<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'intervento

Crisanti: «Le zone rosse hanno funzionato, le gialle meno. Terza ondata? Vedremo tra una-due settimane»

«Da queste misure abbiamo imparato che le zone rosse funzionano, mentre le zone gialle funzionano meno bene, specialmente se la zona gialla applica misure di sorveglianza e contenimento sbagliate, come ad esempio il Veneto». Così a Buongiorno, su Sky TG24 Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia dell’Università di Padova.
«Il Veneto - ha aggiunto - è rimasto zona gialla e questo è stato considerato come una specie di premio, una medaglia, un lustrino con cui dimostrare che si era bravi. Sono state applicate misure di sorveglianza basate sui tamponi rapidi, che di fatto non sono adatti a questo scopo, e hanno permesso che la maggior parte delle Rsa del Veneto si infettassero. Per proteggere comunità come anziani e ospedali non si possono utilizzare test rapidi, che hanno una sensibilità del 30%, ogni dieci positivi ne mancano tre. Una volta che una persona infetta entra dentro fa una strage».

Se c’è già stato l’inizio della terza ondata di Covid «lo sapremo tra una settimana o due». «In questo momento - ha proseguito - i dati che abbiamo sono tutti falsati dal numero di tamponi fatti, che in queste settimane hanno avuto un andamento erratico a causa delle festività. Per capire quello che è successo durante le vacanze dovremo aspettare sette o otto giorni».

«Si riaprono di nuovo le scuole al
buio. Credo sia inaccettabile che dopo quattro mesi
dall’implementazione delle misure di contenimento ancora non
abbiamo dati per capire se hanno funzionato o meno». Il
professor Andrea Crisanti si è espresso così intervenendo a Sky
Tg24 sulla ripresa delle lezioni in Italia. Lo scienziato,
ordinario di microbiologia all’Università di Padova, ha lanciato
in questo senso una proposta: «Io prenderei un distretto
scolastico in ogni zona, gialla, arancione o rossa, e aspetterei
20 giorni per vedere quello che succede. Aprirei le scuole in
una provincia per vedere se queste misure funzionano, perchè
così abbiamo dei numeri. In queste aree farei test rapidi,
questa volta, a tappeto, per capire se il virus si trasmette,
così avremmo dei numeri per capire cosa dobbiamo fare».

Suggerimenti