«Fa’ presto, vai piano. La vita è un viaggio passo a passo» Esce domani, 21 novembre, il nuovo libro di Luca Zaia - 224 pagine, 19 euro - pubblicato da Marsilio editori. A metà degli anni ottanta Luca Zaia era un diciottenne che si affacciava alla vita senza mai aver messo piede fuori dalla provincia.
Forte dei suoi sogni di ragazzo, tra le certezze di un’esistenza scandita dai ritmi della natura e le incognite di un mondo tutto da scoprire, si troverà di fronte una realtà ben più complessa di quella del paese da cui è partito. Con la distanza della maturità e lo stile scanzonato dei racconti d’avventura, rievoca il viaggio in cui per la prima volta ha posato uno sguardo consapevole su se stesso e sulla vita, per consegnare ai giovani convinzioni e valori che lo guidano tuttora.
Ripercorrendo tappa dopo tappa i luoghi di quell’avventura, confronta le possibilità di oggi con le difficoltà di ieri, le speranze di una generazione e le promesse della storia, tra intuizioni e desideri, aspettative e fuoriprogramma. Muovendosi per le strade d’Europa a bordo di una 2 Cavalli, racconta lo stupore nella «scoperta» dell’altro, la verità di una «terra promessa», la Spagna, sospesa tra nostalgia e progresso, la malinconia del distacco.
Il tempo del viaggio si dilata e nel susseguirsi di incontri ed eventi, i pensieri e le considerazioni di quei giorni si alternano alle immagini di paesaggi e città, in una profonda riflessione su come si diventa adulti, sulla passione per le idee e per la vita.
Per gentile concessione
di Marsilio editore ne pubblichiamo un estratto...
È importante sognare, è l’essenza della vita. Non ho mai creduto che sia una caratteristica solo della fase adolescenziale. Ho conosciuto sognatori di tutte le età e ho ascoltato ultranovantenni parlare con passione e determinazione di progetti e viaggi che molto probabilmente non avrebbero portato a termine. Sono convinto che uno dei motori fondamentali della vita siano i sogni, e guai a privarsene, perché verrebbe meno lo stimolo a migliorarsi continuamente e a guardare al futuro. È adrenalina pura, il carburante dell’esistenza. Ciò nonostante, purtroppo, di sognatori ce ne sono sempre meno. Non ci sarebbero viaggi se l’uomo non sognasse, nessuno getterebbe il cuore oltre l’ostacolo puntando all’obiettivo senza lasciarsi troppo frenare dalle difficoltà. In quella stagione della mia vita, a diciott’anni, sognavo, immaginavo una terra per me sconosciuta, e non ho mai smesso.
Si dice che il viaggio sia più importante della meta. Non so quanto sia vero, ma dal momento della partenza le emozioni si susseguivano a un ritmo incalzante. Abbiamo viaggiato senza vincoli di orario attraverso paesi a noi ignoti, in un impeto di libertà che non ci saremmo più potuti permettere da adulti, quando le giornate sono scandite dalle responsabilità, dal tempo che non basta mai, dalle mille incombenze legate alla famiglia e al lavoro, quasi come se alla crescita si accompagnasse una limitazione della libertà (...)
Quando per la prima volta nella vita un giovane affronta un viaggio da solo cerca sempre la libertà: fisica, mentale, nei comportamenti e nelle abitudini. Quando si ha l’opportunità di uscire dal contesto familiare, ci si rende ben presto conto che la vera libertà non è altro che un cambiamento di vincoli. Non è il mio caso, ma quanti, cresciuti all’interno di un sistema ferreo di consuetudini che scandiscono la vita della famiglia, inseguono la libertà come assenza di regole? Senza rendersi conto che è uno stile di vita dettato dalle responsabilità di cui scegliamo autonomamente di farci carico. La libertà impone delle scelte e di conseguenza delle regole (..)

La necessità di evitare le autostrade e i pedaggi per preservare il più possibile il «tesoretto» accumulato per quei giorni ha spalancato di fronte a noi la Pianura Padana meno frequentata, riservandoci subito una serie di sorprese. Ho guidato nella novità di quei paesaggi e, quando al volante mi dava il cambio uno dei miei amici, rimanevo incollato al finestrino che, come uno schermo televisivo, trasmetteva un film che non avevo mai visto. Fotogrammi che mi avrebbero accompagnato per tutta la vita, sommandosi a quelli dei viaggi successivi. Andando oltre le mie previsioni, quelle immagini mi hanno consentito di vivere tre volte l’esperienza del viaggio: con l’immaginazione prima, durante e nel ricordo dopo. Oggi, purtroppo, tante volte rischiamo di rinunciare a qualcosa di bello, una gratificazione profonda che deriva dall’incontro casuale con la bellezza. Il navigatore ci dà la destinazione e ci guida lungo il percorso, che quindi non «costruiamo» nella nostra mente e perciò non memorizziamo, condotti dalla rassicurante presenza di qualcuno che ha già visto, guardato per noi. Ma non ha certo contemplato, nel vero senso della parola, ossia di trovare un istante magico, qualcosa di «sacro», che nasce dalla bellezza. Così, anche da passeggeri, veniamo distratti dal cellulare, sempre pronto a risolvere ogni nostra necessità di comunicazione o informazione. Non mi considero affatto un nostalgico del mondo analogico né mi schiero con chi nega i tanti pregi del digitale, tutt’altro. Ma ogni volta che con la mente torno ai miei diciott’anni non posso sottrarmi alla constatazione che il pane che ha saziato la mia fame di conoscenza è venuto anche e soprattutto dall’attenzione spasmodica riservata al mondo che si apriva al di fuori della gloriosa 2 Cavalli, quelle emozioni acquisite senza filtri. Il percorso era affidato alla mappa stradale e alla segnaletica di direzione. Leggevamo un nome su un cartello e all’improvviso diventava un paese, vivo e reale. Oggi rischiamo di non essere più in grado neanche di vederla, questa opportunità di arricchimento.
Quelle ore di girato attraverso i miei occhi e le mie percezioni, poi montato dalla mia mente nell’atto di comporre e ricomporre i ricordi, sono un tesoro che la mancanza di strumenti tecnologici ha reso possibile accumulare e conservare. Invito i ragazzi a non considerare il viaggio semplicemente come una partenza e un arrivo, ma a viverlo a trecentosessanta gradi, senza rinunciare a nulla di quello che non potranno mai trovare su uno schermo digitale. E del resto come si potrebbe altrimenti mantenere viva la curiosità, non appiattirsi su sfondi preconfezionati, non scegliere la via più battuta che apre la strada all’alienazione?