Anche don Marco Pozza, il sacerdote originario di Calvene e dal 2011 cappellano al carcere di massima sicurezza "Due Palazzi" di Padova, ha commentato oggi, durante la messa domenicale all’interno dell’istituto di pena, la morte di Giulia Cecchettin e l’epologo della vicenda che ha portato all’arresto, in Germania, dell’ex fidanzato Filippo Turetta.
«Poco fa, mentre celebravamo la messa in carcere, per Giulia e per lui, - il suo racconto nei social - Filippo è stato arrestato in Germania. Adesso, siccome tutti lo vorranno morto, se volete da noi un posto nel carcere di Padova lo troviamo. E se non lo troviamo, ci stringeremo un po’: siamo abituati. Qui ne abbiamo parecchi, purtroppo, che lo hanno preceduto in questo barbaro gesto: anche con lui, anche stavolta, nel caso ci proveremo. Fino alla fine, perché almeno questa morte non sia stata del tutto invano. Tu, Giulia, prega per noi!».
Don Marco, noto per la sua vicinanza a Papa Francesco, che lo ospitò in Vaticano con un gruppo di deternuti del Due Palazzi, ha argomenttao il senso delle sue parole e lo stato d’animo di chi in carcere c’è, anche per motivi legati a situazioni simili alla vicenda che ha portato all’omicidio di Giulia.
«Quando ho chiesto di pregare per Giulia e la sua famiglia - spiega don Marco - tutti hanno fatto “sì” con le lacrime. Quando ho chiesto di farlo anche per Filippo e la sua famiglia (almeno noi, qui!), qualcuno mi ha mandato a cagare con lo sguardo. Risultato: tutti abbiamo pregato per Giulia e la sua famiglia. Io e tanti altri (non tutti) anche per Filippo e la sua famiglia. Tra chi l’ha fatto, anche Giuseppe e Michele: loro, la strada di Filippo, l’hanno percorsa prima di lui. Purtroppo. Sul loro volto, oggi, è appesa una scritta: “Lavori in corso” #carcereduepalazzi».