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Il lutto

È morto Roberto Maroni, ex ministro dell'Interno

Aveva 67 anni. Lottava da tempo contro una grave malattia. Zaia: «Ci mancherà»

È morto l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni, aveva 67 anni. Lottava da tempo contro una grave malattia. Roberto Maroni era nato a Varese il 15 marzo 1955.

Sposato, due figli, laureato in giurisprudenza, avvocato, è stato responsabile dell' ufficio legale della sede italiana di una multinazionale statunitense. Tifoso del Milan, Maroni aveva anche la passione per la musica e suonava il sassofono in una ''band''.

Considerato il braccio destro di Bossi e il numero due della Lega, Maroni ha fatto parte della Lega Lombarda fin dalla sua fondazione. È stato segretario provinciale della Lega a Varese. Nel 1990 è eletto consigliere comunale a Varese ed è poi entrato nel consiglio nazionale della Lega lombarda. È diventato deputato per la prima volta nelle politiche del 1992, con quasi trentamila voti di preferenza nella circoscrizione Como-Sondrio-Varese.

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Maroni è prima vicepresidente del gruppo parlamentare leghista alla Camera e poi diventa capogruppo al posto di Formentini, eletto sindaco di Milano. In vista delle elezioni del 1994 conduce la trattativa per un cartello elettorale comune, poi fallita, con Mario Segni, e quella successiva con Berlusconi. Alle elezioni del 1994 è rieletto alla Camera e nel governo Berlusconi ricopre l' importante posto di vicepresidente del Consiglio e ministro dell' Interno. Quando la Lega, alla fine del 1994 abbandona Berlusconi, Maroni non ci sta. La sua posizione all' interno del partito si fa difficile, sull' orlo della rottura. A febbraio 1995, al congresso della Lega, Maroni è accolto da fischi e richieste di dimissioni. Invece, piano piano, il legame con Bossi si ricostruisce. Alle elezioni del 1996 la Lega lo ripresenta e Maroni viene eletto nel proporzionale.

Quando viene costituito il ''Governo provvisorio della Padania'', Maroni vi ricopre il ruolo di portavoce prima e di premier poi. Il 22 luglio 1998, a Milano, il pretore Anna Maria Gatto lo condanna a otto mesi per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale per gli incidenti avvenuti a Milano in via Bellerio davanti alla sede della Lega Nord nel settembre 1996. Quando, ad inizio del 2000, viene raggiunto un nuovo accordo tra Lega e Polo per la Casa delle libertà, Maroni ne è uno degli artefici. Alle elezioni del 13 maggio 2001, Maroni è rieletto alla Camera nel maggioritario a Varese. Di lui si parla come del quasi sicuro ministro della Giustizia, ma il 3 giugno, in un comunicato, Maroni afferma «Non sarò ministro della Giustizia. Per motivi che mi sfuggono e che reputo pretestuosi, si sono create attorno al mio nome alcune complicazioni che rischiano di rendere più difficile la formazione del futuro Governo». In mattinata ''Il Messaggero'' aveva pubblicato un' intervista di Maroni che diceva: «L'accordo è fatto, il tempo della trattativa è finito. L'intesa non prevede solo la Giustizia alla Lega, ma Maroni alla Giustizia» e «Non esiste alcuno che possa impedirlo, tranne il presidente del Consiglio».

Il cordoglio del Governatore del Veneto Luca Zaia

«La mattina ci ha accolto con una bruttissima notizia, che ci porta alla realtà in maniera così repentina. Se ne va una figura iconica della Lega, un amico e un compagno di viaggio con cui abbiamo condiviso tante battaglie e ideali». Con queste parole, il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ricorda la figura di Roberto Maroni, scomparso oggi a soli 67 anni. «Roberto è stato una persona per bene, che ha dato tanto per il nostro partito – aggiunge Zaia – ma che ha anche avuto uno standing istituzionale di prim’ordine, con la sua azione come Ministro in più Governi, come Governatore della Lombardia e anche come Segretario di partito. Rivolgo le mie più addolorate condoglianze a tutta la sua famiglia e a tutti coloro che gli hanno voluto bene. Ci mancherà».

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