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Torino

Bimba di tre anni precipitata, il compagno della madre: «È stato un tragico gioco»

«Giocavo con Fatima sul balcone. La lanciavo in aria e la riprendevo, con la mamma che ci guardava da sotto. Non so come sia potuto accadere...» Lo ha detto al gip Agostino Pasquariello, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Mohssine Azhar, il 32enne fermato per la morte della bambina di tre anni precipitata da un palazzo del centro di Torino. L’uomo, assistito dall’avvocato Alessandro Sena, ha ammesso di avere bevuto qualche bicchiere e di aver assunto hashish, ma ha ribadito di «non avere perso lucidità», se non quando si è reso conto che la bimba era caduta. La bambina avrebbe raggiunto da sola l’abitazione del patrigno, che si trova sopra quella in cui viveva con la madre, indosso il pigiamino e le calze antiscivolo nei piedi. L’uomo, che stava bevendo con alcuni amici, l’avrebbe presa in braccio e sarebbe andato sul balcone a salutare mamma Lucia, al piano di sotto sul ballatoio. Poi quel tragico gioco, davanti allo sguardo della madre. Il pm Valentina Sellaroli ha chiesto la convalida del fermo per omicidio volontario con dolo eventuale e la misura cautelare. Il difensore di Mohssine, Alessandro Sena, ha chiesto di cambiare l’ipotesi di reato in omicidio colposo e quindi la non convalida del fermo e nessuna misura cautelare, in quanto non sussiste il pericolo di fuga. Il gip si è riservato di decidere.

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Intanto anche questa mattina sono stati posti mazzi di fiori all’ingresso del palazzo di via Milano in cui è morta Fatima. «Abbiamo sentito e letto quanto accaduto e siamo rimasti molto colpiti», dice una coppia di ambulanti arrivati dal vicino mercato di Porta Palazzo per portare l’omaggio floreale. La mamma di Fatima, Lucia, non risponde al citofono. «Non c’è, non è in casa, da quella maledetta sera non l’abbiamo più vista. Deve essere andata da qualche parente, o forse da amici», dice frettolosamente un vicino della donna, che ha un altro figlio più grande. I condomini chiedono «di essere lasciati in pace». «È una brutta storia, ma noi non sappiamo nulla e non c’entriamo nulla». Le persone in fila all’ingresso della vicina panetteria non possono fare a meno di rivolgere un pensiero alla bambina, guardando i fiori bianchi che si accumulano davanti al portone. «Povera piccola, povero angioletto», sussurra una donna asciugandosi le lacrime sotto la mascherina.

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