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In Lessinia

È sparito il ghiaccio perenne del Buso del Valon. E cambiano anche le specie viventi

Un cambiamento climatico diventato la tesi di laurea in biologia di Alessandro Capitanio
Il Buso del Valon ha lo strato di ghiaccio sempre più sottile o assente
Il Buso del Valon ha lo strato di ghiaccio sempre più sottile o assente
Sciolto il ghiaccio perenne nella Busa del Valon (foto Bicego) 

C'era un ghiacciaio perenne a Malga San Giorgio di Bosco Chiesanuova, in Lessinia. E ora non c’è più. Non era visibile agli occhi, perché nascosto nei meandri della terra, nel Buso del Vallon. Ma è evidente, e non bisogna essere esperti glaciologi, che la sua scomparsa è un ulteriore e inequivocabile segnale del cambiamento climatico.

Non solo. Il conoide di ghiaccio, anzi di glacionevato l’accumulo di ghiaccio e neve presente nella cavità probabilmente dall’ultima era glaciale, si è sciolto per la prima volta del tutto nell’estate 2019. Questo ha avuto tra le conseguenze la trasformazione dell’habitat della cavità, sempre più simile all’esterno e della fauna che la popola.

Su ciò si è concentrata la tesi di laurea magistrale in Scienze della natura, dipartimento di Biologia, discussa a Padova, da Alessandro Capitanio. Venticinquenne capo scout con la passione per la speleologia, si è calato sette volte nel pozzo verticale, giù per 50 metri nel cuore dell’altopiano, tra luglio 2022 e luglio 2023. Le prime volte era affiancato da Leonardo Latella, conservatore zoologo del Museo di Storia naturale di Verona e correlatore della tesi. A supportarlo c’era poi il Gruppo attività speleologica veronese (Gasv) di cui è volontario.

Indagine sulle mutazioni

A partire da indagini pregresse sulla componente faunistica, il neolaureato ha effettuato nuovi campionamenti degli insetti presenti e rilevamenti delle temperature, collocando termometri alla base e sul fondo del pozzo. Cos’è emerso? «La distribuzione della fauna è influenzata dalla temperatura e dalla presenza o assenza di neve», risponde. «D’estate le temperature massime non sono aumentate, ma risultano più i giorni in cui i gradi sono rimasti sopra lo zero, causando lo scioglimento».

A livello di fauna, «le specie frigofile, gli animali legati alla presenza di ghiaccio e neve, stanno risentendo di più della scomparsa del glacionevato. La loro presenza è riscontrabile in inverno o quando siano presenti neve e ghiaccio». Ad eccezione dei ditteri della specie di Chionea, aumentati nel numero, «le altre specie frigofile sembrano aver subito un decremento. Fino alla scomparsa completa nel caso dei ragni delle specie del genere Bolyphantes». Inoltre, «altre specie presenti all’esterno e non segnalate prima all’interno, stanno colonizzando la grotta». Sono già passate da 12 a 19, tra cui uno pseudo scorpione. «Altre ricerche confermeranno o meno questa tendenza», riassume Capitanio.

Nell’ultima esplorazione, «il Buso del Vallon è stato pulito dai volontari del Gasv, che», riferisce la referente Alfonsina Cuccato, «hanno portato all’esterno i detriti affiorati dopo il disgelo: sacchi di rifiuti tra cui filo spinato, plastica e lattine».

Gli altri «osservati speciali»

Da un primo studio finanziato nel triennio 2013-2015 dalla Federazione speleologica veneta su progetto di museo civico e Commissione speleologica veronese, la cavità carsica è un «osservato speciale». E resta tale, con altri ghiacciai sotterranei, ancora presenti ma in inesorabile ritiro: «Il Buso delle Taccole, nei pressi del rifugio Telegrafo, sul Baldo. Una grotta sull’altopiano di Asiago e una sulle Dolomiti del Brenta», indica Latella, secondo cui «le informazioni raccolte confermano che l’ambiente sta cambiando e la biodiversità è in pericolo». Sui ghiacciai di grotta una ricerca organica come questa mancava ed è stata possibile grazie a collaborazioni con enti, laboratori e atenei, tra cui Bolzano e Milano, oltre al supporto dei volontari speleo di Gasv e Gam. I risultati, conclude Latella, «esortano a salvaguardare l’ambiente e invitano i governi a prendere decisioni radicali per fermare il cambiamento climatico».

Marta Bicego

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