Lorenzo Mirandola, trent’anni, di Bovolone. Professione: cacciatore di aurore boreali. O meglio, più che una professione, una passione che si porta dentro da quando era sui banchi di scuola. In quinta elementare la sua tesina era sui paesaggi del Nord e sull’aurora boreale. Oggi ne ha fatto un lavoro, la sua vita.
Lorenzo, ne è passato di tempo da quella tesina...
Sì, ma la passione è sempre rimasta la stessa. Fin da piccolo, ho sempre sognato di andare in Lapponia. Quando ho visto una foto dell’aurora boreale, ho deciso che prima o poi sarei andato a vederla.
E non è stato un innamoramento fatuo...
No. Nel 2016 ho avuto l’opportunità di fare l’Erasmus a Oulu. Dovevo restare lì tre mesi, che sono diventati sei, poi ho deciso di farci la tesi e sono rimasto un anno.
Non è stato un caso che sia finito lì, giusto?
Ho scelto la città più a nord tra quelle disponibili, dove c’erano più possibilità di vedere l’aurora boreale. Ogni sera, quando il cielo era sereno, uscivo a cercarla. Ero là in cinque minuti di bici, ma con 30-40 gradi sotto zero.
Il percorso è proseguito, sempre in bici a temperature glaciali...
Nel 2018 mi sono laureato in Ingegneria per l’Ambiente e il territorio a Padova, ma subito sono tornato in Finlandia per un programma di studi artici con l’Università di Rovaniemi. In quegli anni ho iniziato a lavorare per un’azienda di motoslitte: ogni giorno facevo 11 chilometri in bicicletta per arrivarci, a 30 gradi sottozero.
Se non è passione questa...
Dal 2018 ho lavorato per un paio di anni per una compagnia come guida sugli aerei, sempre a caccia di aurore boreali, sopra le nuvole.
Consiglia i voli in aereo?
Le percentuali di successo, cioè di vedere l’aurora, non sono molto alte, perché un volo dura 45 minuti e bisogna avere la fortuna di intercettarla proprio in quel frangente. Però quando succede, sembra proprio di essere in mezzo all’aurora boreale: è stupendo.
Poi c’è stato il Covid. Un periodo proficuo?
Sì. Ho usato quel tempo per capire come funziona davvero l’aurora boreale e per imparare a fotografarla.
E come funziona? Si può prevedere?
Oggi ho una buona capacità di lettura dell’aurora boreale. Ho studiato il fenomeno e l’ho sperimentato sul campo, andando a cercarla e vederla. Bisogna analizzare i dati del campo magnetico, la densità delle particelle, la velocità con cui il vento solare arriva, l’intensità del campo magnetico e soprattutto la sua polarità.
E tutto ciò rivela come sarà l’aurora?
Sì. Da quando vivo in Finlandia avrò visto un migliaio di aurore boreali, 200 solo nell’ultima stagione, da fine agosto 2022 a metà aprile scorso.
Cos’è che la affascina così tanto dell’aurora boreale?
Ogni sera è uno spettacolo diverso: a volte dura 10 minuti, a volte una notte intera. Quando esci, non sai mai cosa aspettarti ed è un’avventura adrenalinica. Non si sta fermi ad aspettarla: si va a caccia. Attraverso gli studi e i grafici, si sa più o meno quando sta arrivando e per quel momento bisogna arrivare dove finiscono le nuvole. Quindi si viaggia: mi è capitato di fare anche mille chilometri in una notte per vederla, sono arrivato fino in Svezia o anche in Norvegia.
Uno spettacolo più per gli occhi o per l’anima?
Il cielo si riempie di colori e di sfumature. Ci si ritrova nel mezzo del nulla, a diretto contatto con la natura e ci sono dei paesaggi mozzafiato. Alcune persone piangono, altre gridano: è bello vedere le diverse reazioni della gente.
C’è un periodo migliore?
Due: in autunno, dagli ultimi giorni di agosto a fine ottobre, e poi da febbraio a inizio aprile, cioè intorno agli equinozi. Le agenzie vendono spesso il periodo di Natale, ma in quei giorni è difficile vederla, perché spesso il cielo è nuvoloso.
È questo uno dei motivi per cui nel 2021 si è messo in proprio, giusto?
Le compagnie che organizzano questi viaggi pensano soprattutto al tornaconto economico e non all’interesse dei clienti, che vengono da mezzo mondo per vedere l’aurora boreale. A volte impongono alle guide di percorrere al massimo un tot di chilometri e così per poco quei turisti si perdono lo spettacolo. Per me è inaccettabile.
Così ha fondato Arctic Road Trips, con la sua ragazza, Luisa?
Sì. Noi facciamo il tour solo se siamo pressoché sicuri di vedere l’aurora. La voce si è sparsa velocemente e in questi tre anni abbiamo visto i risultati. Siamo soddisfatti.