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Il personaggio

Dagli Swatch venduti a scuola al successo: la storia del «Dongi», il mercante d'arte della tv

La parabola, fatta anche di tanti momenti difficili, del protagonista veronese di «Cash or trash - chi offre di più?»
Stefano D’Onghia nel suo negozio di Cerea «Il Dongi Second life shop»
Stefano D’Onghia nel suo negozio di Cerea «Il Dongi Second life shop»
Stefano D’Onghia nel suo negozio di Cerea «Il Dongi Second life shop»
Stefano D’Onghia nel suo negozio di Cerea «Il Dongi Second life shop»

Trasformare una passione in lavoro? Un sogno per molti, una conquista per pochi. Ci è riuscito Stefano D'Onghia, amante dell'antiquariato, perito estimatore per il tribunale di Verona, titolare da oltre 15 anni di un negozio a Cerea (Verona) di oggetti vintage, usato e collezionismo e dal 2021 mercante d'arte nel format televisivo "Cashor trash - chi offre di più ?" il programma di canale Nove dedicato alle aste di oggetti rari e originali. 


Swatch venduti a scuola

Che il mondo delle vendite fosse il suo destino, D'Onghia, soprannominato «Il Dongi», lo ha sempre saputo. «Alle superiori», racconta, «avevo messo in piedi un commercio di orologi Swatch. Avevo una 24 ore marrone con all'interno i vari modelli e li smerciavo in treno mentre ci recavamo a scuola». La famosa marca di orologi svizzeri, erano gli anni ’90, al tempo spopolava tra i giovani.

«La mia famiglia, gestiva "Al Gallo" un albergo con ristorante a Sanguinetto», ricorda, «e tra i clienti vi era un rappresentante della Swatch. Grazie a mio fratello, compravamo da lui gli ultimi modelli, i più ricercati e ambiti, e poi io li rivendevo». La passione per gli oggetti e le opere d'arte ha contagiato D'Onghia fin da piccolo. Suo papà Donato era un finanziere appassionato di pittura. «Era un abile venditore, sulle pareti del ristorante che gestivamo erano affissi molti quadri. Davo una mano come cameriere ma mi capitava anche di dare informazioni sulle opere che ogni tanto venivano vendute». 

I primi lavori

Dopo il diploma in Ragioneria, a fine anni ’90 D'Onghia apre una galleria d'arte a Cerea. È il primo tentativo di trasformare la passione in lavoro. L'idea è buona ma i risultati tardano ad arrivare e così poco dopo trasferisce l'attività all'interno di un'azienda ceretana specializzata in arredo e design diventandone responsabile dello showroom. Nel 2002 si trasformò in venditore porta a porta di opere d'arte. «Mi recavo nelle case, dopo aver preso gli appuntamenti telefonicamente», rivela, «ma spesso quando mi presentavo il collezionista di turno mi diceva di non essere più interessato».

Un periodo difficile, fatto di amarezze e poche soddisfazioni, a cui seguirà una nuova svolta. Dal 2003 al 2008, il futuro mercante d'arte divenne un agente immobiliare. «Lavoravo per un'agenzia della zona, mi piaceva ma sentivo che non era quello il mio destino. Un giorno un cliente da cui andai per l'umidità sui muri mi chiese: “Ma perché guardi più i mobili che ho in camera che la macchia sulla parete?“. Era l'ennesima dimostrazione che guardavo più alle cose che alle case», ammette sorridendo l'esperto. 

La svolta 

Ad un passo dall'aprire la sua agenzia immobiliare, D'Onghia, supportato da mamma Tiziana e dalla fidanzata Federica, da 11 anni sua moglie, approda al commercio di oggetti usati. È l'inizio del 2009 quando apre un negozio in franchising, rinato di recente come attività in proprio, «Il Dongi Second life shop».

L'ultima svolta nella carriera di D'Onghia arriva nel 2020 in pieno Covid. Tramite Gino Bosa, esperto di design e artista poliedrico, viene segnalato alla produzione di «Cash or Trash» che stava completando il casting. «Faccio diversi provini», confida il mercante d’arte, «e vengo scelto per la puntata numero zero. Ha un buon riscontro e poco dopo inizio una meravigliosa avventura». 

Francesco Scuderi

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