gennaio, con presidio sotto Montecitorio. L’obiettivo è «porre fine a questa "ondata di fango" contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità», spiegano unitariamente Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio, che accusano il governo di aumentare il prezzo dei carburanti, scaricando «la responsabilità sui gestori».

Il governo ha però replicato immediatamente alle accuse. Le misure adottate sono contro i fenomeni speculativi e «quindi a tutela dei distributori», spiega il sottosegretario alla presidente del consiglio Giovanbattista Fazzolari. «Non c’è nessuna ondata di fango nei confronti dei titolari delle pompe di benzina e del settore», cerca di svelenire il clima l’altro sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano, che a metà giornata ha annunciato la decisione di convocare un incontro con i sindacati del settore. «Per ascoltare le loro ragioni e confrontarle con le misure che il governo intende adottare e ha adottato», spiega Mantovano che sarà al tavolo insieme ai ministri Giorgetti e Urso.

Un impegno, quello del governo, che comunque già soddisfa i gestori. «Vediamo domani come evolve la situazione», dice il presidente della Faib-Confesercenti Giuseppe Sperduto. Il tema anima il dibattito anche dentro la maggioranza, dove si registra qualche distinguo. Il responsabile energia di Forza Italia Luca Squeri considera le misure di Palazzo Chigi «populiste». E il ministro dell’ambiente azzurro Pichetto Fratin commenta asciutto lo sciopero: «è un diritto legittimo». E mentre le opposizioni si scagliano contro l’esecutivo, i consumatori criticano la scelta dei benzinai: «assurdo e immotivato» lo sciopero, dice il Codacons, che presentare una istanza urgente al Garante per gli scioperi perchè blocchi la mobilitazione.

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