<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Veneto

Suicidio assistito, morta in Svizzera Elena: «Decidere della propria vita fino alla fine»

«Elena ha confermato la sua volontà: è morta, nel modo che ha scelto, nel Paese che glielo ha permesso». Lo scrive in un tweet Marco Cappato che annuncia «domattina in Italia andrò ad autodenunciarmi». Ieri Marco Cappato aveva annunciato di trovarsi in Svizzera per dare seguito alla richiesta di aiuto ricevuta da parte di una signora veneziana di 69 anni, paziente affetta da una importante patologia oncologica polmonare irreversibile con metastasi, che ha chiesto di essere accompagnata nel Paese elvetico per potere accedere legalmente al suicidio assistito. 

«Sono sempre stata convinta che ogni persona debba decidere sulla propria vita e debba farlo anche sulla propria fine, senza costrizioni, senza imposizioni, liberamente, e credo di averlo fatto, dopo averci pensato parecchio, mettendo anche in atto convinzioni che avevo anche prima della malattia. Avrei sicuramente preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa, tenendo la mano di mia figlia e la mano di mio marito. Purtroppo questo non è stato possibile e, quindi, ho dovuto venire qui da sola».
Lo dice nel suo ultimo messaggio la signora Elena, residente a Spinea (Venezia), che fino a ieri era conosciuta con il nome di fantasia "Adelina" per ragioni di privacy. La donna è morta oggi in Svizzera, dove si era recata ieri in Svizzera come Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni. 

Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, andrà ad autodenunciarsi domani mattina a Milano al suo rientro in Italia dopo aver accompagnato la signora Elena in Svizzera. Lo ha scritto sulle sue pagine social lo stesso Cappato e lo conferma l’Associazione Coscioni in una nota, in cui spiega che l’autodenuncia avverrà domani alle 11 alla stazione dei carabinieri in via Fosse Ardeatine 4, a Milano. 

Cappato rischia fino a 12 anni di carcere per l’accusa di aiuto al suicidio. Per Cappato, spiegano ancora dall’associazione, si tratta di una nuova disobbedienza civile, dal momento che la persona accompagnata non è «tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale», quindi non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242\2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo per l’accesso alla tecnica in Italia. 

In Italia, proprio grazie alla disobbedienza civile di Cappato per l’aiuto fornito a Fabiano Antoniani (sentenza 242 della Corte costituzionale), il suicidio assistito è possibile e legale in determinate condizioni della persona malata che ne fa richiesta (persona affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale), requisiti riconosciuti invece a «Mario»/Federico Carboni, il primo caso di suicidio assistito in Italia. 

 

Suggerimenti