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IL CASO

Risarcimenti da movida, l'avvocato calcola i rimborsi: «Conto da 50 euro a serata»

Per quantificare in primo grado, il giudice si attenne a princìpi di equità. Ora si attende un nuovo giudizio d'appello basato sui paletti della Cassazione
Dopo la Cassazione il caso finirà sul tavolo della Corte d’appello di Brescia
Dopo la Cassazione il caso finirà sul tavolo della Corte d’appello di Brescia
Dopo la Cassazione il caso finirà sul tavolo della Corte d’appello di Brescia
Dopo la Cassazione il caso finirà sul tavolo della Corte d’appello di Brescia

Una notte insonne, segnata negativamente dalle immissioni rumorose provenienti dalla strada quanto valeva, in termini risarcitori, nel 2017 per un giudice di primo grado? «Il giudice - ricorda l’avvocato Marco Piccoli, legale dei due coniugi che avevano agito contro l’Amministrazione comunale - aveva ritenuto equo un risarcimento di 50 euro a sera, facendo un conteggio basato su un principio di equità». Sono passati sei anni da allora e nel frattempo ci sono state altre due pronunce della magistratura e almeno un’altra, in appello, ci sarà. Dei due giudizi uno, in appello, è stato sfavorevole ai cittadini che ritengono l’Amministrazione comunale responsabile del «rumore da movida» del fine-settimana. L’altra, molto più recente, è della Cassazione e annulla con rinvio la pronuncia di secondo grado.

Si attende un nuovo processo in corte d'appello

Questo quindi significa che ci sarà un altro processo, ma sulla base dei paletti indicati dalla Suprema corte. A doversi pronunciare sarà una sezione della corte d’appello di Brescia, diversa da quella che nel 2021 ha dato ragione al Comune. Ora, secondo la Cassazione, spiega l’avvocato Marco Piccoli, legale con il collega Alberto Tedoldi, di Gianfranco Paroli e della moglie, «viene ritenuto che il Comune deve intervenire laddove le immissioni rumorose superino la soglia della tollerabilità. Non ci deve essere quindi secondo la Cassazione una norma ad hoc che obblighi il Comune a contenere le immissioni rumorose in un caso specifico. Sono sufficienti i principi giuridici che sono già parte del nostro ordinamento». Ora, prosegue l’avvocato, «la Corte di cassazione ha annullato con rinvio e la Corte d’appello sarà tenuta a ripronunciarsi, ma avrà l’obbligo di attenersi ai principi che sono stati sanciti dal punto di vista della regola, della cornice giuridica. Quindi non è che si potrà rivalutare il tutto. In secondo grado la Corte d’appello ha applicato dei principi che riteneva corretti; la Cassazione ha stabilito che non è così. Ma non è che la Cassazione abbia condannato il Comune di Brescia».

 

La sentenza della Cassazione 

La Cassazione quindi stabilisce che la pubblica amministrazione deve risarcire nel caso di accertamento delle responsabilità e che deve impedire che vengano superate le soglie di tollerabilità. Quindi c’è un obbligo d’intervento per fare in modo che il danno non venga protratto e non si aggravi. Non ci sono date al momento per il processo bis di secondo grado, per quel giudizio che non potrà prescindere dalla «cornice» stabilita dalla Cassazione.

 

Mario Pari

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