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Italia

La "signora in rosso" uccisa 30 anni fa: la procura riapre il caso

A trent’anni di distanza dal delitto la procura di Torino ha riaperto l’inchiesta sulla morte della Dama in Rosso, la donna trovata senza vita in una discarica alle porte della città nel settembre del 1991. Il caso è rimasto irrisolto, ma le nuove tecniche di analisi scientifiche sui reperti potrebbero permettere di risalire all’autore (o agli autori) del crimine, su cui per ora c’è mistero fitto.

L’enigma monopolizzò a lungo le cronache torinesi. La vittima, Franca Demichela, 48 anni, fu soprannominata Dama in Rosso dal colore del vistoso abito a balze, abbinato a una specie di turbante sul capo, che indossava. Fu strangolata il 15 settembre e poi gettata in una discarica tra Moncalieri e La Loggia, vicino alla tangenziale.
A svolgere le analisi saranno gli esperti del Gabinetto della polizia scientifica di Roma. Le tracce trovate sui vecchi reperti verranno confrontate - grazie ai nuovi sistemi che sono stati sviluppati nel frattempo - con il Dna di alcune persone. Si tratta di accertamenti irripetibili sul «materiale genetico» dell’interessato, che deve però avere assistenza legale. Ecco perché sono state effettuate cinque iscrizioni nel registro degli indagati. Quattro delle quali già entrate nell’inchiesta degli anni Novanta.

Franca, descritta come bella, vistosa ed esuberante, viveva in un lussuoso appartamento in città con il marito, Giorgio Capra, di un anno più anziano, funzionario Fiat, che nelle cronache era raccontato come il prototipo del grigio contabile tutto casa e ufficio. La coppia, comunque, da un pezzo non era più tale.

Capra fu arrestato il 21 settembre. Ma il 9 ottobre il tribunale del riesame, accogliendo il ricorso dei suoi avvocati, Gian Paolo Zancan e Stefano Castrale, lo rimise in libertà: non solo aveva un alibi («ero da mia madre») ma, come ammise la stessa Procura, era «venuta meno l’univocità degli indizi». I sospetti quindi si appuntarono su un gruppo di nomadi di origine slava. La sera del 14 settembre Franca aveva cenato con due di loro in un locale del centro storico; poi, alle 22.30, li aveva lasciati spiegando che aveva un appuntamento. Dei testimoni affermano di averla vista rincasare con un uomo e di avere sentito voci che lasciavano pensare a un litigio. Poi, il nulla. Secondo il medico legale, venne strangolata all’una del mattino. In seguito il corpo fu trasportato nella discarica. Anche per questo filone di indagine i magistrati disposero l’archiviazione.

Ora sono di nuovo indagati tre nomadi (Nikola, Radenko e Nenad) più un quarto (Stanko), che all’epoca non era stato coinvolto e che oggi fa sapere di non capire il motivo: «Avrò visto quella signora al massimo un paio di volte al campo nomadi dove abitavo e che lei frequentava quando si davano delle feste. Non ci hanno mai nemmeno presentati». Come «atto dovuto» è stato indagato anche Capra. «Esco di prigione - disse subito dopo la scarcerazione - ma non dall’incubo. Io so di essere innocente. Ma sono stanco, molto stanco». Oggi ha 79 anni.

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