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La strage nel Bresciano

Le 5 vite spezzate: velocità, un sorpasso azzardato. E chi guidava era senza patente

La strage del sabato sera a Rezzato (Fotolive)

Un viaggio, al volante di quell’auto che non poteva usare. Quel viaggio verso il divertimento ha rappresentato la fine. Tutto è stato spazzato via in un istante per cinque giovani, polverizzato come la parte anteriore dell’auto su cui stavano correndo.  Una strage a tutti gli effetti, quella di sabato sera a Rezzato, lungo la 45 bis, alla cui ricostruzione delle cause stanno lavorando i poliziotti della Stradale di Salò. Ma sul fatto che la Polo su cui stavano viaggiando i cinque ragazzi al chilometro «48 + 600» abbia invaso la corsia opposta, sembrano non esserci dubbi. Al punto che ci sono già il nulla osta alla sepoltura e il dissequestro dei veicoli coinvolti.  Domani alle 15 la Valle Sabbia si fermerà in silenzio per onorare il ricordo di Dennis Guerra e Irene Sala. Per gli altri tre amici El Harram Imad, Natiq Imad e Natiq Salà, morti sabato notte sulla 45 bis, invece, le esequie saranno fatte in Marocco seguendo il rito musulmano.

Ed è anche emerso che chi era alla guida era senza patente. In merito ci sono state delle conferme. In ogni caso, Per cause da definire, ma potrebbe trattarsi di un sorpasso, la «Polo» è finita come una bomba contro un pullman su cui c’era solamente l’autista. Lo schianto è avvenuto all’altezza di una semicurva, a una velocità sicuramente molto alta. Lo si evince dalle condizioni in cui è stata ridotta l’auto, con il motore volato a metri di distanza, per i danni riportati dal pullman. Ma soprattutto per le conseguenze pesantissime e irreversibili avute sui cinque giovani. Conseguenze che nessun margine d’intervento hanno lasciato ai soccorritori inviati sul cavalcavia alle 22.29 dalla centrale Areu.

Nulla si è potuto fare per i cinque amici se non estrarre i corpi senza vita dall’auto. Poi è iniziato il lavoro dei vigili del fuoco e dei poliziotti. Nel frattempo però è continuato anche quello del personale sanitario. Il conducente del pullman, che era stato a Milano ed era diretto al deposito di Toscolano Maderno, era sconvolto. Per questo è stato portato in ambulanza in ospedale, alla Poliambulanza. Ma le ambulanze sono state necessarie anche per un altro compito durissimo: dare il primo aiuto ai familiari dei ragazzi, arrivati sul cavalcavia della strage una volta appreso dell’incidente. Ad alcune decine di metri dalle lamiere contorte si udivano i pianti, si coglieva tutta la disperazione di chi era stato scaraventato in un dramma. 

I rilievi e gli accertamenti si sono protratti per ore, allo stesso modo dell’intervento dei vigili del fuoco che non si è limitato all’estrazione dei corpi dalla «Polo», ma è proseguito con la messa in sicurezza della «45 bis» nel lungo tratto interessato dallo schianto.

Sull’incidente è al lavoro anche la procura di Brescia ed è praticamente certo che verrà aperto un fascicolo. Un fatto del genere non può rimanere senza ogni approfondimento possibile. Su tutti gli aspetti della vicenda. Ma sulla dinamica non sembrano esserci dubbi. La vettura sarebbe stata prestata al conducente da un amico che stava viaggiando su un’altra auto a poca distanza. Oggi poi dovrebbe essere sentita ai fini di una più dettagliata ricostruzione, la persona che sarebbe stata sorpassata dalla «Polo».  Un sorpasso che non ha lasciato scampo a Salah, ai due Imad, a Dennis e Irene e che ha sprofondato la Valsabbia in un dolore immenso.

 

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