<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'inchiesta Stresa-Mottarone

Strage della funivia: tre in carcere. «Hanno ammesso di non aver attivato il freno»

Il luogo della tragedia
Il luogo della tragedia
I resti della cabina

A tre giorni dall’incidente che è costato la vita a 14 persone, tra cui due bambini, e al termine di una giornata decisiva per una parte dell’inchiesta, la Procura di Verbania ha iscritto alcuni nomi nel registro degli indagati ipotizzando i reati di omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime e disastro colposo.
 

Hanno «ammesso» le tre persone fermate nella notte per l'incidente alla funivia del Mottarone. Si tratta di Luigi Nerini, proprietario della società che gestisce l'impianto, la Ferrovie Mottarone srl, il direttore e il capo operativo del servizio. Lo afferma il comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, tenente colonnello Alberto Cicognani. Al termine del lungo interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Stresa (Verbania), i tre sono stati condotti nel carcere di Verbania. 

«Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso», dice l'ufficiale dell'Arma ai microfoni di Buongiorno Regione, su Rai Tre. «C'erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la "forchetta", che impedisce al freno d'emergenza di entrare in funzione».

 

La svolta è arrivata quasi all'alba, dopo una notte di interrogatori serrati e, a tratti, anche tesi e drammatici.  Un confronto di oltre dodici ore con dipendenti e tecnici dell'impianto convocati nella caserma dell'Arma, a Stresa, dal pomeriggio di ieri.  Nei confronti dei tre fermati, per i quali la procura di Verbania chiederà nelle prossime ore la convalida del fermo e la misura cautelare, è stato raccolto quello che il procuratore Olimpia Bossi definisce «un quadro fortemente indiziario». L'analisi dei reperti ha infatti permesso di accertare che «la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso».

 

Per gli inquirenti, il "forchettone", ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane, non è stato rimosso. «Un gesto materialmente consapevole», per «evitare disservizi e blocchi della funivia», che da quando aveva ripreso servizio, presentava «anomalie».

Entrata in funzione da circa un mese, dopo lo stop a causa della pandemia, la funivia del Mottarone «era da più giorni che viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi», precisa il procuratore Olimpia Bossi. Ma le indagini non sono finite. 

 

Suggerimenti