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L'indagine

Quasi un caso su 5 in Italia è positivo alla variante inglese

In Italia circa un caso positivo su cinque (esattamente il 17,8%) risulta positivo alla variante inglese. È il dato che emerge dalla "flash survey" condotta dall’Iss e dal ministero insieme ai laboratori regionali, relativa alla diffusioni delle varianti in Italia. Il risultato dell’indagine, comunica il ministero della Salute, ci dice che nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa - in Francia la prevalenza è del 20-25%, in Germania del 30% - c’è una circolazione sostenuta della variante, evidenziando che «la variante inglese del virus SarsCov2 è probabilmente destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi». «In 5-6 settimane la variante inglese potrebbe sostituire il virus SarsCov2 ora circolante», ha confermato il presidente Iss Silvio Brusaferro. Nei prossimi giorni, sottolinea inoltre il ministero, l’indagine sarà ripetuta, per verificare la velocità di diffusione della nuova variante.

I RISULTATI

Per l’indagine, spiega il ministero della Salute in una nota, è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare del ministero della Salute dello scorso 8 febbraio. I campioni analizzati sono stati in totale 852 per 82 laboratori, provenienti da 16 regioni e province autonome, ripartiti in base alla popolazione. Il risultato medio è in linea con quello di altre survey condotte in Europa. Il range di prevalenze, rileva il dicastero, «sembra suggerire una diversa maturità della sub-epidemia determinata probabilmente da differenze nella data di introduzione della variante stessa. È presumibile pertanto che tali differenze vadano ad appiattirsi nel corso del tempo». 

 

VACCINI

La necessità di monitorarne attentamente la prevalenza della variante, si rileva, «deriva dalla sua maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale». Un attento monitoraggio relativo alla variante inglese del virus «ci consentirebbe, assieme al rafforzamento delle  misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti della nuova variante mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficaci anche contro il virus mutato», afferma il ministero. 

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